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Operai sul tetto e studenti a casa: intanto la pioggia bagna una guerra tra poveri senza fine

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CORIGLIANO - ROSSANO - «Se non fossi dovuta andare al lavoro sarei salita sul tetto con loro». Una delle tante testimonianze delle mamme che anche questa mattina hanno portato i loro figli a scuola e che si sono sentite dire che oggi lezione non ce n’era. «Non mi sembra che siano dei terroristi pericolosi per i ragazzi» fa eco un altro genitore. E il riferimento è agli operai che per protesta sono da due giorni sul tetto del plesso scolastico in Viale De Rosis tentando un confronto con la società che si occupa della pulizia del verde pubblico per conto del comune che li ha licenziati su due piedi. O meglio, semplicemente non li ha più riassunti.

Ma procediamo per gradi. Il punto è che ieri mattina sia gli studenti della Roncalli che quelli della Levi sono tornati a casa con le pive nel sacco. Anzi, nello zaino. Sono arrivati davanti a scuola ed hanno trovato la protesta in essere. Oggi, secondo giorno della settimana, il copione si ripete ma la reazione dei due dirigenti è diversa.  La preside della Levi fa avvisare per messaggio tutte le famiglie, e con largo anticipo prima del suono della campanella, che le lezioni riprenderanno regolarmente. Gli studenti dunque arrivano davanti all’istituto e con buona pace degli ex dipendenti sul tetto entrano comunque in classe. Gli alunni della Roncalli invece arrivano davanti all’ingresso senza saper bene cosa fare. Poi, sul posto, ricevono la notizia: niente scuola. «E domani, come dovremo comportarci: i nostri figli potranno sedersi sui banchi oppure no?». La dirigente scolastica della Roncalli, vista la manifestazione sul tetto, non se l’è sentita di assumersi la responsabilità e temendo problemi di sicurezza non ha fatto entrare gli studenti. Ma l’interrogativo che aleggia su alunni e genitori è questo: fino a quando ci verrà negato il diritto allo studio?

Perché a farla breve, in fondo, di questo si tratta. La fotografia (amara) di questi padri di famiglia sul tetto della scuola e dei nostri ragazzi costretti ad andare a casa riassume una doppia privazione. Un doppio diritto negato: quello al lavoro ma anche quello allo studio.

«Invito tutti i genitori del plesso interessato dalla protesta – lancia la provocazione Bruno Graziano del sindacato autonomo CUB – insieme alle famiglie di questi operai rimasti senza lavoro ad unirsi con noi alla protesta. Si dice che l’azienda vincitrice dell’appalto per la gestione del verde pubblico abbia assunto 23 operai ex novo mandandone a casa 12, per giunta specializzati, che avevano lavorato fino ad ora nel settore».

Insomma, avanti il nuovo e via il vecchio. E poco importa se questi stipendi servissero a portare il pane a casa di dodici famiglie. Pare però che durante la formulazione della gara ci sia stata una grossa dimenticanza: quella di mettere nero su bianco la clausola sociale, un sistema di procedure volte a garantire la salvaguardia dei posti di lavoro mediante l'assunzione degli operai che vi lavoravano già prima. Di conseguenza, fatti salvi principi etici e conti con la propria coscienza, l’azienda che ha vinto la gara ha potuto liberamente scegliere come regolarsi.

E così nonostante la pioggia i lavoratori sono sul tetto e gli studenti sono dovuti tornare a casa. Mentre le famiglie degli ex dipendenti si chiedono quale sarà il loro futuro, i genitori degli iscritti alla Roncalli si domandano per quanto tempo i ragazzi non potranno esercitare il loro diritto di proseguire il programma e di frequentare le attività pomeridiane scelte per quest’anno scolastico.

Quel che è certo è che «gli operai non scenderanno dal tetto finché non otterranno un confronto con la ditta» – dice il sindacalista Graziano -. E gli studenti della Roncalli invece quando potranno rientrare in classe?

Valentina Beli
Autore: Valentina Beli

“Fare il giornalista è sempre meglio che lavorare” diceva con ironia Luigi Barzini. E in effetti aveva ragione. Per chi fa questo mestiere il giornalismo non è un lavoro: è un’esigenza, una passione. Giornalista professionista dal 2011, ho avuto l’opportunità di scrivere per diversi quotidiani e di misurarmi con uno strumento affascinante come la radio. Ora si è presentata l’occasione di raccontare le cronache e le storie di un territorio che da qualche anno mi ha accolta facendomi sentire come a casa. Ed io sono entusiasta di poterlo fare