All'Unical “Tutto è connesso”, il seminario antimafia con don Emilio Salatino
Si terrà domani, giovedì 24 ottobre, alle 14.00 presso l’aula Solano dell’ateneo. L’incontro sarà aperto dall’introduzione di Giancarlo Costabile, ricercatore di Storia della Pedagogia e docente di Antimafia all’UniCal
RENDE - “Tutto è connesso”: per una Etica della Relazione e una Pedagogia della Fraternità è il tema del seminario organizzato nell’ambito delle attività del corso universitario di Pedagogia dell’Antimafia, attivo presso il dipartimento di Culture, Educazione e Società dell’Università della Calabria, che si terrà domani, giovedì 24 ottobre, alle 14.00 presso l’aula Solano dell’ateneo (cubo 19/B, ponte carrabile).
«Gli universitari di Scienze dell’Educazione - si legge nella nota - incontreranno don Emilio Salatino, direttore dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose “San Francesco di Sales” di Cosenza e docente di Dottrina sociale della Chiesa e di Antropologia Teologica. Salatino è autore di una importante bibliografia che attraversa i campi della Teologia, Antropologia Teologica, Teologia Morale, Dottrina sociale della Chiesa, Bioetica, studi su San Francesco di Paola e San’Umile da Bisignano, storia locale relativa ai conventi e ai monasteri di Casali del Manco e della zona presilana del Cosentino. L’incontro sarà aperto dall’introduzione di Giancarlo Costabile, ricercatore di Storia della Pedagogia e docente di Antimafia all’UniCal. Il seminario muove da una espressione di Papa Francesco contenuta nella Laudatio si’ e indaga le ragioni di una Etica della Relazione e di una Pedagogia della Fraternità intese come alfabeti di prossimità e inclusione».
«Relazione e fraternità – dichiara Giancarlo Costabile – sono parole trasformative in grado di affermare un’altra narrazione pedagogica rispetto a quella oggi prevalente, determinata dalla ‘società dello scarto’, che misura l’esistenza umana attraverso il parametro del profitto. Papa Bergoglio – conclude il docente di Pedagogia – ci restituisce quotidianamente la necessità etica e educativa di mettere in discussione questa antropologia della violenza e dello sfruttamento (nucleo della pedagogia mafiosa) che ha contaminato anche i centri accademici deputati alla produzione del sapere critico».