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Un'altra notte da incubo nel pronto soccorso di Rossano: pazienti Covid vanno e vengono da Cosenza

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CORIGLIANO-ROSSANO - È stata un'altra notte da incubo al pronto soccorso "Giannettasio" di Rossano. A rendere difficile l'attività di intervento sui pazienti è la mancanza di una struttura idonea che possa accogliere e trattare i malati sospetti Covid che ormai con frequenza costante arrivano nella struttura bizantina. 

Anche quella appena trascorsa sarebbe stata una notte "normale" (se si può definire normale una situazione che da un decennio ormai lavora in continua sofferenza) se solo tutta la "filiera" anti-covid avesse funzionato a dovere. E, quindi, se le tende pre-triage fossero state operative, se il percorso dedicato avesse funzionato a dovere e se l'Azienda sanitaria di Cosenza avesse fornito di un numero congruo di medici e personale il nuovo laboratorio per processare i tamponi, insediato proprio all'interno dello spoke di Corigliano-Rossano.

Invece, si fa quel che si può, gli operatori sanitari sono costretti a lavorare alla meno peggio e a discapito della loro stessa salute.

Succede, infatti, che stamattina l'attività del Pronto soccorso del nosocomio rossanese fosse quasi del tutto paralizzato perché le stanze dedicate ai pazienti covid (o sospetti tali), che non possono essere ricoverati se non hanno l'esito negativo del tampone, erano tutte occupate insieme anche alla sala chirurgica destinata all'isolamento di un altro paziente arrivato nel punto di primo intervento con sospetta patologia da Sars-Cov-2.

Si tratta del famoso "imbuto" che denunciavano qualche giorno fa e che è stato oggetto anche di una interrogazione parlamentare al Ministro della Salute, Roberto Speranza.

Una strozzatura all'accesso del sistema ospedaliero che si crea a causa dell'intempestività e l'inadeguatezza della struttura a poter trattare i casi da coronavirus.

Da quanto ci risulta, in realtà, il laboratorio tamponi sabato e domenica non lavora (al sabato riceve solo i test molecolari eseguiti per poi processarli il lunedì successivo). Per questo motivo, nella nottata un giovane paziente, dopo aver fatto una Tac che aveva dato esito positivo su una sospetta polmonite interstiziale, aveva necessità di eseguire il tampone di verifica. A questo punto i medici del Pronto soccorso, non avendo possibilità di eseguirlo all'interno del presidio, decidono di trasferirlo all'Hub di Cosenza per eseguire tutti gli accertamenti del caso

L'ambulanza parte, arriva all'Annunziata, ma tempo due ore il paziente viene rispedito nuovamente al Giannettasio, senza che nessuno gli abbia dato conferma sul suo stato di salute e con una polmonite in corso. Tutto tace, nessuno sa dare risposte mentre piccole cose, piccolissimi accorgimenti che potrebbero dare sollievo ad una situazione già di per sé drammatica non vengono ancora attuati. Ma qualcuno dice che "va tutto bene".

Marco Lefosse
Autore: Marco Lefosse

Classe 1982, è schietto, Idealista e padre innamorato. Giornalista pubblicista dal 2011. Appena diciottenne scrive alcuni contributi sulla giovane destra calabrese per Linea e per i settimanali il Borghese e lo Stato. A gennaio del 2004 inizia a muovere i passi nei quotidiani regionali. Collabora con il Quotidiano della Calabria. Nel 2006 accoglie con entusiasmo l’invito dell’allora direttore de La Provincia, Genevieve Makaping, ad entrare nella squadra della redazione ionica. Nel 2008 scrive per Calabria Ora. Nell’aprile 2018 entra a far parte della redazione di LaC come corrispondente per i territori dell’alto Jonio calabrese. Dall’1 giugno del 2020, accoglie con piacere ed entusiasmo l’invito dell’editore di guidare l’Eco Dello Jonio, prestigioso canale di informazione della Sibaritide, con una sfida: rigenerare con nuova linfa ed entusiasmo un prodotto editoriale già di per sé alto e importante, continuando a raccontare il territorio senza filtri e sempre dalla parte della gente.