In Calabria la voglia di ripartire è tanta, come l'incertezza sulle prossime vacanze estive. Restando nella Regione, secondo Demoskopika, si può contenere la crisi
di Josef Platarota Visitare il Codex di Rossano, oppure il Castello Ducale di Corigliano, i Bronzi di Riace o la Cattolica di Stilo. Avere l'imbarazzo della scelta tra un bagno nella acque del Mar Ionio, Tirreno o quelle dello Stretto di Messina. Bene, per i calabresi fare la vacanza in Calabria potrebbe essere, in tempo di Covid 19, una soluzione a chilometro zero. Fare una scelta "autoctona", come riferito dal Corriere della Calabria, porterebbe benefici per ben 343 milioni di euro. E' questa la stima fatta registrare da Demoskopika. Se i calabresi scegliessero di trascorrere una vacanza "in casa" potrebbero spingere il turismo nostrano a uscire gradualmente dalle secche della crisi generata dagli effetti del Covid-19. Come sottolineano i colleghi, sarebbero rilevanti le cifre del mercato autoctono: quasi 7,5 milioni di presenze che potrebbero dare una “boccata d’ossigeno” all’intero comparto con una spesa pari a 343 milioni di euro. Una “scelta regionalista” che potrebbe compensare almeno del 20% la probabile rilevante contrazione dei turisti stranieri nel territorio regionale che nel 2019 hanno superato quota 2 milioni di presenze. «Se non si getta un sasso nello stagno, l’acqua non fa i cerchi. Finito il lockdown formale – ha dichiarato il presidente di Demoskopika, Raffaele Rio – bisognerà fare i conti con il lockdown psicologico, con la paura dei cittadini di spostarsi. In questa direzione, risulta necessario che ciascun sistema regionale si attivi per ripensare l’offerta turistica in totale sicurezza concentrando e tempificando l’attenzione prioritariamente su tre differenti tipologie di turisti italiani: gli identitari, cioè i turisti italiani che trascorrono le vacanze nella regione di residenza; gli esterofili, cioè turisti italiani residenti in una determinata regione che ogni anno scelgono l’estero quale meta vacanziera; e, infine, i nazionalisti, cluster che rappresenta i turisti italiani residenti in una determinata regione che scelgono di trascorrere le vacanze in Italia ma fuori dai confini del loro territorio regionale di residenza. Si tratta – precisa ancora Raffaele Rio – di attivare un pacchetto di interventi che non si limiti esclusivamente all’adeguamento dei prodotti tradizionali ma che valorizzi anche il turismo a “chilometro zero”, i luoghi minori, la montagna, i parchi, i tanti meravigliosi borghi presenti nei nostri territori. Una strategia, dunque, che, come un sasso nello stagno, generi più cerchi concentrici, ognuno dei quali a rappresentare i differenti gruppi di turisti autoctoni da convincere e motivare per la scelta della destinazione più idonea. Ciò – avverte il presidente di Demoskopika – in costante condivisione tra i vari livelli istituzionali per scongiurare che l’inevitabile competizione che scoppierà tra i sistemi turistici regionali possa generare livelli qualitativamente discriminanti alimentando offerte di serie A e di serie B».