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L’Iraceb diventa un caso politico: Uva chiede chiarimenti alla Regione

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CORIGLIANO-ROSSANO – Nei giorni scorsi abbiamo sollevato un caso che conferma le contraddizioni di cui si macchia questa regione e che la stessa perpetra ai danni dei suoi territori. La questione di cui parliamo è quella relativa alla custodia e alla promozione del patrimonio storico bizantino ed è sorta all’indomani della notizia riguardante la nascita di Bria (Byzantine Route International Association), la nuova associazione internazionale con sede a Reggio Calabria che sta costruendo una rete di condivisione attorno ad un progetto di valorizzazione del patrimonio culturale bizantino, per la costruzione di uno sviluppo economicoidentitario e sostenibile del territorio.

La faccenda ha richiamato immediatamente la storia dell’Iraceb, l’Istituto Regionale per le Antichità Calabresi e Bizantine con sede a Rossano, finanziato con un contribuito regionale annuo poi cancellato. Cancellazione che è stata interpretata come un chiaro segnale di disinteresse da parte dell'ente e che negli anni ha portato ad un vero e proprio disconoscimento dell’Istituto che ad oggi esiste solo su carta.

Proprio in virtù di tale circostanza, il consigliere comunale, Antonio Uva, ha deciso di chiedere chiarimenti alla regione inviando una lettera indirizzata al Presidente, Roberto Occhiuto, all’assessore alla Cultura, Caterina Capponi e alla Dirigente del Settore Cultura-Biblioteche-Musei-Teatri, Ersilia Amatruda.

«La Legge Regionale 9 Novembre 1989, n. 6 – riporta la missiva a firma del consigliere - ha dato vita all'Istituto per le Antichità Calabresi e Bizantine (IRACEB) con lo scopo di promuovere la conoscenza e la valorizzazione del patrimonio storico, artistico e culturale della Calabria, con sede a Rossano. Tuttavia, a oggi, l'istituto non risulta in attività e non e presente alcun personale amministrativo in servizio. Credo sia giunto il momento di fare chiarezza su questa situazione. In base alle informazioni in mio possesso, sembra che la causa di questa inattività sia dovuta alla mancanza degli organi direttivi. In particolare, dopo il decesso del Prof. Burgarella, non sono state fatte nuove nomine e l'istituto rimane senza una direzione operativa».

«Da anni – va avanti - le amministrazioni comunali di Rossano prima e di Corigliano-Rossano dal 2018 hanno sollecitato l'apertura dell'Istituto Regionale per le Antichità Calabresi e Bizantine (IRACEB). Oggi, la questione della riapertura e del funzionamento dell'istituzione si ripropone, visto che in passato essa rappresentava un centro culturale di rilievo e di alta qualificazione per il territorio. Purtroppo, la Regione Calabria non ha ancora dato risposte concrete alle ripetute richieste, alimentando dubbi sulle motivazioni che giustificano questa "chiusura", nonostante una legge regionale ne regolamenti l'attività fin dal 1989. Ciò che doveva essere un motore di crescita per la città e la regione e oggi un luogo inaccessibile e dimenticato, senza che la Regione abbia mai risposto in modo adeguato».

Le amministrazioni comunali - anche quella attuale, conferma Uva - hanno ripetutamente confermato la disponibilità ad ospitare I'IRACEB, senza oneri per la Regione, nel Palazzo San Bernardino, nella Sala Colonne. Recentemente, una sala adiacente è stata destinata all'Università Popolare. «L'intento – spiega - e quello di avviare una gestione efficace e garantire il corretto funzionamento di un centro di rilevante valore storico e culturale, messo a disposizione della comunità e del territorio».

«II progetto, nato con l'ambiziosa missione di promuovere la cultura, la ricerca scientifica e la formazione - si legge ancora – aveva suscitato un forte entusiasmo. L'IRACEB avrebbe dovuto diventare un polo di eccellenza, un punto di riferimento per la crescita culturale ed economica del sud, valorizzando il patrimonio storico e artistico del territorio e offrendo nuove opportunità a giovani e studiosi. Si continua, invece, a penalizzare ingiustificatamente docenti, studenti e studiosi che avrebbero bisogno di un patrimonio storico, culturale e artistico di grande valore. In particolare, il patrimonio librario, composto da circa 4.000 volumi di raro pregio, insieme ad altre attrezzature (tavoli e arredi), necessita di urgente salvaguardia. Nonostante i ripetuti solleciti da parte dell'Ente locale, delle associazioni culturali e dei rappresentanti politici, la Regione Calabria non ha mai preso provvedimenti concreti per rilanciare il progetto e riaprire l'istituto. La situazione di stallo e ormai diventata una triste consuetudine, e le richieste di riattivazione sono rimaste senza risposta. Anche ii settore turistico e culturale ha subito una battuta d'arresto. L'IRACEB avrebbe potuto attrarre studiosi, ricercatori e turisti da tutta Italia e dal mondo, contribuendo a valorizzare ii patrimonio storico e artistico di Corigliano Rossano e della Calabria»

«Con la chiusura dell'istituto – conclude - il rischio è che la città perda un'importante opportunità di crescita e visibilità, in un periodo in cui la cultura e la ricerca sono elementi cruciali per lo sviluppo delle regioni meridionali. Tutto questo rappresenta un chiaro segnale di mancanza di visione e di lungimiranza delle istituzioni regionali. E ora che le istituzioni riprendano in mano la situazione, ristabilendo l'impegno nei confronti di un progetto che merita di essere completato e che potrebbe davvero fare la differenza per il futuro della regione».

Poi le richieste: «Quali iniziative intende intraprendere la Regione Calabria per la riapertura dell'Istituto Regionale per le Antichità Calabresi e Bizantine (IRACEB), considerando che esso e stato istituito da una legge regionale mai abrogata? E il debito relativo al canone di affitto con la proprietaria dell'immobile che ospita l'istituto, è stato estinto?».

Redazione Eco dello Jonio
Autore: Redazione Eco dello Jonio

Ecodellojonio.it è un giornale on-line calabrese con sede a Corigliano-Rossano (Cs) appartenente al Gruppo editoriale Jonico e diretto da Marco Lefosse. La testata trova la sua genesi nel 2014 e nasce come settimanale free press. Negli anni a seguire muta spirito e carattere. L’Eco diventa più dinamico, si attesta come web journal, rimanendo ad oggi il punto di riferimento per le notizie della Sibaritide-Pollino.