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A Lauropoli l'installazione de "L’ultima cena" dell’artista concettuale Enzo Palazzo

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CASSANO JONIO –L’artista concettuale Enzo Palazzo con la sua installazione di arte sacra, nella chiesa della Presentazione del Signore di Lauropoli (CS), rivive, rappresenta e fa rivivere ai visitatori L’ultima cena.

 «L’Ultima cena, opera di grande impegno e profondo significato - esordisce Palazzo - dove ripropongo in una sintesi di intensa suggestione, aspetti e momenti, per dare forma a uno austero rito conviviale, fortemente segnato dal presagio e dai simboli della passione, riformulata in una nuova prospettiva e organizzando l’opera in un ordine geometricamente calcolato».

«Il lenzuolo sullo sfondo - prosegue spiegando i simboli che compongono, nella sua complessità, l’intera installazione - è dipinto con figure che racchiudono una credenza drammatica. Elementi come una serie di dodici coppelle in terracotta contenenti ognuna un piccolo pane, una ciotola in bronzo al centro contenente un pane più grande, dodici posate dai convitati perfettamente allineate, il libro della Bibbia chiodato su un pezzo di legno, tre chiodi posti su garze e tavoletta, evocano un atto doloroso, una ferita. In questa cadenza -aggiunge Palazzo- ho racchiuso i Calvari, le Crocifissioni, le Vie Crucis. Tutti i pezzi poggiati su un elemento quadrato nero sul pavimento. Sono tutte presenze evocative e modi che a distanza di millenni ricostruiscono un evento che appartiene alla nostra cultura».

Un passaggio, poi, sulla comprensibilità dell’opera: «L’universalità del tema dell’ultima cena è tale da permettere a ciascuno di noi di leggere in essa la nostra storia; questa mia installazione Ultima cena, non celebra solo un rito di addio, ma è anche capace di evocare simbolicamente la riunione di corpo e anima, dell’umano e divino. Al di là delle invenzioni formali come l’intrecciarsi di pittura e scultura, e dell’uso dei materiali extra artistici tipico del concettuale, l’ultima cena è una straordinaria invenzione iconografica».

Il messaggio universale è legato all’attualità: «Al giovedì della cena segue il venerdì di passione e l’opera allude anche alle violenze della storia, ai processi ingiusti, alla sopraffazione dei più forti agli assassini degli innocenti e dei vinti. Il tempo, infine si confonde in un eterno presente, dove la Palestina di Cristo si sovrappone all’epoca moderna dei cucchiai, e il pane al Medioevo e nell’Espressionismo delle figure, ispirandosi a Klee e Chagall. Il convito di Cristo, a cui idealmente assiste una intera comunità, - conclude l’artista - si incarna nella vita quotidiana, nel lavoro e nel cibo di tutti i giorni. Rivela la dimensione non formalistica, anzi sofferta, che ogni segno possiede, che è l’elemento dolore, ed è questa comune legge della vita, prima ancora dell’arte, a cui mi sono richiamato».

Rita Rizzuti
Autore: Rita Rizzuti

Nata nel 1994, laureata in Scienze Filosofiche, ho studiato Editoria e Marketing Digitale. Amo leggere e tutto ciò che riguarda la parola e il linguaggio. Le profonde questioni umane mi affascinano e mi tormentano. Difendo sempre le mie idee.