Il caso Ahmad Salem: la battaglia dei comitati ProPal per sapere perché il giovane è detenuto
Palestinese, 24enne e in regime di alta sicurezza nel penitenziaro di Corigliano-Rossano da settimane: nessuna informazione ufficiale, nessuna presa di posizione politica. L’appello dell’attivista Fullone riapre domande a cui nessuno vuole rispondere
CORIGLIANO-ROSSANO – Il nome è cominciato a circolare da qualche giorno in alcune reti dell’attivismo pro-Palestina: Ahmad Salem, 24 anni, originario dei territori palestinesi, sarebbe detenuto – secondo quanto riferito da associazioni e gruppi di sostegno – nella casa circondariale di Corigliano-Rossano, in regime di alta sicurezza e in attesa di giudizio.
Una notizia che è stata rilanciata anche dall’attivista Vincenzo Fullone, che solleva una questione di trasparenza: chi è Ahmad Salem? Qual è la sua posizione giudiziaria? E perché finora non se ne è parlato pubblicamente in Calabria?
Al momento, è necessario precisarlo con fermezza: non esistono comunicazioni ufficiali da parte dell’Amministrazione penitenziaria, né note pubbliche della Procura competente, né atti formali che consentano di ricostruire la vicenda giudiziaria del giovane. Nemmeno risultano, per ora, interrogazioni parlamentari o regionali sul caso.
Le informazioni disponibili provengono dunque da fonti informali, principalmente associative, che chiedono chiarimenti istituzionali.
La struttura di alta sicurezza di contrada Ciminata Greco, ricordiamo, è uno dei principali istituti penitenziari del Mezzogiorno, dotato di sezioni dedicate a detenuti classificati come AS o coinvolti in procedimenti complessi legati al Terrorismo islamico. La possibile presenza di un giovane palestinese in un contesto così sensibile, quindi, ha attirato l’attenzione di alcuni gruppi, che ritengono necessaria una comunicazione ufficiale da parte dello Stato.
Tra questi, dicevamo, c’è anche Vincenzo Fullone, attivista tornato da poco in Italia dopo una detenzione in Israele. La sua posizione non entra nel merito delle accuse né nelle ipotesi, ma pone un tema generale: in uno Stato democratico la privazione della libertà deve essere accompagnata da trasparenza delle informazioni essenziali.
Sul caso, al momento, non è possibile né confermare né smentire alcun elemento ulteriore. Proprio per questo, numerose cellule ProPal hanno annunciato che nei prossimi giorni si svolgerà una manifestazione davanti al carcere di contrada Ciminata, con l’obiettivo dichiarato di chiedere informazioni ufficiali e visibilità sul caso. Anche in questo caso, si tratta di iniziative promosse da soggetti della società civile e non di atti istituzionali.
Il punto, oggi, è uno solo: la distanza informativa. La vicenda circola da settimane in ambienti nazionali dell’attivismo, ma non trova riscontro nel dibattito pubblico calabrese. Né negli enti locali, né tra i rappresentanti politici regionali. La domanda minima – e legittima – è semplicemente sapere chi sia Ahmad Salem, quale sia la sua situazione processuale e se gli vengano garantiti i diritti previsti dall’ordinamento.
Finché non vi saranno comunicazioni ufficiali, la vicenda rimane sospesa tra testimonianze informali, richieste di chiarimento e il crescente interesse della società civile.
Una storia ancora tutta da verificare, che interroga il territorio e invita – prima di tutto – alla trasparenza.