Giovani schiacciati dal mal di vivere e anziani che muoiono soli: nella Calabria del nord-est aumentano i drammi umani
Tra fragilità sommerse, solitudini silenziose e legami che si spezzano, l’assessore alle Politiche sociali Marinella Grillo invita la comunità a riscoprirsi tale: «Nessuno è invisibile se scegliamo di esserci»
CORIGLIANO-ROSSANO - C’è una scia invisibile che attraversa Corigliano-Rossano e il territorio della Calabria del nord-est. Non fa rumore nelle notizxie di cronaca e quasi mai occupa i titoli dei giornali, ma pesa come un macigno sulle coscienze: è la somma di solitudini che diventano tragedia. Negli ultimi mesi, infatti, si è registrata, con maggiore frequenza, una cadenza inquieta di morti violente legate al disagio profondo, soprattutto tra i giovani, e drammi di anziani ritrovati senza vita nelle proprie abitazioni. Storie diverse, unite dallo stesso filo: l’isolamento, la fragilità non intercettata, il silenzio.
È il mal di vivere che cresce sotto la superficie. Giovani circondati da relazioni apparenti, spesso tossiche, iperconnessi eppure soli; anziani che, dopo una vita di lavoro e legami, si ritrovano a contare i giorni in stanze chiuse. A volte nessuno bussa. A volte nessuno si accorge che quella porta non si apre più.
In questo tempo che precede il Natale — quando luci e vetrine promettono calore — il contrasto è ancora più stridente. Perché il Natale, se resta solo una cornice, rischia di accentuare il vuoto. E allora l’interrogativo non può essere rimandato: che comunità siamo, se lasciamo scivolare nell’ombra chi soffre?
Sul punto è intervenuta l’assessore comunale alle Politiche sociali di Corigliano-Rossano, Marinella Grillo, con parole che chiamano tutti — istituzioni e cittadini — a una responsabilità condivisa: «Esprimo una profonda preoccupazione per tutte quelle persone che vivono una condizione di solitudine silenziosa, come gli anziani che spesso sono soli nelle proprie case, ma anche i giovani che, pur circondati da relazioni apparenti, vivono una fragilità profonda e un senso di isolamento sommerso e non intercettato. Questa è una ferita sociale e non possiamo permetterci di voltare lo sguardo altrove».
Non è solo una questione di servizi, ma di prossimità. Di capacità di riconoscere i segnali prima che diventino emergenza. «È compito delle istituzioni — continua Grillo — ascoltare e intervenire con politiche di prossimità e con servizi capaci di raggiungere chi non chiede aiuto. Nessuno è davvero invisibile, se la comunità sceglie di esserci».
La chiave, allora, è fare rete. Una rete vera, non formale: istituzioni, associazioni, Chiesa, volontariato, famiglie. «Soltanto insieme — sottolinea l’assessore — possiamo costruire argini alla solitudine, restituire senso, ascolto e dignità alle persone. Prendersi cura gli uni degli altri, intercettare il disagio prima che esploda: solo così possiamo essere una comunità capace di non lasciare indietro nessuno».
Il Natale che arriva, quindi, può essere un buon proposito collettivo, non una parentesi retorica. Un invito a tornare umani: a bussare a una porta, a fare una telefonata in più, a segnalare un disagio, a sostenere chi lavora ogni giorno sul fronte sociale. Perché dietro ogni cronaca c’è una vita che poteva essere ascoltata prima.
Se c’è una sfida che questo territorio non può eludere è proprio questa: trasformare l’indignazione in presenza, la commozione in azione. Non lasciare solo nessuno. Non lasciare indietro nessuno. Anche — e soprattutto — quando le luci di Natale si spengono.