Pietrapaola, la Sindaca rompe gli schemi e assume (anche) il comando degli Uffici
Con una mossa senza precedenti, la Giunta riscrive il Regolamento e la sindaca Labonia assume pieni poteri (esecutivi e gestionali): un atto di "responsabilità" totale che sfida la burocrazia e può cambiare la storia dei piccoli Comuni italiani
PIETRAPAOLA - Ci sono Comuni che seguono il solco, e Comuni che decidono di spostarlo. Pietrapaola, in questi giorni, ha scelto la seconda strada: quella coraggiosa, quella che non si limita a mandare avanti la macchina amministrativa “come si è sempre fatto”, ma che entra sotto al cofano, rompe certi automatismi e rimette la politica al centro del governo del territorio (del resto questa è democrazia allo stato puro!). E lo fa non con proclami, ma con atti veri, scritti, firmati, pubblicati.
La scintilla è nascosta dentro una delibera di Giunta che, a leggerla superficialmente, sembra soltanto una modifica al Regolamento degli Uffici e dei Servizi. Ma in realtà fa molto più di quello è rischiando di riscrivere un pezzo di storia della storia moderna dei piccoli comuni.
Una delibera da addetti ai lavori, certo, di quelle scritte fitto-fitto, che normalmente non appassionano nessuno. E invece, questa volta, dietro quella pagina ci passa una linea netta: la Giunta ha deciso di riportare nelle mani dell’organo politico la responsabilità delle Aree amministrative. Lo fa applicando una norma che è sempre stata lì — quasi dimenticata — e che dice una cosa semplice e potentissima: nei Comuni sotto i 5.000 abitanti i componenti dell'Esecutivo possono assumere anche funzioni gestionali.
È una norma che la maggior parte dei Comuni italiani non ha mai utilizzato. Forse per prudenza, forse per poca conoscenza, forse per timore di scontrarsi con una cultura amministrativa che ormai da vent’anni ripete lo stesso mantra: indirizzo alla politica, gestione ai burocrati. Punto. Quel mantra nasce dal TUEL, certo. Ma la legge, quando vuole, sa anche aprire spiragli. E a Pietrapaola hanno deciso di aprirlo del tutto.
La delibera di Giunta, infatti, riscrive due articoli chiave: quello che definisce chi può dirigere un’Area e quello che disciplina l’attribuzione delle funzioni gestionali. Da oggi, in quel Comune, quelle funzioni possono essere affidate a un assessore o anche al Sindaco. Non “in alternativa ai dipendenti”, ma in deroga, quando l’ente lo ritiene necessario. E Pietrapaola, un motivo ce l’aveva. Anzi, più di uno.
Per capirlo basta scorrere il fascicolo di lettere, solleciti, richieste, PEC e contro-PEC che si sono rincorse per settimane tra gli uffici e il Sindaco. Una trama burocratica fatta di documenti che non arrivano, fascicoli sospesi, comunicazioni tardive, responsabili che non rispondono e procedimenti che avanzano con passo lento, lentissimo. Tutto formalmente corretto, tutto dentro i confini della legge, certo. Ma quando la gestione diventa un percorso a ostacoli, la politica ha il dovere di intervenire. E qui lo ha fatto.
Perché la delibera è stata solo il primo passo. Il secondo è arrivato con il Decreto n.12 sottoscritto dalla Sindaca Manuela Labonia, con la quale ha deciso di assumere direttamente la responsabilità dell’Area Tecnica-Manutentiva-Territorio. Un settore decisivo per un Comune in dissesto, dove ogni ritardo, ogni indecisione, ogni documento non trasmesso può diventare un macigno. Il decreto è limpido: la scelta viene fatta per motivi economici, organizzativi e funzionali. E viene fatta assumendosi ogni responsabilità, senza indennità, senza compensi, senza scorciatoie.
È un gesto forte di estrema responsabilità. Un'assunzione totale di impegno nei confronti dei cittadini/elettori che accentra – sì – superpoteri nel Primo cittadino ma che, alla fine, a pensarci bene, toglie ogni alibi alla politica. Perché finora la leggenda che regge in piedi le Amministrazioni pubbliche è che se le cose si fanno è merito degli organi politici, se invece le cose non vanno bene – beh – è colpa degli uffici, della burocrazia. Labonia ha eliminato questo “fastidio” con un gesto politico nella sua forma più pura: la politica che si prende il carico, che firma, che guida, che risponde in prima persona.
E allora sì, Pietrapaola oggi apre un fronte nuovo. Non è solo una questione di regolamenti interni. È un messaggio a tante altre piccoli realtà comunali (la maggioranza del Paese) dove vivere di stenti è diventata una condizione naturale e comoda.
Ci saranno discussioni? Certo. Ci saranno tensioni? Probabile. Ci sarà chi griderà allo strappo? Quasi inevitabile. Ma la storia dei Comuni italiani, spesso, cambia così: con un atto che sembra tecnico, ma che tecnico non è affatto. Con una decisione che sfida abitudini consolidate. Con una sindaca che non accetta la paralisi e sceglie, anzi pretende, di ricondurre la macchina amministrativa dentro la cornice del mandato democratico.
È una rivoluzione piccola solo sulla carta. Nella sostanza, è un precedente che potrebbe far scuola. E da Pietrapaola — un piccolo Comune che ha deciso di non stare più in silenzio — questo precedente è partito.