Errore giudiziario a Rossano: dopo 10 anni, lo Stato risarcisce con quasi 22mila euro
Un incubo durato un decennio per un rossanese, ingiustamente coinvolto in un'inchiesta per truffa e ricettazione. Dopo l'assoluzione e una lunga battaglia legale, la Corte d'Appello ha riconosciuto l'errore e condanna lo Stato a risarcire l'uomo

CORIGLIANO-ROSSANO - Dopo l'incubo giudiziario durato circa 10 anni, per un cittadino rossanese (D.P.), arriva il giusto riconoscimento per l’errore giudiziario subìto a seguito di provvedimenti cautelari emessi, ma non confermati nella motivazione della sentenza emessa all’esito del dibattimento.
Contro lo stesso, in data 10 ottobre 2012, mentre si trovava all'estero, veniva emessa un'Ordinanza di custodia cautelare in Carcere dal Giudice per le indagini preliminari del soppresso Tribunale di Rossano.
L'uomo, ricordiamo, veniva coinvolto in un episodio di tentata truffa e ricettazione con l’ipotesi di aver ricevuto, in concorso, 4 assegni bancari per un valore di € 400.000 circa, di provenienza illecita.
Per tali episodi, il mese successivo all'emissione del provvedimento cautelare, l'allora indagato rientrava dall'estero per costituirsi spontaneamente in carcere a Rossano, ove veniva ristretto dal 12/11/2012 al 14/01/2013.
Tale misura veniva sostituita dopo poco più di due mesi dallo stesso Gip, con un’Ordinanza cautelare meno afflittiva degli arresti domiciliari, mantenuti fino al 13/03/2013.
Il processo, a seguito di rinvio a giudizio, veniva celebrato davanti al Giudice monocratico del Tribunale di Castrovillari, con una fase istruttoria lunga e complessa, laddove venivano ricostruiti minuziosamente tutti i passaggi, con la deposizione di numerosi testi e con il deposito di cospicua documentazione.
Il difensore dell'imputato, l'avvocato Alfonso Loria, in sede di discussione evidenziava la totale estraneità del proprio assistito ai fatti contestati.
All’esito della fase dibattimentale, il Giudice monocratico del Tribunale di Castrovillari all'udienza del 12 Maggio 2022, nonostante la richiesta a 4 anni di reclusione formulata dal Pubblico Ministero, ha ritenuto di assolvere il D. P. dal reato di ricettazione per non aver commesso il fatto, dichiarando non doversi procedere per il reato di tentata truffa.
La sentenza di primo grado (divenuta irrevocabile) e tutti gli altri atti processuali, venivano sottoposte dall’avvocato Loria al vaglio della Corte di Appello di Catanzaro, alla quale, con ricorso depositato il 25/05/2023, veniva chiesto se spettasse o meno, alla vittima di quell’errore giudiziario, una somma di denaro a titolo di equa riparazione per la custodia cautelare subita.
All’udienza del 28/10/2024 il Procuratore Generale chiedeva il rigetto, mentre il difensore illustrava alla Corte tutti i motivi per l’accoglimento della richiesta formulata in favore del proprio assistito.
Il 1 aprile 2025 veniva depositato il provvedimento dalla Corte di Appello di Catanzaro, che, nel condannare lo Stato Italiano, accoglieva il ricorso di D. P., riconoscendogli una somma pari ad € 21.931,26 a titolo di Equa riparazione per l’ingiusta detenzione sofferta a seguito degli errati provvedimenti di custodia cautelare subiti.
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