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Giuseppe Toscano Mandatoriccio, il sommo giureconsulto rossanese ammirato e stimato da Federico II di Prussia

7 minuti di lettura

Dopo alcune recenti ricerche sulla famiglia Toscano Mandatoriccio, tramite la sua biografia mi piace ricordare uno dei suoi più eminenti discendenti di questo casato. Spero, inoltre, di fare memoria della sua autorevole figura di straordinario erudito, luminare e giureconsulto del XVIII secolo, riconoscendogli quanto la storia, quella vera gli ha riconosciuto, una personalità alla quale forse la sua stessa città avrebbe dovuto assegnare maggiore considerazione. Alla stessa maniera cercherò di rievocare a quanti avranno modo di leggere il presente contributo, la singolarità dell’uomo che riuscì a coniugare, come qualche tempo fa l’avvocato Francesco Mordenti scriveva nella dedica al Commendatore Gaetano dei Baroni Toscano Mandatoriccio, in occasione della sua monografia dedicata al giureconsulto rossanese, «l’eccellenza dell’ingegno, l’integrità dei costumi e l’affetto per la libertà del pensiero, in tempi corrottissimi e rivolti in Italia a vergognoso servaggio: di guisa che egli per le sue grandi virtù della mente e per la bontà del cuore, può essere un esempio efficacissimo finché si avranno in onore i sacerdoti del vero, del giusto e del bene»1.

Giuseppe Toscano Mandatoriccio fu uno dei massimi esponenti della cultura rossanese, discendente di una delle famiglie più nobili e antiche del patriziato della città e della genealogia italiana, risalente all’XI secolo, di origini fiorentine o sicuramente della Toscana, più propriamente dell’antica Repubblica di Siena, così come appare dalla documentazione degli Archivi di Stato di Siena e di Napoli e riportato nelle note di numerosi studiosi. 
Nacque a Rossano il 4 luglio 1721 da Francesco Toscano e Agata Cherubini. Nipote di Mario Toscano Mandatoriccio, Giuseppe fu dai genitori cresciuto e avviato alla formazione con grande dedizione. Da adolescente, riconoscendosi disposto d’animo ad imboccare la via del sacerdozio, rispondendo alla chiamata di Dio ad abbracciare la vita religiosa, dopo aver seguito a Rossano i suoi primi studi nella letteratura e nelle scienze, con l’intento di diventare Ecclesiastico secolare, secondo determinata storiografia2, fu affidato alle cure di due frati provinciali e sotto la eccellente guida del coltissimo maestro P. Tommaso Tagliaferri, tutti appartenenti all’Ordine dei Predicatori delle Calabrie, per l’apprendimento delle scienze teologiche.

Appena più che ventenne, nel 1745, il Nostro si trasferì a Napoli dove iniziò a mettere in pratica il suo progetto di vita attraverso l’applicazione allo studio delle lettere e delle scienze per i quali nutriva una naturale inclinazione, un campo il quale, – secondo il Gradilone –, «forse egli avrebbe dato molto del suo acuto ingegno, se alcune ingarbugliate questioni giudiziarie della famiglia non lo avessero quasi costretto ad intraprendere la carriera forense».

Le difficili controversie giudiziarie richiamate dal Gradilone, sulle quali ho avuto modo di soffermarmi in molti miei scritti dedicati ai Mandatoriccio e ai Toscano, rappresentano l’origine di un complicato iter processuale che comportò in seguito l’aggiunta del cognome Mandatoriccio a quello proprio di Toscano, poiché elemento dominante della successione testamentaria, del II Duca di Crosia, Francesco Mandatoriccio che, non avendo prole, designò come suo erede il nipote Mario Toscano, nonno di Giuseppe.

Ma torniamo ai suoi studi giuridici ai quali si dedicò senza esitazioni, con entusiasmo e privo di risparmio di energie frequentando a Napoli, dove si era trasferito, sotto la guida e l’insegnamento del chiarissimo Giuseppe Pasquale Cirillo.

Ed è proprio in tale periodo che Giuseppe iniziò a seguire il corso delle scienze del diritto civile e canonico, fino ad abbracciare la professione di avvocato che esercitò con grande costume morale improntato a schiva e dignitosa onestà oltre che grande obiettività tanto da guadagnarsi l’altrui considerazione.

Conferma in tal senso ci perviene anche da alcune note biografiche a lui dedicate da Vito Capialbi di Monteleone nelle quali si può leggere che soltanto sei mesi dopo dovette abbandonare i suddetti studi per dedicarsi con maggiore scrupolosità e responsabile concentrazione alle discipline legali, ed alla pratica forense3. Inoltre, come ci ricorda il de Rosis, attraverso gli scritti sulla città, Giuseppe si distinse nelle diverse discipline (filosofiche, umanistico-letterarie, scienze legali), tanto da essere annotato tra i massimi esperti di diritto.
Ma proviamo realmente a cogliere quanto lo storico rossanese scriveva al riguardo: «[…] fece tali progressi che nell’età di anni 40 era noverato, tra i primi giureconsulti della capitale. Il suo disinteresse nella nobilissima professione ch’esercitava era da tutti riconosciuto e lodato: nella sua carriera gli fu offerta una distinta carica nella magistratura, che ricusò. Federico II re di Prussia gl’inviò il suo codice per farvi quelle osservazioni che stimava. Era di statura giusta, di temperamento sanguigno ed assai forte, se non che alquanto indebolito dalle molte fatighe dall’indefesso studio e dall’età: ebbe bruno il volto, ampia la fronte, neri e scintillanti gli occhi e la bocca aperta sempre ad un dolcissimo riso. Pubblicò la dotta e profonda opera intitolata De Causis Romani Juris, che il nostro filosofo Genovesi tanto encomia nella sua Diceosina o sia della Filosofia lib. I, cap. 20, fol. 237. E dobbiamo qui un tributo di lode e di ringraziamenti a D. Francesco Pane, figlio del dotto giureconsulto Antonio, il quale ne offerse l’opportunità di leggerla e meditarla. E fu ciò non solo in occasione delle lunghe e gravi trattative avute col medesimo nella qualità di contutore de’ figli dell’estinto D. Pietro Antonio Toscano per i diritti vantati sulla paterna eredità, che come supplente nel regio giudicato, carica che sostiene con molto zelo d’integrità, e per cui riscuote la generale approvazione. Nell’anno 1804 venne il dotto uomo assalito d’apoplesia, e per le premure di suo nipote Gaetano che appositamente recossi in Napoli si persuase a ripatriarsi, locché esegui in aprile: in maggio dello stesso cessò di vivere restando la sua memoria riverita sempremai al foro napolitano. Lasciò una pingue eredità, ed una libreria ricca di scelte opere, e delle migliori edizioni del valore al di sopra di ducati 18 m., che formava l’ammirazione di quanti uomini sapienti erano in Napoli, ne mancò il dotto giureconsulto di seco portarla in Rossano, ed è da sperarsi che i suoi nipoti ne terranno prezioso conto»4.
Fu uno dei giganti della giustizia proveniente dalla scuola napoletana, la cui opera di diritto romano può essere considerata un’opera memorabile quale testimonianza egregia dell’insegnamento storico e filosofico.

Un ulteriore tassello biografico sulla figura di Giuseppe Toscano Mandatoriccio arriva dall’altro storico rossanese, Alfredo Gradilone che nell’articolare il suo pensiero sulla figura e sull’opera del grande giureconsulto rossanese, in un successivo passaggio della sua monografia, sulla Città di Rossano, così argomentava: «La vita di questo grande giurista si svolse quasi interamente a Napoli, dove prese residenza appena compiuti gli studi di diritto e dove, iniziata la carriera forense, la percorse nel modo più brillante raggiungendo fama e ricchezza. […] Nella quale peraltro presto occupò uno dei primi posti alla pari di quello raggiunto da giureconsulti famosi, come il Cirillo, il Vargas Macciucca, il Di Gennaro, il Patrizi (59), che l’onorarono della loro alta amicizia e che con lui sostennero la necessità di una radicale riforma degli ordinamenti giudiziari nel regno e di una radicale revisione della legislazione esistente. L’influenza innovatrice del Tanucci è evidente nel modo come il Nostro considera il diritto nella ragione e funzione essenziale e causale di un moderno ordinamento politico e civile, e tanto evidente per alcuni aspetti da caratterizzarne l’intera opera. Nella quale sono anticipate vedute e istanze non originariamente illuministiche o desunte dai riflessi della Rivoluzione francese, come, ad esempio, nel Romagnoli, nel Verri, nel Filangeri, bensì tratte dall’esperienza personale e dalla diretta constatazione dei bisogni dell’epoca. Altro merito del Toscano fu il seguente. Nel suo tempo non si era ancora tentato dagli scrittori di diritto pubblico un lavoro sistematico tale da dare ad esso ordine e disciplina dottrinale, ed obiettivamente fuor da qualsiasi pregiudiziale dinastica o teocratica. Alla stregua di questi principii informatori l’opera: De causis romani iuris acquista un’importanza ed un valore particolarissimi. Il Toscano vi sostiene, come idea matrice, che il diritto romano poggia sui fondamenti della legge naturale, continuamente progressiva secondo lo svolgersi continuamente progressivo della vita civile del popolo e l’imperativo degli interessi materiali, politici, economici e sociali, motivati da siffatta evoluzione, e necessariamente presi in considerazione ed interpretati dai filosofi e giuristi contemporanei.

Ma non si tratta soltanto di un’opera condotta sul piano di una indagine filosofica e storica, meramente dottrinale, ma di un’opera valida dal punto di vista della consultazione e dell’esigenza pratica di carattere professionale, in quanto tiene presenti i dati e i casi della giurisprudenza erudita e forense, esamina criticamente le fonti e controbatte le vedute e gli indirizzi dei Pratici, imputando loro l’errore di essersi discostati dalla antica giurisprudenza. […]. Ma il nome del Toscano non è solo affidato a questa opera, peraltro fondamentale, ma anche a quello di avvocato e giurista, come dimostrano le sue numerose Memorie ed Allegazioni legali (61)»5. (continua)

BIBLIOGRAFIA
1 F. MORDENTI, Appunti biografici e critici sulla vita e sulle opere di Giuseppe Toscano-Mandatoriccio Giureconsulto Rossanese, Piccitto & Antoci, Ragusa 1886, p. 9, in [F. E. Carlino, Rossano. Tra Storia e Bio-Bibliografia, Imago Artis Edizioni, Rossano 2014, pp. 29-30].
2 L. GIUSTINIANI, Memorie Istoriche degli Scrittori Legali del Regno di Napoli, Tomo III, Stamperia Simoniana, Napoli MDCCLXXXVIII, pp. 212-214.
3 Cfr. V. CAPIALBI, Giuseppe Toscano-Mandatoriccio in Biografia degli Uomini Illustri del Regno di Napoli, Tomo IV, presso Nicola Gervasi, Napoli MDCCCXVII.
4 L. DE ROSIS, Cenno storico della città di Rossano e delle sue nobili famiglie, Stamperia Nicola Mosca, Napoli 1838, pp. 543-544, nota (8).
5 A. GRADILONE, Storia…, pp. 570-573, cit. p. 21. [(59) Il prof. Giuseppe Pasquale Cirillo, il marchese Vargas Macciucca, il consigliere Giuseppe Aurelio di Gennaro, il marchese Stefano Patrizi furono coloro che nel 1741 ebbero da Carlo III e dal Tanucci l’incarico di ridurre in un Codice la legislazione napoletana, eliminando il troppo e il vano e introducendovi lo spirito dei nuovi tempi. Ricordiamo che il Patrizi, nativo di Cariati, fu autore di quelle Considerazioni Giuridiche, che meritarono giustamente lodi di G. Andrea Serao, del Lami e del Genovesi. L’autore, fra l’altro, si rivela un implacabile avversario delle ricchezze e degli abusi dei Baroni e degli Enti monastici opponendo ad essi i motivi etici della religione cristiana e le esigenze della ragione politica. (61) Sono in nostro possesso due Allegazioni del Toscano, l’una riguardante le ragioni di D. Giuseppe Teutonico contro D. Tommaso Corrado (Napoli, 18 settembre 1776) e l’altra, concernente “D. Nicola e Ferdinando Cherubini per la causa che hanno nel S.R.C. con Pietrantonio canonico Aquino, Donna Maria Mangone e D. Giuseppe Morelli” (Napoli, 1780), che attestano la profonda dottrina e il magistero forense di lui. E che il Toscano fosse veramente un grande giureconsulto è dimostrato dal fatto che Federico II di Prussia volle sottoporgli il suo Codice perché lo rivedesse. L’elogio che D. Camporota (Op. cit.) gli fece è ben dunque meritato, anche se la forma risulta enfatica. È il seguente: “L’italo nome – Rappresentato da un Calabrese – Oltre l’Alpi e mare passando – Riscosse omaggio – Fin nelle aule dei più sapienti monarchi. Quando – Giuseppe Toscano Mandatoriccio – Filosofo e giurisperito sommo – Venne dal II Federico Prussiano – Richiesto censore – Della sua legislazione maravigliosa – Stranieri, apprendete!”].

Franco Emilio Carlino
Autore: Franco Emilio Carlino

Nasce nel 1950 a Mandatoriccio. Storico e documentarista è componente dell’Università Popolare di Rossano, socio della Deputazione di Storia Patria per la Calabria e socio corrispondente Accademia Cosentina. Numerosi i saggi dedicati a Mandatoriccio e a Rossano. Docente di Ed. Tecnica nella Scuola Media si impegna negli OO. CC. della Scuola ricoprendo la carica di Presidente del Distretto Scolastico n° 26 di Rossano e di componente nella Giunta Esecutiva. del Cons. Scol. Provinciale di Cosenza. Iscritto all’UCIIM svolge la funzione di Presidente della Sez. di Mirto-Rossano e di Presidente Provinciale di Cosenza, fondando le Sezioni di: Cassano, S.Marco Argentano e Lungro. Collabora con numerose testate, locali e nazionali occupandosi di temi legati alla scuola. Oggi in quiescenza coltiva la passione della ricerca storica e genealogica e si dedica allo studio delle tradizioni facendo ricorso anche alla terminologia dialettale, ulteriore fonte per la ricerca demologica e linguistica