Sepsi, quando la formazione salva vite: professionisti a confronto nel congresso promosso dall’Ordine dei Biologi
Una giornata di studio e confronto al Palazzo di Vetro ha riunito biologi, medici e operatori sanitari per fare il punto su una delle emergenze cliniche più insidiose
CORIGLIANO-ROSSANO – C’è un tema della medicina moderna che non concede distrazioni né approssimazioni: la sepsi. Una patologia subdola, spesso rapidissima, che ogni anno nel mondo miete più vittime dell’infarto e di molte forme tumorali. Per questo, ogni occasione di studio, aggiornamento e confronto rappresenta molto più di un appuntamento tecnico: è un investimento diretto sulla vita delle persone e sulla sicurezza dei pazienti.
Lo si è visto chiaramente nella sala conferenze del Palazzo di Vetro, sede del Distretto Jonio Sud di Corigliano-Rossano, dove si è tenuto il congresso scientifico “Gestione della sepsi in area critica”, promosso dall’Ordine dei Biologi. Una giornata intensa, partecipata, ricca di interventi e di contributi provenienti da biologi, medici, infermieri, tecnici e professionisti che ogni giorno, dentro gli ospedali, combattono contro il tempo per salvare chi è colpito da infezioni gravi.
L’apertura dei lavori è stata affidata ai saluti del presidente dell’Ordine dei Biologi, dott. Laurendi, che ha ricordato il ruolo cruciale della biologia clinica nei percorsi diagnostici. A seguire, il direttore generale dell’Asp di Cosenza dott. Graziano ha portato un messaggio chiaro: la lotta alla sepsi passa dalla capacità delle strutture sanitarie di potenziarsi, formarsi e aggiornarsi.
La direzione scientifica è stata guidata con competenza dalla dott.ssa Clorinda Forciniti, mentre la segreteria scientifica è stata coordinata dal dott. Montillo e dal dott. Votano, che hanno costruito un programma dinamico e di alto profilo.
Il cuore della giornata è stato un viaggio nel presente e nel futuro della gestione della sepsi: nuove metodiche di diagnostica microbiologica capaci di identificare in poche ore i patogeni responsabili; tecnologie che stanno rivoluzionando i laboratori ospedalieri; protocolli terapeutici aggiornati; e soprattutto il tema drammatico dell’antibiotico-resistenza, che mina la capacità di curare infezioni sempre più aggressive.
A emergere è stato un messaggio che va oltre la tecnica: la sepsi non si affronta da soli. Occorrono squadra, coordinamento, tempestività, conoscenza. Occorre un sistema sanitario in cui il laboratorio parla con l’urgenza, l’urgenza con la terapia intensiva, la terapia intensiva con i reparti, e tutti con i cittadini.
Perché la sepsi – e questo è stato detto con forza – non è solo un problema clinico: è un problema culturale e sociale. Serve riconoscerla, serve saperla prevenire, serve comprendere cosa significhi davvero affrontare un’infezione grave in un ospedale moderno.
Il congresso si è chiuso con un impegno condiviso: continuare a formarsi, continuare a innovare, continuare a lavorare insieme. Perché dietro ogni protocollo c’è una vita salvata, e dietro ogni aggiornamento una possibilità in più per chi, in un momento critico, ha bisogno di una risposta immediata.