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La magia dell'ultimo dell'anno: ecco tradizioni (e scaramanzie) in Calabria e nel mondo

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CORIGLIANO-ROSSANO - A Capodanno tradizioni e superstizioni sono d’obbligo, i riti scaramantici sono immancabili in ogni cenone e Veglione che si rispetti. La speranza di un nuovo anno ricco di gioie e soddisfazioni è in tutti noi.

Un tentativo di ingraziarsi la dea bendata lo fanno tutti, per gioco o per superstizione.

Le tradizioni italiane e nel mondo sono davvero tante. Qualcuna la conosciamo, altre invece no.

Le lenticchie a mezzanotte

Mangiare le lenticchie a mezzanotte? Questa usanza è forse una delle più radicate in Italia e accomuna Nord, Centro e Sud. Le lenticchie simboleggiano i soldi. Mangiandole si spera che nel nuovo anno ce ne siano in abbondanza.

Pare, infatti, che mangiare le lenticchie allo scoccare della mezzanotte del 31 dicembre porti soldi, così come mangiare acini d’uva e chicchi di melograno.

Indossare qualcosa di rosso e di nuovo

Che sia uno slip, un altro capo di lingerie o un maglione natalizio, l’importante è che a Capodanno si indossi qualcosa di colore rosso. La tradizione vuole che si indossi anche qualcosa di vecchio, di nuovo e di regalato.

Pare che questa usanza risalga addirittura ai tempi di Ottaviano Augusto. Nello specifico, il colore rosso è sempre stato associato a valori positivi come potere, salute e fertilità, sin dall’Antica Roma.

Il rosso porta fortuna non a caso, anche tutti i cibi di colore rosso, come il peperoncino, sono reputati un portafortuna.

Baciarsi sotto il vischio

Il bacio sotto il vischio a Capodanno porta fortuna, e non solo in amore. Questa tradizione ha alle spalle una storia molto interessante e suggestiva. Secondo un’antica leggenda celtica, c’era una volta un troll particolarmente birbante che di notte si introduceva nelle case a baciare tutte le donne addormentate. Durante una delle sue “visite”, baciò la moglie di un mago, che lo imprigionò tra le bacche di un ramoscello di vischio che per ripicca appese davanti alla sua porta, invitando tutte le coppie del paese a baciarsi. Da allora, baciarsi sotto il vischio è simbolo di amore vero e di passione.

Brindare con lo spumante

Conosciuta ovunque, la tradizione del brindisi con lo spumante a Capodanno è una delle più consuete. La bottiglia va stappata a mezzanotte e, per scacciare la sfortuna, deve fare un bel botto. Anche bagnarsi con lo spumante dietro le orecchie porta fortuna.

Aprire la finestra di una stanza buia prima di mezzonotte

Questa non è una tradizione di Capodanno molto conosciuta, ma è molto semplice da mettere in atto. Tanto vale provare, no? Lasciare aperta una finestra in una stanza buia prima di mezzanotte, secondo l’usanza, fa uscire gli spiriti maligni e le energie negative. Chiudere, invece, la finestra di una stanza illuminata aiuterebbe a trattenere in casa la fortuna e il bene.

Accendere dei falò

Specialmente nelle regioni del Nord-Est, c’è l’usanza di accendere dei fuochi propiziatori, dei veri e propri falò benauguranti che siano in grado di allontanare il male e di attirare, invece, prosperità e fecondità.

Sono specialmente i più giovani ad approfittare di questa tradizione per trascorrere la notte del 31 dicembre e il primo giorno dell’anno in compagnia.

Accendere delle candele per buon auspicio

Un’altra usanza di Capodanno diffusa in alcune regioni italiane prevede, invece, di accendere alcune candele prima di mezzanotte. Il Capodanno si festeggia ovunque e sono tante le tradizioni e le superstizioni stravaganti che arrivano da tutto il mondo. Meglio abbondare quando si parla di fortuna.

Gino Campana
Autore: Gino Campana

Ex sindacalista, giornalista, saggista e patrocinatore culturale. Nel 2006 viene eletto segretario generale regionale del Sindacato UIL che rappresenta i lavoratori Elettrici, della chimica, i gasisti, acquedottisti e tessili ed ha fatto parte dell’esecutivo nazionale. È stato presidente dell’ARCA territoriale, l’Associazione Culturale e sportiva dei lavoratori elettrici, vice presidente di quella regionale e membro dell’esecutivo nazionale. La sua carriera giornalistica inizia sin da ragazzo, dal giornalino parrocchiale: successivamente ha scritto per la Provincia Cosentina e per il periodico locale La Voce. Ha curato, inoltre, servizi di approfondimento e di carattere sociale per l’emittente locale Tele A 57 e ad oggi fa parte del Circolo della Stampa Pollino Sibaritide