di FABIO BUONOFIGLIO In stato confusionale. E dal giugno 2013, quando
Giuseppe Geraci, alla testa d’un gruppo di liste civiche ispirate al centrodestra, ebbe partita facilissima nel (ri)diventare sindaco di
Corigliano Calabro per la terza volta nella sua lunga vita politica. Già. Un tempo quanti stavano dall’altra parte prendevano l’appellativo d’“opposizioni” perché propugnatori di programmi alternativi a quello del vincitore e non soltanto per ragioni di carattere ideologico ormai ferrivecchi d’una politica trapassata. Oggi, invece, quanti stanno dall’altra parte possono definirsi – semplicisticamente – minoranze. Punto. Perché i gruppi politici di minoranza che siedono nel Consiglio comunale di Corigliano Calabro non ne vogliono proprio sapere d’opporsi all’amministrazione del sindaco Geraci, vituperata a furor di popolo su blog, social network e in piazza, quella vera col popolo in carne ed ossa giunto fin sotto il palazzo municipale a protestare la propria indignazione e non soltanto per l’aumento sconsiderato della tassa sui rifiuti urbani. Figurarsi se gli stessi consiglieri vogliono saperne di mandarla a casa l’amministrazione. Nessuna presa in considerazione, infatti, da parte dei consiglieri comunali del Partito democratico, del Nuovo centro destra, di Forza Italia e d’un paio di liste civiche, in merito alla proposta lanciata pubblicamente poco più d’una settimana fa da parte del consigliere del
Movimento 5 Stelle, Francesco Sapia. Il quale perorava la presentazione d’una mozione di sfiducia nella prossima seduta consiliare – già fissata per mercoledì prossimo 23 dicembre – finalizzata a fare da “amo” per quei consiglieri della maggioranza-Geraci che da tempo palesano “malumori”, benché non espressi in modo pubblico ed ufficiale, nei confronti del sindaco e del suo modo approssimativo d’amministrare la città senza darle alcun “orizzonte”. Con una congrega d’assessori senza arte né parte dediti all’improvvisazione a mò d’intrattenitori d’avanspettacolo, mentre la città si spegne languidamente giorno dopo giorno. «Su ognuno di noi grava la responsabilità politica e morale d’interrompere al più presto questa infelice parentesi buia della nostra città, e se non lo facessimo saremmo in parte colpevoli rispetto alle prossime generazioni», aveva scritto nero su bianco il consigliere dei 5 Stelle Sapia. E martedì 15 dicembre scorso ha avuto riscontro negativo tanto da parte dei consiglieri del Pd Giovanni Spezzano e Carmen Emiliana Fusaro, quanto da quelli del Nuovo centro destra, Elvira Campana e Giorgio Triolo, quanto dal consigliere civico Francesco Madeo. Presenti a una riunione che di politico avrà avuto certamente ben poco nella sede cittadina del Pd. I consiglieri di minoranza non hanno ritenuto opportuno tentare di dare una “spallata” al sindaco Geraci ed ai suoi. Non se ne farà nulla della mozione di sfiducia, essa non sarà presentata in Consiglio. Minoranze in stato confusionale, dunque. «Ne prendo atto», ha dichiarato Sapia, ma è evidente come la sua “mossa” abbia messo a nudo tutte le deficienze politiche da parte delle minoranze consiliari, solo e soltanto effimeramente critiche nei confronti dell’amministrazione Geraci e il più delle volte solo e soltanto a mezzo stampa. Ciò mentre sul conto d’alcuni degli stessi consiglieri emergono indiscrezioni circa una loro presunta disponibilità, invece, ad un’iniziativa “eterodiretta” da parte d’un consigliere regionale della zona, finalizzata alla presentazione delle dimissioni in blocco davanti a un notaio d’un numero di consiglieri eterogeneo tra l’attuale maggioranza-Geraci e le minoranze consiliari, per formare una maggioranza protesa a mandare a casa il Consiglio comunale coriglianese e con esso il sindaco Geraci e la sua Giunta. Un disegno occulto, dunque, finalizzato allo stesso tipo d’operazione che ha visto soccombere nelle settimane scorse dapprima il sindaco di Cassano Jonio, Gianni Papasso, e subito dopo il collega di Rossano, Giuseppe Antoniotti. Un piano già abbandonato a Corigliano Calabro? Staremo a vedere.