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La flebo attaccata al muro con lo scotch e la colazione lasciata sul letto: l'incubo in ospedale

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TREBISACCE – Ancora disagi, ancora disavventure per i pazienti che giungono nei Pronto Soccorso degli ospedali della provincia. Questa volta la denuncia è partita da una cittadina dell'Alto Jonio che si è recata sabato scorso nel PS dell’Annunziata di Cosenza per una colica renale.

A raccontarci della sua disavventura è Antonia, trebisaccese, che ci parla di «un caos indescrivibile». Pazienti in attesa di essere visitati accalcati uno sull’altro, persone smarrite a cui nessuno dava retta, alcune segnate dal dolore, altri con gli occhi stanchi per le attese infinite. «Nessun ordine, nessuna organizzazione – ci ha confessato - solo frenesia e una gestione indecorosa dei malati».

Quello denunciato dalla paziente è il ritratto di un sistema in crisi, dove il sovraffollamento dei PS e la mancanza di organizzazione non fanno che aumentare la frustrazione dei pazienti. Un'esperienza che diventa un viaggio tortuoso nell'incertezza di un’assistenza che fatica a rispondere alle esigenze di chi ne ha più bisogno.

«Sono giunta in ospedale per una colica renale. Stavo malissimo ma mi hanno assegnato un codice azzurro. Dopo continue richieste, e dopo aver interpellato personalmente un medico perché nessuno sembrava accorgersi del mio dolore, sono riuscita a farmi somministrare una flebo. Per fortuna l’urologo di turno (che conoscevo) ha ritenuto necessario il ricovero, altrimenti sarei stata rispedita a casa».

A quel punto la paziente, in attesa di un letto, viene informata che non ci sono posti liberi pertanto è costretta a trascorrere il periodo di degenza a ridosso delle pareti del PS, dietro ad un estintore. «In quella situazione – dice - ero costretta a sostare tra le urla degli altri pazienti che cercavano di attirare l’attenzione del personale e i malati contagiosi che rischiavano di infettare tutti gli altri».

Dopo qualche minuto arriva il letto ma la paziente nota che le lenzuola sono macchiate e si rifiuta di sdraiarsi. «Non credevo ai miei occhi. Un letto indecente e sporco. A quel punto ho chiesto altre lenzuola e una coperta per coprirmi. Mi hanno portato solo le lenzuola e sono stata addirittura costretta a rifarmi il letto da sola senza la possibilità di sanificare nulla».

Come se non bastasse, la struttura era anche sprovvista di campanelli e non era contemplato il giro visite per monitorare il decorso dei ricoverati. «Siamo stati trattati come animali. In questi contesti la dignità del paziente e delle persone viene calpestata. Tutti si rivolgevano a noi con sufficienza, senza alcun rispetto per la sofferenza e per i malati».

Ma la disavventura non si è conclusa qui. Nel somministrare la flebo che era sorretta da un sistema fai-da-te – e cioè attaccata al muro con lo scotch! – si è creato un nodo. «Per fortuna un Oss di passaggio si è accorto che il tubicino si era annodato ed è prontamente intervenuto. In caso contrario avrei rischiato molto. Solo dopo ore hanno recuperato un’asta per sorreggerla correttamente». Disagio che si è aggiunto alla somministrazione dei pasti serviti senza vassoio. «Devono spiegarmi come può un paziente attaccato alla flebo, il cui solo appoggio è il letto, consumare i pasti in queste condizioni» ha aggiunto Antonia.

Un altro capitolo negativo della vicenda ha riguardato la lettera di dimissioni ospedaliera che – riferisce la paziente - «è stata redatta con superficialità (con errori ortografici) riportando due visite mai effettuate con l’urologo e con il gastroenterologo. Mi hanno solo fatto una Tac». La paziente è stata poi dimessa assumendosi l’onere economico delle visite che la struttura ospedaliera non ha effettuato ricorrendo a strutture private.

La carenza di personale e strumenti, continua a creare disagi ai pazienti che sperimentano sulla propria pelle i limiti di un sistema sanitario inefficiente. La speranza è che queste storie possano imprimere una svolta nella gestione del problema. Un problema che riguarda tutti e sul quale non possiamo accettare compromessi. Il diritto alla salute e ad un trattamento dignitoso resta una delle questioni calde e più urgenti del nostro territorio.

Rita Rizzuti
Autore: Rita Rizzuti

Nata nel 1994, laureata in Scienze Filosofiche, ho studiato Editoria e Marketing Digitale. Amo leggere e tutto ciò che riguarda la parola e il linguaggio. Le profonde questioni umane mi affascinano e mi tormentano. Difendo sempre le mie idee.