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Carcere di Corigliano-Rossano: aggredito un agente della polizia penitenziaria

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CORIGLIANO-ROSSANO - Il carcere di Corigliano-Rossano si è reso nuovamente teatro di disordini tra agenti e detenuti.

«Nel carcere di Rossano - si legge nella nota diramata dalla segreteria nazionale del Sappe (Sindacato autonomo della Polizia penitenziaria) - c'è stata un’aggressione contro un agente della polizia penitenziaria, continua l’emergenza. Dalle aggressioni al continuo ritrovamento di telefoni cellulari, l’ultimo rinvenuto nei giorni scorsi. Nella mattinata di ieri, un detenuto, già sottoposto a regime del 14 bis (al quale vengono sottoposti i reclusi che col loro comportamento mettono in crisi la sicurezza della struttura, ovvero con violenza e minaccia impediscono l’attività degli  altri detenuti e si avvalgono dello stato di soggezione degli stessi nei loro confronti), per essersi reso protagonista di un precedente atto di violenza, ha aggredito un agente addetto alla vigilanza della sezione, cercando d’impossessarsi delle chiavi, al fine di liberare tutti gli altri ristretti. L’agente, al quale va la nostra solidarietà, è riuscito ad evitare il peggio, proteggendo le chiavi e dando l’allarme, nonostante sia stato violentemente strattonato, tanto da essere stato refertato presso il locale Pronto Soccorso».

«Solo grazie al pronto intervento dell’ormai esiguo personale presente - affermano Giovanni Battista Durante, segretario generale aggiunto del SAPPe e Damiano Bellucci, segretario nazionale - è stato scongiurato il peggio, essendo gli agenti riusciti a riportare il detenuto alla calma e a ripristinare la sicurezza all’interno della sezione detentiva».

«Purtroppo, il carcere di Rossano non è nuovo a questi episodi, riconducibili ad aggressioni al personale che, puntualmente, non sono seguiti da un necessario trasferimento del detenuto violento. Infatti, negli ultimi mesi, più volte sono stati posti in essere atti di violenza contro il personale di polizia penitenziaria che si ritrova a dover gestire il detenuto resosi protagonista di tali episodi. Altro grave problema del carcere Rossanese è dato dalla presenza dei detenuti affetti da problemi psichiatrici, circa 80, di cui 20 considerati abbastanza gravi, nonostante non sia presente un’ articolazione territoriale di salute mentale per la gestione degli stessi. Tra l’altro, ci riferiscono che nello stesso istituto lo psichiatra fa due accessi a settimana, assolutamente insufficienti per seguire i detenuti che ne avrebbero bisogno. 
Tale problema sussiste ormai dalla chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari, allorquando tutto il disagio si è riversato nelle carceri, compresi, a volte anche i soggetti prosciolti per incapacità di intendere e di volere che, se in custodia cautelare, continuano a permanere in carcere, com’è avvenuto a Rebibbia di recente, fatto per il quale la CEDU ha condannato l’Italia, se liberi, invece , restano sul territorio, perché nelle REMS, spesso, non c’è posto. Su questo problema è intervenuta anche la Corte costituzionale, a gennaio di quest’anno, evidenziando che la riforma fatta a suo tempo andrebbe riscritta, poiché il coordinamento delle REMS deve restare in capo al mistero della Giustizia. Inoltre, la Corte ha evidenziato come queste persone non ricevano cure adeguate e non garantiscano condizioni di sicurezza per loro, per gli altri reclusi e per il personale. Neanche l’Amministrazione penitenziaria è stata capace, in questi anni, di organizzarsi, attraverso adeguate articolazioni di salute mentale». 

Rita Rizzuti
Autore: Rita Rizzuti

Nata nel 1994, laureata in Scienze Filosofiche, ho studiato Editoria e Marketing Digitale. Amo leggere e tutto ciò che riguarda la parola e il linguaggio. Le profonde questioni umane mi affascinano e mi tormentano. Difendo sempre le mie idee.