DI SAMANTHA TARANTINO Lucia, la giovane Santa siracusana, alla quale la tradizione del Sud Italia, ma non solo, è profondamente legata, in un misticismo fatto di simboli cristiani, in cui la
lux (luce in latino) è l’origine del nome Lucia. Lucia visse nel III secolo, all’epoca delle persecuzioni dei Cristiani da parte dell’imperatore Diocleziano. Lei, giovane cristiana siracusana ebbe la sfortuna di finire nelle non corrisposte attenzioni, di un giovane pagano. Legata a doppio nodo a Sant’Agata, che la consacrò per sempre a Dio, come Giovanna D’Arco fu accusata di stregoneria e torturata col fuoco, ma le fiamme non la toccarono. Fu infine messa in ginocchio e decapitata, o secondo le fonti latine, finita con un pugnale in gola (
jugulatio). Ma perché si festeggia il 13 dicembre? Dobbiamo fare riferimento alla fine del XVII secolo ed al periodo di carestia nel Siracusano. Infatti si narra che il 13 dicembre del 1646 una quaglia volò dentro al Duomo di Siracusa, poggiandosi sul soglio episcopale. Proprio in quel momento, fu annunciato l'arrivo di un carico di grano al porto di Siracusa, che sancì il periodo di povertà che i cittadini stavano vivendo. Date le condizioni disperate, i siracusani non aspettarono di macinare il grano per farne farina, ma lo bollirono e lo mangiarono subito. È questo il legame del grano, la
cuccìa o coccìa (il riso nei paesi più a nord). Il buio delle tenebre e la luce della sua protezione: la vista, per quella luce intrinseca al suo nome. E il vecchio saggio che dice
“Santa Lucia, il giorno più corto che ci sia”: sappiamo che non è così, perché il solstizio d’inverno cade tra il 21 e il 22, ma in fondo è così bello credere nelle tradizioni, soprattutto quelle legate al Natale, la nascita di Gesù, i Re Magi, l’Epifania. Forse conoscere la vera storia non fa bene a nessuno e probabilmente in tempi di cuori aridi e pochi sorrisi, credere nelle tradizioni è l’unica cosa che ci rimane.