di SERAFINO CARUSO La
crisi economica ci sta divorando. Inutile che, a fasi alterne, il Governo parli di ripresa, seppur lenta, e/o di crescita. Forse è vero per altre Regioni. Quelle del Nord. Dove si finanziano progetti per opere pubbliche, autostrade, alta velocità, ecc.. Ma non per un
Sud e una
Calabria sempre più fanalini di coda. Diciamocela tutta, la verità! E la verità è che la situazione sta per esplodere. Soprattutto nel nostro territorio. Una
Sibaritide che avrebbe tutto per vivere soltanto di
turismo, di
cultura e di
agricoltura. E invece... Invece la storia è un'altra. La realtà è un'altra. E parla di
aziende in crisi. Di commercio, agricoltura e artigianato in ginocchio. Un turismo mai decollato per davvero. Allora bisogna fare qualcosa. E ci appelliamo alle nostre
Istituzioni. In primis ai nostri Sindaci. Ai Comuni, quindi. Ma anche alle associazioni di categoria, alla Camera di Commercio di Cosenza, alla Provincia di Cosenza, alla Regione Calabria. Basta con gli slogan e le false promesse. Qui occorre prendere di petto una situazione che sta sfuggendo di mano. Anzi, è già sfuggita di mano.
COSA FARE? PUNTARE SU TURISMO, AGRICOLTURA E CULTURA
Lo dicevamo poc'anzi: l'economia di questo territorio si risolleva soltanto se c'è una reale presa di coscienza di quanto sta accadendo da parte delle
Istituzioni. I cui esponenti sono scelti per dare risposte ai cittadini e al territorio. Non per scaldare sedie e poltrone. Ma
da dove partire? Occorre, prima di tutto, incontrarsi. Si inizino a convocare
tavoli di confronto tematici e di monitoraggio. Tra Comuni, associazioni, la Camera di Commercio di Cosenza, la Provincia di Cosenza, la Regione Calabria. E poi, mano mano, con quegli Enti specifici preposti, ognuno per il proprio settore, allo sviluppo di nuove idee e opportunità. Insomma, bisogna
calendarizzare una serie di incontri preliminari. Quindi confrontarsi. Mettere nero su bianco quei punti strategici di intervento per porre in essere quelle condizioni necessarie per costruire le basi. Perché è da queste che bisogna ripartire.
FARE RETE E SISTEMA: ALCUNE PROPOSTE
Fare
rete e sistema è di vitale importanza. Bisogna apririsi. Bisogna cercare il dialogo, il confronto e la sintesi comune. Ecco alcune proposte che potrebbero essere discusse nell'ambito di una
Conferenza di Servizi apposita.
- Trasformazione dei nostri centri storici in una sorta di centri commerciali all'aperto e diffusi. Se ben arredati, animati e validamente promossi con politiche di marketing che vanno al di là dei confini regionali, i nostri centri storici possono diventare veri e propri centri naturali del commercio. Ma bisogna crederci. Bisogna rivoluzionare tutto: idee, modi di fare e di agire. Pensate per un attimo a come sarebbe bello vedere i centri storici pieni di negozietti e bar aperti. Pieni di abitanti residenti. Chiese aperte per accogliere fedeli e turisti. Ristorantini che offrono, a prezzi contenuti e con gentilezza e cortesia, le meraviglie enogastronomiche del nostro territorio.
- Condividere con i commercianti una programmazione precisa dei calendari cittadini delle attività di animazione, degli eventi culturali, degli eventi turistici, dell’attività culturale della città. Unificare i piani di offerta turistica. Ecco cosa significa "fare rete".
- Sostenere le strategie di autopromozione dei commercianti, offrendo occasioni di formazione per gli imprenditori commercianti per incrementare le loro competenze di marketing e gestionali.
- Incentivare, con azioni di defiscalizzazione, i cittadini e i commercianti a ripopolare i centri storici.
SERVE UN CIRCOLO ECONOMICO APERTO, NON CHIUSO
Turismo e commercio sono due realtà collegate, perché se c’è turismo c’è anche sviluppo commerciale. Il nostro territorio e i nostri centri storici possono intercettare soprattutto due tipi di turismo: 1) un
turismo nazionale e internazionale legato al grande patrimonio culturale del territorio. Basti pensare al Codex Purpureus Rossanensis; ai Parchi archeologici di Sibari, Broglio, Paludi, Francavilla, con relativo Musei; ai castelli di Corigliano, Roseto Capo Spulico e Rocca Imperiale; ai centri storici, ovviamente, che sono dei veri e propri musei all'aperto; 2) un
turismo soprattutto italiano e di prossimità, di pochi giorni, interessato a pacchetti integrati di arte, ambiente, trekking montano e urbano, vivibilità, gastronomia. Attrarre capitali da fuori. Turisti. Ché se l'economia locale fa affidamento solo su noi stessi
(economia chiusa) non porta ricchezza. Che, al contrario, arriva se il nostro territorio inizia a diventare meta di turismo nazionale e internazionale
(economia aperta).
MOBILITA': IL VERO PROBLEMA DEL TERRITORIO
Tutto questo discorso, tuttavia, se non è supportato da interventi infrastrutturali mirati cade nel vuoto. Il territorio, lo diciamo da anni, ha urgente bisogno di una
mobilità adeguata. Sia per accedere ai nostri centri che per muoversi all’interno di essi.
Città piccole e vivibili come le nostre sono ancora più belle se facili da percorrere
a piedi o, ad esempio, in
bicicletta. Oppure potenziare i
treni locali o il
trasporto pubblico locale. Ma con corse mirate e sufficienti. Orari puntuali; bacheche, pensiline autobus e
stazioni ferroviarie riaperte. Magari
gestite da cooperative di giovani, se proprio Trenitalia non vuole saperne più nulla. E poi
collegamenti ferroviari veloci e rapidi con il resto d'Italia e soprattutto con l'
aeroporto di Crotone. E' di queste ore la notizia che il Governo ha stralciato il progetto di riammodernamento del terzo megalotto della Statale 106 Sibari-Roseto. Ecco, su queste cose bisogna essere vigili e attenti. Perché lo sviluppo passa anche da una vera e propria autostrada sulla dorsale jonica. Lo capiranno, prima o poi, i nostri rappresentanti? Vogliamo credere di si. Ma i cittadini devono iniziare a svegliarsi. Proponendo, pungolando, manifestando anche duramente, se necessario. Ne va del futuro del nostro territorio. Ne va del futuro dei nostri figli.