A seguito dell'autorizzazione all'utilizzo del plasma, la Calabria avvia l’iter per applicarlo in tutti gli ospedali della Regione
La Calabria è stata tra le prime regioni a comprendere l’importanza del protocollo ideato dagli ospedali di Pavia e Mantova, che utilizza il plasma iperimmune per curare i pazienti affetti da Covid-19. Il professor
Francesco Zinno, direttore del servizio trasfusionale dell’azienda ospedaliera di Cosenza, insieme ai responsabili dell’hub di Catanzaro, ha letto il lavoro compiuto dai ricercatori del nord e avviato immediatamente l’iter per applicarlo in tutti gli ospedali della Regione. Il protocollo scelto dalla Regione è quello ideato dal dottor Perotti in collaborazione con il team condotto da Franchini e De Donno: «E’ una terapia di frontiera che ha cercato di sopperire alla mancanza di cura per il Covid-19. Nel caso del protocollo di Pavia, è stata posta
una pietra miliare nel mondo della medicina. Anche se ci sono dei limiti, e non è una cura definitiva al Covid-19, con il tempo potremo studiarlo e perfezionarlo ancora» «Anche se ora non ci sono i pazienti da curare, la regione ha avviato un protocollo di raccolta con il piano di realizzare
una banca del plasma iperimmune. Le sacche ci torneranno utili nel momento in cui ci sarà una recrudescenza. Solo a Cosenza ora abbiamo valutato 12 probabili donatori di plasma iperimmune e 4 sono risultati essere idonei, cioè circa il 30 per cento del totale. Negli altri centri si sta procedendo allo stesso modo. Come nella maggior parte delle regioni, i donatori prima vengono sottoposti ai test di verifica della guarigione da Covid-19 – per la selezione valgono i due tamponi risultati negativi e la misurazione della presenza in quantità di anticorpi – poi vengono applicati i
requisiti validi per i donatori di sangue. Nel nostro caso abbiamo deciso di non reclutare le persone sopra i 60 anni» Con il programma di lotta al Covid-19, al dottor Zinno sembra evidente il ruolo dei donatori di sangue: «Qui in Calabria le associazioni come
Fidas e Avis svolgono un ruolo centrale nel reclutamento dei pazienti guariti. Intanto perché devono godere di buona salute, criterio essenziale anche per essere donatore di sangue. Poi perché le associazioni ci stanno aiutando nella ricerca: i volontari individuano, tra i donatori, i guariti da Covid-19 e coloro che vogliono partecipare alla terapia disposti a donare il plasma.
Ringrazio le associazioni per l’importante lavoro che stanno svolgendo»