Pestato a sangue perché gay: 15enne aggredito sul lungomare
L’aggressione, avvenuta sabato scorso nel capoluogo pitagorico, è solo la punta dell’iceberg. Prima ci sono state minacce, offese e ingiurie. Il padre: «Il contesto in cui viviamo mi fa paura»
CROTONE – È sabato. Passeggi sul lungomare di Crotone. È una tranquilla sera d’estate, hai 15 anni e vorresti solamente rilassarti un pò, ma non puoi. Non puoi perché il tuo orientamento sessuale “infastidisce qualcuno” che decide di scagliarsi su di te colpendoti con calci e pugni. Assurdo. Paradossale. Ingiustificabile.
È quanto accaduto ad un ragazzino aggredito sul lungomare del capoluogo pitagorico perché omosessuale. A rivelare l’accaduto è il bisettimanale “il Crotonese” che, attraverso la voce del padre, ha raccontato la vicenda.
Ma l’aggressione è solo la punta dell’iceberg. Prima ci sono state minacce, offese e ingiurie. Poi è sopraggiunta la violenza fisica: sabato scorso, come riporta il Crotonese, il giovane dopo aver semplicemente salutato un’amica è stato aggredito da un ragazzo maggiorenne.
In seguito è stato portato in ospedale dove gli sono stati riscontrati gravi traumi fisici.
«Solo ora ho più chiara la situazione – ha raccontato a “il Crotonese” il padre del ragazzino -. Mio figlio da questo ragazzo più grande di lui subiva vessazioni da mesi. Ieri ha trovato il coraggio di farmi sentire dei messaggi vocali in cui dalla stessa persona veniva minacciato, gli ha anche detto che gli avrebbe tagliato la testa con un’ascia».
«Mi fa soffrire – ha continuato l’uomo – la consapevolezza di essere solo con mio figlio. Non mi crea problemi il suo orientamento sessuale, voglio che sia felice, lo rispetto comunque esso sia, ma mi fa paura il contesto culturale in cui viviamo. Non c’è legge che tuteli contro queste mortificazioni e mio figlio ne ha subìte tante. Abbiamo cambiato tre scuole, sempre perché veniva etichettato come una femminuccia, veniva escluso. Questa è la vera sofferenza per un genitore, non il fatto che sia gay. L’ipocrisia fa più male dei pugni che ha preso in faccia. Oltre ai suoi insegnanti non lo difende nessuno».
L’aggressore è stato identificato dalla polizia, ma questo al padre non basta. Dalle sue parole si capisce che ha perso la fiducia nella giustizia: «Al momento – ha detto – non ha senso nemmeno denunciarlo perché non esiste una legge che persegua le ingiurie legate all’orientamento sessuale, tutti possono farle e restare impuniti. Chi non vuole la legge Zan forse è perché ritiene giusto che si continui a legittimare simili cose. Bisogna essere toccati da vicino per capire il dolore che generano. Cosa resta da fare ad un padre come me allora? Farsi giustizia da soli?» si chiede amaramente.