"A te vicino, così dolce": Serena Bortone racconta l'adolescenza nella Roma borghese degli anni '80
È una storia d’amicizia, di amore, di transizione di genere e di crudeltà ma anche di compassione e accettazione di sé. È uno spaccato di vita e il dramma di una gioventù che cerca il proprio posto nel mondo
CORIGLIANO-ROSSANO – Il disagio generazionale, le crudeltà adolescenziali e uno spaccato di vita degli anni ’80 sono stati solo alcuni dei temi emersi durante la presentazione del libro “A te vicino, così dolce” della giornalista e conduttrice Serena Bortone, che si è tenuta ieri nel chiostro di San Bernardino nel centro storico di Rossano.
A dialogare con l’autrice è stata l’assessore alla Cultura e alle Politiche sociali uscente, Alessia Alboresi, che ha introdotto e accompagnato l’uditorio attraverso i temi e le vicende di un’opera letteraria che si presenta come un vero e proprio romanzo di formazione. L’evento, ricordiamo, è stato promosso e organizzato da Mondadori Bookstore di Granata Group, ormai consolidato partner dei grandi eventi letterari, all’interno della sesta edizione della rassegna estiva di lettura "Autori d’(a)mare".
I tre protagonisti, Serena, Vittoria e Paolo, vivono ed imparano ad amarsi in una Roma medio-borghese di metà anni ’80. È una storia d’amicizia, di amore, di transizione di genere e di crudeltà ma anche di compassione e accettazione di sé. È il dramma di una gioventù che cerca il proprio posto nel mondo, che impara a fare i conti con l’imperfezione ed è pronta ad incarnare il sogno di libertà alimentato dal crescente fenomeno della globalizzazione.
«Siamo stati la prima generazione di ragazze – ha osservato Bortone - a cui i genitori dicevano che studiare ed essere indipendenti doveva essere la priorità. Eravamo ancora lontani dall’esserlo completamente ma eravamo sulla buona strada».
Immersi in una società soffocante che accresceva il loro senso di inadeguatezza, e alle prese con una sconvolgente verità che riguarda uno dei protagonisti, Serena impara anche che al mondo esistono vittime più vittime di altre, che esistono catene del dolore capaci di dar vita a parti oscure che caratterizzano la maggior parte degli esseri umani e che i carnefici, a volte, siamo proprio noi stessi.
Tutto questo l’ha spinta a trattare temi come la pulsione verso l’autenticità contro le apparenze, l’importanza di conservare ricordi e l’unicità del tempo perduto, anche quando si tratta di vicende dolorose, di amare ed accettare la propria fragilità. Soprattutto, la necessità di scandagliare le sfumature dell’animo umano e di non giudicare poiché – dice - «giudica solo chi non ha il coraggio di comprendere».
Una storia di dolore e di crescita, dunque, ma anche di coraggio. Una storia sempre attuale che esalta la bellezza degli inganni dell’amore.