Disastro ambientale alla discarica di Pipino, due tecnici sospesi dall'attività
Le misure cautelari notificate stamani dai Carabinieri del Noe di Catanzaro su disposizione del Gip presso il Tribunale di Castrovillari hanno interessato il Direttore dei Lavori e un funzionario Arpacal
SCALA COELI - Nella mattinata odierna, Carabinieri del Nucleo Operativo Ecologico di Catanzaro, supportati dai militari del Comando Provinciale Carabinieri di Cosenza, hanno dato esecuzione all’ordinanza di misura cautelare personale con la quale il Giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale di Castrovillari, su richiesta della Procura della Repubblica, diretta da Procuratore Alessandro d'Alessio, dopo avere disposto, il 29 ottobre scorso, il sequestro della discarica per rifiuti speciali non pericolosi di Scala Coeli per il delitto di disastro ambientale (art. 452 - quater c.p.), ha applicato la misura cautelare del divieto temporaneo di esercitare l’attività professionale di ingegnere, per la durata di 12 mesi, nei confronti del Direttore dei Lavori relativi alla realizzazione del secondo invaso della discarica, al quale è provvisoriamente contestato il concorso nel reato di disastro ambientale; con il medesimo provvedimento, il Gip ha applicato la misura cautelare della sospensione dall’esercizio del pubblico ufficio nei confronti di un funzionario dell’Arpacal in relazione alla provvisoria imputazione di rifiuto di atti di ufficio (art. 328, comma 1, c.p.). Questo è quanto si apprende da una nota stampa diramata dalla stessa Procura della Repubblica di Castrovillari.
In particolare - si legge ancora nella nota - a livello di gravità indiziaria e salvo le successive verifiche, si è ritenuto che il Direttore dei Lavori avrebbe concorso con altri soggetti (l’amministratore del tempo della società titolare della discarica, i due amministratori della società esecutrice dei lavori relativi all’impianto, l’amministratore della società che ha realizzato l’impermeabilizzazione dell’invaso), nel reato di disastro ambientale, concordando con essi l’installazione di una tubazione, successivamente tombata, con diametro di 60 cm e lunghezza superiore a 60 m, non prevista in progetto né autorizzata dalla Regione Calabria, posta nella parte inferiore dell'invaso e che avrebbe consentito al percolato di fluire all’esterno dell’argine artificiale, omettendone, altresì, la segnalazione agli enti preposti; inoltre, egli avrebbe attestato, con apposito verbale, la corretta realizzazione dei lavori in trattazione, circostanza che non sarebbe corrispondente al vero.
In relazione alla posizione del funzionario Arpacal, si è altresì ritenuto, del pari a livello di gravità indiziaria e salvo le successive verifiche, che questi, nell’esercizio delle funzioni, pur avendo accertato, a seguito di controllo ispettivo effettuato in data 2 gennaio 2023, la presenza di circa 40 cm di percolato sul fondo del secondo invaso, avrebbe omesso di redigere un compiuto verbale ispettivo contenente, in particolare, il riscontro della violazione del provvedimento A.I.A. D.D.G. n. 14284 del 20.11.2019, nella parte in cui che impone al titolare della discarica la completa rimozione del percolato insistente al di sopra del sistema di impermeabilizzazione; avrebbe, altresì, omesso di effettuare le conseguenti comunicazioni alle competenti autorità amministrative e giudiziarie, alle quali era tenuto per legge.
Il procedimento, per le ipotesi di reato, è attualmente nella fase delle indagini preliminari. È d’obbligo rilevare che gli odierni indagati sono, allo stato, gravemente indiziati per i delitti in relazione ai quali si procede e che la loro posizione sarà definitivamente vagliata giudizialmente solo dopo l’emissione di una sentenza passata in giudicato in ossequio al principio costituzionale di presunzione di innocenza.