C'è uno studio che potrebbe riscrivere la storia di Sybaris e dell'intera Calabria del nord-est
Ricostruire il Paesaggio Antico è il primo passo verso il ritrovamento completo della più grande e gloriosa polis della Magna Grecia. Ecco la scoperta di Domanico che sarà presentata all'Unical e fa già tanto discutere. Dov'è Sibari?
CASSANO JONIO - Sybaris è un mito, una leggenda o una realtà? Forse è un po’ tutto, ma può riemergere dalle sabbie del tempo solo con un solido approccio olistico e multidisciplinare, metodico e dettagliato, che metta in interconnessione differenti discipline, in apparenza non attinenti tra di loro, ma che invece sono fondamentali per giungere alla soluzione del millenario enigma.
Quando i primi coloni Greci arrivarono sulle coste joniche in cosa si imbatterono? Come era configurato il Paesaggio Antico? Ormai è storia nota che Sybaris fu fondata tra il Crati ed il Coscile. Ma quale era l’alveo dei due fiumi a quei tempi? Sfociavano al mare ognuno seguendo il proprio corso oppure erano uniti come ai giorni nostri? La linea di costa era quella attuale? Si narra che sulla costa vi fosse un’area paludosa e lagunare. Ma tali lagune e paludi dove erano allocate rispetto al Paesaggio Attuale?
La più grande e gloriosa polis della Magna Grecia si inabissò poi nelle viscere della Terra per punizione divina o forse per le ciclopiche forze scatenate da fenomeni geologici/tettonici che la fecero sprofondare?
Ricostruire il Paesaggio Antico è dunque forse il primo passo verso il ritrovamento di Sybaris e Thurii. Visto che Copiae è già venuta alla luce.
Su queste basi si fonda la ricerca scientifica del ingegnere Nilo Domanico. Un vero e proprio viaggio nel tempo e nella storia, nel quale tanti e differenti “layers” si sono sovrapposti uno sull’altro: dalla “fotografia” geomorfologica e topografica della Piana di Sibari attuale a quella del paesaggio antico risalente a ben 2700 anni fa; dai sondaggi archeologici già effettuati ai diari delle esplorazioni, dagli studi degli storici e degli archeologi alle leggende, ai miti, agli scritti degli antichi, cercando di allocare nei luoghi geografici odierni le ubicazioni dei luoghi descritti da tanti autori dell’Antichità e giunte sino a noi.
E così, dopo tre anni di ricerche, vede la luce lo studio del Paesaggio Antico ai tempi di Sybaris e Thurii condotto e redatto dall’ingegnere Nilo Domanico. Verrà presentato all’Università della Calabria, in un seminario organizzato dal DiBEST, il Dipartimento di Biologia, Ecologia e Scienze della Terra, nella giornata del 18 settembre alle ore 17.00 (Aula E, cubo 15° - 4° piano -Ponte P. Bucci – Unical) e vedrà la presenza e gli interventi dei professori Fabio Scarciglia e Rocco Dominici, del ricercatore Giuseppe Cianflone, del dipartimento di Biologia, Ecologia e Scienze della Terra dell’Università della Calabria oltre che del dr. Benito Scazziota, innovation broker dell’Arsac, in un seminario dal titolo: “Dal paesaggio antico di Sybaris alla sua antropizzazione- Lo studio dell'evoluzione della Piana di Sibari come case-study al servizio della ricerca geologica, archeologica ed agronomica”.
Un lavoro che già ha suscitato una vasta eco nel mondo archeologico e che uno dei più grandi studiosi della Magna Grecia, il professore Emanuele Greco, non esita a definire accurato e scientificamente impeccabile: «Con questa evidenza devono fare i conti gli archeologi, non perché si debba procedere ad una meccanica combinazione tra fonti letterarie, archeologiche e geologiche, ma principalmente perché ora disponiamo di un’eccellente piattaforma nella quale calare l’evidenza archeologica, non solo, ma grazie alla quale la ricerca archeologica, può anche essere indirizzata grazie al lavoro svolto dall’ingegnere».
È infatti del Professore Greco, già professore ordinario di Archeologia classica nell'Università di Napoli "L'Orientale" e Direttore della Scuola Archeologica Italiana di Atene, autore di decine di pubblicazioni e protagonista di numerosi scavi archeologici a Sibari, la prefazione al volume dell’ingegnere Nilo Domanico.
«La complessa vicenda del paesaggio naturale sibarita, soprattutto delle sue trasformazioni nel tempo, è argomento di vitale importanza con cui da oltre un secolo si sono misurati molti ricercatori, sia geologi che archeologi autori di un susseguirsi di ipotesi, moto spesso niente altro che opinioni, tranne quelle rese possibili nel corso della stagione dei carotaggi eseguiti dal professore Cotecchia agli inizi degli anni ’90 del secolo scorso, grazie ai quali furono recuperate informazioni rilevanti, anche se non determinanti per lo scopo della ricerca, che era quello di permettere lo scavo archeologico isolando la falda freatica. Arriva ora lo studio di Nilo Domanico che ha un pregio sostanziale, perché si tratta, per la prima volta di uno studio accurato e scientificamente impeccabile, grazie alle quali lo studioso arriva con un alto grado di approssimazione a delineare una credibile storia del paesaggio idrogeologico della piana tra Coscile e Crati. Con questa evidenza devono fare i conti gli archeologi, non perché si debba procedere ad una meccanica combinazione tra fonti letterarie, archeologiche e geologiche, perché ogni livello di informazione deve essere utilizzato secondo le leggi che regolano quel dato settore, ma principalmente perché ora disponiamo di un’eccellente piattaforma nella quale calare l’evidenza archeologica, non solo, ma grazie alla quale la ricerca archeologica, può anche essere indirizzata grazie al lavoro svolto dall’ingegnere».
Nelle prossime settimane il volume completo e gli ultimissimi risultati della ricerca, non ancora presenti in questa pubblicazione, saranno presentati a Corigliano-Rossano. Una svolta epocale per gli studi su Sybaris che potrebbe riscrivere la Storia.