8 ore fa:Azionariato popolare nel calcio: un Ddl potrebbe aprire alla partecipazione dei cittadini
6 ore fa:«Sogno una città a misura di giovani che ci permetta di restare»
10 ore fa:Musumeci a Corigliano-Rossano per il convegno su politiche del mare ed economia calabrese 
11 ore fa:La Senatore Vini trionfa al Vinitaly come Miglior Rosè Biologico
7 ore fa:Sibari-Co-Ro, Simonini convoca la Conferenza dei Servizi decisoria sul Pfte
12 ore fa:Castrovillari, gli studenti dei Licei Classici premiati con l’Incusa di Sibari
9 ore fa:Trebisacce: giro di vite della Polizia stradale
13 ore fa:Il Senato istituisce gli albi per le professioni in ambito educativo
12 ore fa:CorriCastrovillari, Mimmo Ricatti conquista il campionato Master di mezza maratona di Genova
8 ore fa:Revival dance '90 a Terranova da Sibari, storia di mondi a confronto

Luca De Rosis, il sindaco che «portò la luce a Rossano quando Napoli viveva a lume di candela»

9 minuti di lettura

Luca de Rosis, nacque a Ros­sano il 15 ottobre 1843. Di­scendente da casata nobile rossa­nese, era figlio di Domiziano di Luca (1804-1856) e della nobile Gabriela Berlingeri di Crotone dei Marchesi di Valleperrotta. Dopo aver seguito le scuole per la formazione iniziale, in Francia frequentò l’École Nazional con indirizzo le costruzioni e la geo­metria. Erudito nel campo della musica, la scriveva e la eseguiva. Nel corso della sua vita giovani­le praticò esperienze personali a Napoli presso botteghe di valenti artigiani e industriali del ferro, in particolare presso le officine mec­caniche Pattison (Phatson).

Si unì in matrimonio con Ma­ria Rosa Toscano Mandatoriccio anche lei appartenente a una delle fami­glie del patriziato rossanese dalla quale ebbe cinque figli: Maurizio, Con­cetta, Gabriela, Laura e Francesca.

Di Luca de Rosis, ancora oggi, si ricorda il suo inarrestabile impegno di amministratore e politico. In un suo manoscritto, rintracciato nell’Archivio de Rosis, di cui se ne riporta uno stralcio nella nota a piè di pagina, è lui stesso a darne una ragione1. Fu sindaco della Città di Rossano per oltre un ventennio alla fine del XIX secolo, compito per il quale fu nel tempo ampia­mente apprezzato da tanta gente del luogo nella quale, tuttora, rimane vivo nella memoria, anche con rimpianto, la persona e il suo operato.

La nomina come Sindaco di Rossano, per il triennio 1882-84, avvenne la prima volta il 25 novembre del 1883 ad opera di Umberto I, Re d’Italia, per grazia di Dio e per volontà della Nazione, che firmò l’apposito Decreto contrassegnato da Agostino Depretis, su proposta del Ministro Segretario di Stato per gli affari dell’Interno, e Presidente del Consiglio dei Ministri in base all’art. 98 della Legge 20 marzo 1865, N. 2248, allegato A.

La seconda nomina, per il triennio 1885-87, con le stesse modalità, si verificò il 2 ottobre 1887, anche questa firmata da Umberto I, e contrasse­gnata da Francesco Crispi.

Da alcune informazioni, che ho avuto modo di estrapolare da un vec­chio numero del settimanale l’Espresso, di molti decenni dopo la sua scomparsa emerge che Luca de Rosis «Portò la luce a Rossano quando Napoli viveva a lume di candela»2.

Nello stesso servizio, secondo quanto ricordava l’ingegnere Pietropao­lo Ioele, il cui nonno fu vicesindaco con de Rosis, «portò l’acqua e le fogne e il tribunale e il teatro…Un solo errore fece: rifiutò l’insediamento di due guarnigioni militari che avrebbero accompagnato lo sviluppo, come accadde poi a Vibo Valentia […]»3.

Tuttavia, circa al mancato insediamento delle guarnigioni militari, contrariamente a quanto affermato dalla stampa e da alcune frange politi­che avverse, mi pare necessario spezzare una lancia a favore del de Rosis. Infatti, da documentazione esistente che si riporta integralmente, il Sinda­co de Rosis avanzò formale protesta del Consiglio Comunale di Rossano, con la quale reclamava la mancata presenza dei militari che di fatto arri­varono a Rossano, ma solo per motivi logistici. Ecco al riguardo quanto è riportato da una nota a firma dello stesso Sindaco datata 9 novembre 1897 e trasmessa a Roma a Sua Eccellenza il Presidente del Consiglio dei Mi­nistri Antonio Starabba di Rudinì succeduto a Francesco Crispi nel 1896: «Il Consiglio Comunale di Rossano, nella tornata del giorno 8 del mese di novembre 1897, ad unanimità mi affidava l’incarico di rivolgere alla E. V. la seguente istanza: «Nel 31 agosto 1877, tra il Sindaco di Rossano sig. de Rosis, ed il Comando Militare intervenne regolare contratto, col quale il Governo assumeva l’obbligo di stabilire, permanentemente in Rossano, la sede di un Reggimento, ed il Comune a sua volta si obbligava a prov­vedere agli alloggi, in determinati edifizi pubblici e privati, che in quella scrittura venivano indicati. La convenzione si approvò dal Ministero della Guerra con dispaccio 19 settembre 1877.

Non appena firmato il contratto, fu subito eseguito, in guisa che l’Am­ministrazione di Rossano, non tralasciando nessuna cosa intentata, e sob­barcandosi a spese rilevanti ed a sacrifizi gravissimi, si trovò in grado, nello spazio di pochi giorni, di fornire gli alloggi al Reggimento. Si ebbe, perciò, reiterate lodi e vivi ringraziamenti dal Ministero, pel modo e la sollecitudine spiegata dal Comune, nel rispondere agli impegni assunti. Ma, mentre durava l’eco di questi ringraziamenti, ad un tratto, e dopo pochi mesi dall’istallazione, il Reggimento ebbe l’ordine di trasferire la sua sede a Monteleone.

Si conobbe, allora, che il contratto stipulato con Rossano era servito al solo scopo di dare tempo al Municipio di Monteleone a preparare le località, che non ancora aveva preparate per la truppa.

Di tale fatto, poco o niente giustificato, questa Amministrazione mosse le più vive doglianze al Ministro della Guerra, il quale, pur cercando di coo­nestare il suo operato per ragioni strategiche, faceva le più larghe promesse, che in avvenire avrebbe tenuto conto dei sacrifizi incontrati dal Comune, per la sede del Reggimento, che gli veniva tolta.

Però, perdurarono vive le spese incontrate ed i danni subiti per quella istallazione, essendo scomparsi del tutto i vantaggi, che li compensavano. A ciò si aggiunge che, con la speranza di potersi realizzare in un prossimo avvenire le promesse del Ministro della Guerra, le Amministrazioni pro tempore contrassero debiti gravissimi, per mettersi in grado di rispondere, quando che fosse, alle esigenze di un numeroso contingente di milizia.

Questi fatti hanno scosso il bilancio comunale, e dovranno decorrere ancora molti esercizi, pria che per intero vengano estinti i gravosi debiti contratti.

Da quanto si è esposto, l’E.V. potrà di leggieri convincersi come il Co­mune di Rossano abbia il diritto di essere tenuto in considerazione dal Governo, ed agevolato mercè compensi, che gli rendano meno onerose le gravezze incontrate, a causa di una convenzione, ben presto rescissa dal Ministero, ed a causa di promesse, che sino ad ora si sono rese fallaci. Fa istanza, perciò, alla E.V., che prendendo in considerazione gli esposti fatti, ed il diritto del Comune di Rossano, si compiaccia provvedere, ac­ciocché venga, almeno per ora, in esso istallata la sede di un battaglione del Regio Esercito Nazionale. Rossano, 9 novembre 1897. F.to Il Sindaco de Rosis»4.

Molte furono nel corso della sua vita le onorificenze conferitegli dai Re d’Italia che si succedettero, Vittorio Emanuele II e il figlio Umberto I.

Nel 1877 venne nominato Cavaliere dell’Ordine della Corona d’Italia; nel 1886, Uffiziale dell’Ordine della Corona d’Italia; nel 1889, Cavaliere dell’Ordi­ne dei Santi Maurizio e Lazzaro; nel 1891, Commendatore dell’Ordine della Corona d’Italia; nel 1897, Uffiziale dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro.

Uomo di incondizionata moralità, esempio nobilissimo, misurato, era autentico nell’amicizia e molto generoso. Manifestava sempre questo suo altruismo senza esibizione e senza rumore. Nonostante queste sue quali­tà umane non mancò chi, come politico, lo accusò di non aver fatto ab­bastanza, per la sua Rossano, nel corso della sua lunga sindacatura, anzi gli venne imputato, in un certo qual modo, di avere incanalato la Cit­tà verso una permanente normalità. La sua morte a Rossano non passò inosservata, per lui, nell’aula delle adunanze Consiliari, vi fu la solenne commemorazione letta dal Sindaco del tempo Comm. avv. Luigi Palopoli, assistito dal Segretario Sig. Curti avv. Carlo, nella seduta straordinaria del Consiglio Comunale, appositamente convocato, del 12 agosto 1926, alla presenza dei Consiglieri, dalla quale affiorarono le qualità dell’uomo e dell’amministratore che per lunghi anni rimase a lavorare gomito a gomi­to con la Città che gli aveva dato i natali.

Giusto per la cronaca, in quella seduta erano presenti i sigg. Consiglie­ri, il Consiglio Comunale: Amantea avvocato Leonardo, Antoniotti Raf­faele, Avena prof. Alfonso, Barone farmacista Santo, Carbone prof. Cesa­re, De Florio avvocato Antonio, Gigliotti Giuseppe, Ioele dott. Giuseppe, Lauria Francesco, Lavorato Francesco, Lepore Cav. Francesco, Mingrone Francesco, Palopoli Comm. avvocato Luigi, Pignataro Cav. Uff. farmaci­sta Pietro Giuseppe, Pisani Gr. Uff. avvocato Ignazio, Remia Cav. avvo­cato Gaetano, Russo Cav. Francesco, Torrente Cav. Francesco. Nel corso della seduta dopo l’unanime espressione di cordoglio da parte dell’Assise comunale, la stessa proponeva di dedicare all’opera eminente dell’illustre amministratore, in maniera da tramandarne ai posteri la memoria, una lapide marmorea da collocarsi sulla facciata del Palazzo Comunale, allora situato nell’ex convento di S. Bernardino.

Il Consiglio Comunale all’unanimità approvò la proposta insieme all’e­pigrafe che così recita: «Al barone Luca de Rosis benemerito sindaco di Rossano per oltre un ventennio nella vita pubblica esempio di saggezza di operosità di rettitu­dine Rossano riconoscente che a lui deve in massima parte il suo incremento e il suo decoro questa lapide pose»5.

Dalla presente deliberazione comunale ho inteso estrarre il seguente passaggio: «[…] Luca de Rosis fu benemerito amministratore della Città nostra, dedicò tutto se stesso al Suo incremento con devozione filiale nel quadrilustre suo sindacato, ebbe sempre Rossano nel cuore e lavorò si­lenziosamente per il bene di essa, anche quando, trattosi sdegnosamente in disparte, sembrò si fosse completamente disinteressato alla pubblica cosa. Di discreta cultura, accresciutasi per la straordinaria intelligenza e memoria e per la pronta facoltà di assimilazione, penetrava col suo acume in tutte le questioni […] considerò l’ufficio non come fonte di vana soddi­sfazione personale o di lucro, ma come disciplina, come alto dovere civile, a cui nessun cittadino dovrebbe sottrarsi. […]»6.

Tra le testimonianze concrete della sua opera e che di lui ora fanno memoria, oltre a quelle già menzionate nella nota troviamo: la rete idrica dell’acqua potabile colle relative fontane tra cui quella di piazza Grottafer­rata; la rete di distribuzione della luce elettrica; il palazzo di Giustizia; la costruzione delle strade di vallone del Grano e del tratto tra piazza Steri e il vecchio Tribunale, attualmente sede del Municipio; la pavimentazio­ne del corso compreso tra largo de Rosis e porta Cappuccini, realizzata in lastre di pietra vesuviana; la continuazione del Corso in direzione S. Marco; la sede per gli invalidi all’ingresso del paese; il macello; piazzetta S. Marco con il leone ed altre opere. Molte di queste opere ancora oggi sono prestigio per la città.

In relazione, non mancano, tuttora, testimonianze, secondo le quali molto spesso i lavori venivano eseguiti sotto la sua direzione e in base a una sua precisa idea e progetto, come pure informazioni che quasi sempre le opere venivano realizzate senza aggravio di spesa per la città.

E non manca, inoltre, chi sostiene che molte altre opere, per lo svilup­po della Città, erano in progettazione e sarebbero state certamente realiz­zate se la sua sindacatura fosse durata più a lungo.

Tra queste ultime si vuole annoverare la possibilità di un collegamento su linea ferrata funicolare tra la Stazione Ferroviaria e il Centro storico, sull’esempio delle funicolari napoletane, città nella quale il de Rosis, sal­tuariamente, dimorava. Riguardo a ciò lasciò nelle casse comunali una considerevole somma destinata al compimento dell’opera, che purtroppo non fu mai realizzata. Nell’avviarmi alle conclusioni di questa mia breve ricostruzione biografica non posso sottrarmi dal fare solo una breve ri­flessione e immaginare per un solo istante quello che poteva essere per Rossano la portata di un simile progetto che, se realizzato, credo avrebbe funzionato da volano e favorito moltissimo lo sviluppo economico e so­ciale della città probabilmente rallentando anche il futuro spopolamento del centro storico.

Dopo un percorso di vita politicamente intenso, per operatività e ini­ziative, esempio di dignità ispirato al disinteresse, all’onestà e alla premura per la pubblica amministrazione, nella quale lui fu protagonista per oltre un ventennio come primo cittadino della Città, il Sindaco Luca de Rosis cessava di vivere nella sua Rossano, il 20 luglio 1926, alla veneranda età di 83 anni.

Bibliografia

1L. de Rosis, Manoscritto in quattro facciate in Archivio Privato de Rosis, «Ho cominciato a ingerirmi della cosa pubblica dopo lo sfacelo finanziario del 1873, che fu seguito da un R. Commissario. Siste­mate le cose e senza fare debiti – scrive il Nostro – trovai modo di ridurre a Tribunale, Corte d’Assise e Pretura gli antichi ruderi del fabbricato S. Anargine; […] aprii la nuova strada da piazza Steri alla piazza S. Anargine; venne costruito il camposanto; la strada che dall’orologio scende alla Cattedrale e poi alla piazza. La diramazione delle acque S. Giovanni, S. Nico e quella della piazza del Popolo cingendo di muri e di archi la piazza della fontana per la quale venne acquistata la fontana in ghisa che ora si vede. Disbrigai tutte le pratiche per il pronto arrivo del Distretto Militare, allorché nel 1877 dovetti ritirarmi. Nel 1884 fui costretto a tornare al Comune […]». ­

2 Cfr. L’Espresso, settimanale di politica, cultura, economia, N. 7, ANNO XXXI, 17 febbraio 1985, p. 21.

3 Ibidem, pp. 21-22.

4 L. de Rosis, Istanza a Sua Eccellenza Il Presidente del Consiglio dei Ministri – Roma, 9 novembre 1897.

5 Comune di Rossano, Deliberazione del Consiglio Comunale, Seduta straordinaria del 12 agosto 1926.

6 Archivio privato de Rosis, Per il Barone Luca de Rosis, Commemorazione letta dal Sindaco Comm. avv. Luigi Palopoli nella seduta consigliare del 12 agosto 1926.

Franco Emilio Carlino
Autore: Franco Emilio Carlino

Nasce nel 1950 a Mandatoriccio. Storico e documentarista è componente dell’Università Popolare di Rossano, socio della Deputazione di Storia Patria per la Calabria e socio corrispondente Accademia Cosentina. Numerosi i saggi dedicati a Mandatoriccio e a Rossano. Docente di Ed. Tecnica nella Scuola Media si impegna negli OO. CC. della Scuola ricoprendo la carica di Presidente del Distretto Scolastico n° 26 di Rossano e di componente nella Giunta Esecutiva. del Cons. Scol. Provinciale di Cosenza. Iscritto all’UCIIM svolge la funzione di Presidente della Sez. di Mirto-Rossano e di Presidente Provinciale di Cosenza, fondando le Sezioni di: Cassano, S.Marco Argentano e Lungro. Collabora con numerose testate, locali e nazionali occupandosi di temi legati alla scuola. Oggi in quiescenza coltiva la passione della ricerca storica e genealogica e si dedica allo studio delle tradizioni facendo ricorso anche alla terminologia dialettale, ulteriore fonte per la ricerca demologica e linguistica