«Non ho scelto il coraggio, ho solo reagito». La lezione di Nino De Masi contro la 'ndrangheta | VIDEO
Ieri l'imprenditore calabrese simobolo della lotta alla criminalità ha presentato il suo libro, scritto a quattro mani con il giornalista Pietro Comito, al Castello Ducale insieme alla "piazza" di Schierarsi: «Educare ad un futuro libero da padrini»

CORIGLIANO-ROSSANO - Lottare per la legalità, c'è bisogno di esempi concreti. E tra questi c'è sicuramente Nino De Masi, un imprenditore che non si è piegato a pizzo e minacce. Testimone, De Masi, di una Calabria onesta, pulita e se vogliamo anche testarda. Contro i mitragliatori delle ndrine e l'usura delle banche disoneste, a testa alta e con uno sguardo al futuro. I riferimenti, immancabili, alla commistione tra politica e malaffare. De Masi lo dice a gran voce, la politica deve agire e prendere le distanze da personaggi chiacchierati o collusi. I giovani dovrebbero avere un ruolo non marginale, ma molto più importante. Obbiettivo dichiarato, educare i calabresi delle nuove generazioni alla lotta alla 'ndrangheta.
L’autore, ieri a Corigliano-Rossano, nel Salone degli Specchi del Castello Ducale, si è intrattenuto con i presenti in tutta una serie di interessanti considerazioni. Era li per presentare Inferi, il libro inchiesta scritto a quattro mani con il giornalista Pietro Comito, con la prefazione di Antonio Nicaso e con il contributo di Don Luigi Ciotti.
Un'iniziativa voluta con forza dalla piazza di Schierarsi, il movimento di Alessandro Di Battista che gode di un nutrito gruppo di attivisti in città. Tra i presenti in sala anche il comandante del Reparto dei Carabinieri di Corigliano-Rossano, il colonnello Marco Gianluca Filippi.
Più che una classica presentazione di un libro, però, è stata una vera chiacchierata senza filtri, con aneddoti, ironia ed anche qualche passaggio amaro: «Non ho scelto questa strada - ha detto - non ho scelto io di avere coraggio. Io ho solo reagito alle ingiustizie, da calabrese testardo ed onesto. Amo la mia terra e la mia gente. I padrini ed i padroni non devono più trovare rassegnazione nella nostra terra. I criminali tendono a nascondersi, per agire nell’ombra indisturbati, bisogna parlarne sempre più, per far capire davvero che siamo stufi di vedere i nostri giovani scappare alla ricerca di un futuro senza sfruttatori e tiranni».
Occhio ai professionisti dell’antimafia, «che hanno fatto più danni della mafia stessa». Ma la cosa più importante è coinvolgere e far riflettere i giovani, «dobbiamo renderli consapevoli del contesto ed al tempo stesso renderli orgogliosi di essere calabresi - ha sottolineato l'imprenditore - ma per i valori positivi che noi abbiamo. Dobbiamo farli restare qui, da uomini del domani felici e liberi».
Intervenuti, oltre all’autore, diversi esponenti dell’associazione “Schierarsi”
Il referente gruppo Giustizia Schierarsi, Angelo Zanfardino: «Viviamo in territori complicati, c’è bisogno di esempi positivi come quello di De Masi per contrastare i tanti esempi negativi. Certo, a volte si avverte la paura, ma bisogna andare avanti con fiducia, specie per le nuove generazioni, che sono più influenzabili. Noi vogliamo diffondere il profumo della bellezza di chi si ribella a certe dinamiche criminali».
Poi è stata la volta di Francesco Sapia, già deputato ed attivista dell’associazione: «La Calabria onesta c’è e non vuole essere identificata con il malaffare. Noi vogliamo insistere, parlarne, far capire che è sempre più necessaria una battaglia culturale. Sono diversi i settori della società soffocati dalla criminalità organizzata. Bisogna alzare il livello di attenzione su questo fenomeno, che spesso approfitta dei silenzi».
Infine, Maurizio Sposato, coordinatore di Schierarsi Corigliano-Rossano: «Per la prima volta abbiamo ospitato nel nostro territorio Nino De Masi, una bella pagina di onestà, impegno sociale e coraggio. Ascoltare questa storia deve essere da spunto per i nostri giovani. Ma non siamo al cospetto solo della classica delinquenza, bisogna guardare con attenzione anche alcune dinamiche economiche apparentemente legali, i criminali purtroppo trovano terreno fertile anche tra le banche, nelle istituzioni. A discapito dei cittadini onesti, quasi sempre ignari». -di Matteo Monte