«Nel cosentino fusti per oli esausti usati come cuccia, ma per il medico dell’Asp è tutto ok»
È quanto denuncia il movimento Stop Animal Crimes Italia: «Non si potrà parlare di tutela animale fino a quando i veterinari delle Aziende Veterinarie non si decideranno a riconoscere il maltrattamento come reato»
LAGO - «Le immagini fotografiche parlano più di ogni altra parola, non c’è nulla da spiegare!
Non si potrà parlare di tutela animale fino a quando i veterinari delle Aziende Veterinarie (Asp, Ats, Asl, Asrem, ecc), tranne qualche mosca bianca, non si decideranno a riconoscere il maltrattamento come reato, come prevede la legge dello Stato, in luogo delle solite dannose pavide prescrizioni (consigli amichevoli sulla messa a norma) o, quando va alla grande, sanzioni amministrative. Ma quali sono le reali motivazioni che spingono le Asl ad agire in questa maniera? Diremo presto la nostra!».
È quanto si legge in una nota stampa del movimento Stop Animal Crimes Italia che così continua: «L’ennesima prova l’abbiamo avuta a Lago, un Comune in provincia di Cosenza, dove il Movimento “Stop Animal Crimes Italia” unitamente ai Carabinieri e a un medico veterinario ASP hanno eseguito in data di martedì 8 novembre un sopralluogo presso persona nota per non aver mai risparmiato ai cani episodi violenti».
«Al nostro arrivo – scrivono - 2 cani erano detenuti a catena, legati a catena e per riparo un bidone degli oli esausti, mentre un terzo cane era libero; era presente un box. Tutti e 3 i cani erano sprovvisti di microchip. Per il medico della ASP nulla! Nessun maltrattamento e via alle solite prescrizioni verbali dirette a suggerire al proprietario di costruire dei recinti in 10/15 giorni; affermazione di fronte alla quale nulla potevano far di più i militari presenti, essendo ritenuto il veterinario Asp il solo a poter accertare o meno il reato de qua».
«Torneremo a breve in loco, - continuano - probabilmente troveremo la medesima situazione, e allora faremo di tutto per far applicare la legge, ricordando che 1) il reato di maltrattamento animali, secondo il codice penale, è suddiviso in 2 fattispecie: il delitto (art. 544 ter c.p.) che prevede la lesione fisica ma anche psicologica dell’animale e la contravvenzione (art. 727 c.p.) che prevede le condizioni incompatibili con la natura dell’animale ossia l’ambiente non idoneo a garantire la libera manifestazione delle necessità etologiche della specie (movimento, gioco, socializzazione, igiene, ecc..); contravvenzione che in questa realtà descritta era palese ma che - per il fatto che le FF.OO. non abbiano, giustamente, contezza della materia e per il fatto (più grave) che le Procure diano per scontato l’esclusività dell’affidamento della competenza e potere di controllo alle ASL (ignorando la giurisprudenza e il parere di sempre più lungimiranti Magistrati) - è stata totalmente ignorata!».
«Realtà analoga, a dimostrazione che questo vuoto unisce l’Italia, l’abbiamo vissuta in questi giorni anche a Roma, Brescia e a Torino (video pubblicati sulla nostra pagina FB) dove, cani detenuti in palese maltrattamento ambientale (art. 727 c.p.), sono stati ritenuti detenuti a norma».