È arrivata, con un giorno d’anticipo, la nuovissima Tac-Covid (che rimarrà lì anche quando questo maledetto virus avrà finito di tormentarci) al presidio ospedaliero “Giannettasio” di Rossano. Serviranno, ora, altri giorni per installarla e metterla in funzione. Ma ciò significa, in sostanza, che al netto delle posizioni forti e del dibattito in atto sull’utilità (o meno) di un centro covid, a quanto pare gli interventi e i lavori per aprire il reparto speciale nella terza città della Calabria continuano ad andare avanti. Nei giorni scorsi è stato realizzato il nuovo percorso dedicato, oggi è arrivata la tac e da domani si attendono ulteriori lavori sia per rendere operativo lo scanner tomografico sia per allestire i padiglioni del nosocomio (primo e quinto piano). Ma la parola d’ordine di questi tempi è una sola: sicurezza! Siamo certi che un centro Covid insediato nell’unico ospedale d’emergenza del vasto territorio della Sibaritide possa essere davvero la panacea per i mali (gravi) della nostra sanità? Tutto dipende dall’approccio tecnico – innanzitutto – e poi anche politico e psicologico che si ha a questa forma di assistenza ospedaliera. Non per niente, in un articolo di qualche giorno fa parlavamo di un “fortino” nel “Giannettasio”. Perché questo dovrà essere, con annessi e connessi. Se la gestione dei pazienti infetti verrà fatta come da protocollo, tra l’altro ben dettagliato dall’Istituto superiore di sanità, i rischi di contagio dovrebbero essere pari a zero. Ma siamo in Calabria e la premura non è mai troppo poca. Innanzitutto, si parta dal personale impiegato. È impensabile che un nascente centro covid possa essere gestito in maniera interdivisionale. Cioè, sarebbe follia che i medici, gli infermieri e gli operatori sanitari assegnati alle diverse unità operative dello spoke Corigliano-Rossano facciano i turni per tenere in vita un’unità operativa che definirla “complessa” è dire poco. Ma su questo è stato chiaro il commissario dell’Asp, Giuseppe Zuccatelli. Che, interpellato a riguardo, ha detto: «Il personale di assistenza infermieristica e OSS sarà personale dedicato all’area Covid. Dalle ore 8 alle ore 20 vi sono medici dedicati, dalle ore 20 alle ore 8 scatta la guardia notturna. Per i quali, se necessita l’intervento in area Covid ci sono i dispositivi di protezione individuale, di cui l’ospedale è ben fornito». Insomma, l’apertura del reparto Covid – che da quanto se ne sa, almeno per i primi tempi, non dovrebbe trattare pazienti in intensiva ma solo ospedalizzati in osservazione e in assistenza respiratoria – sarà successiva al reclutamento di nuovi medici e di nuovo personale infermieristico e di assistenza sanitaria. Se già questo fosse garantito, il boccone sarebbe meno amaro. Sempre che si tratti di un boccone amaro. Già, perché un centro covid, atteso che questo virus – ce lo auguriamo tutti - non durerà per sempre, alla fine porterà all’apertura di un nuovo Reparto nello spoke di Corigliano-Rossano. Che in tempo di guerra e soprattutto di atavica penuria di servizi sanitari non è cosa da poco. Il trattamento ospedaliero del coronavirus oggi viene gestito da medici pneumologi e la unità operativa complessa di pneumologia, che in prospettiva futura potrebbe consentire anche l’ampliamento dell’offerta sanitaria ospedaliera, in questo momento nel territorio ionico non c’è. Tutto questo, assieme ad una quantità come 36 posti letto in più (il 15% dei posti letto effettivi ad oggi operativi su Corigliano-Rossano) che alla fine della fiera covid, insieme alla tac e a tutte le strumentazioni medicali che dovrebbero arrivare a breve, dovrebbero rimanere attive nello spoke. Ma questo è solo sulla carta. Quello che si chiede – ed è essenziale – è che se proprio questo centro covid s’ha da fare è che sia davvero un fortino per la sicurezza e la tranquillità di tutti. Soprattutto del personale di corsia che vivono quotidianamente con il timore di non poter proteggere la propria vita (l’Italia in questo momento si contano più di 150 medici morti per il coronavirus). Lo si faccia per i cittadini che stanno iniziando ad assaporare il gusto della normalità in un territorio che sta vedendo scemare, seppur lentamente, l’invasione del covid-19. Lo si faccia per il rispetto della parte sociale attiva di questa città che sta palesando non poche perplessità in merito alla nascita di un reparto Covid, alimentate soprattutto dall’eterna fase di negatività in cui è stata costretto il diritto alla salute nel territorio.
mar.lef.