Quando il desiderio di genitorialità si intreccia con mente e corpo
Il ruolo della psicologia e dell’alimentazione nella fecondazione assistita

Nel percorso, spesso tortuoso, della procreazione medicalmente assistita (PMA), la medicina da sola non basta. Dietro ogni tentativo di concepimento, dietro ogni esame e ogni terapia, ci sono una mente e un corpo che reagiscono, vivono, soffrono e sperano. Per questo motivo, oggi più che mai, il successo della PMA passa da un approccio integrato in cui psicologia e alimentazione assumono un ruolo centrale.
Ricevere una diagnosi di infertilità non è un semplice dato clinico: è un terremoto emotivo. Frustrazione, senso di colpa, perdita di autostima, ansia da prestazione e isolamento sono solo alcune delle emozioni che una coppia può sperimentare. E non si tratta di stati d’animo passeggeri. La scienza conferma che alti livelli di stress possono alterare l’equilibrio ormonale, influenzando negativamente la qualità degli ovociti e degli spermatozoi, e quindi l’esito dei trattamenti.
È per questo che sempre più centri di PMA scelgono di includere psicologi specializzati nel proprio staff. Il loro compito non è solo quello di “ascoltare”, ma di accompagnare la coppia nella gestione dell’impatto emotivo del percorso, aiutando ad affrontare momenti di stanchezza, delusione o confusione. Un sostegno psicologico strutturato può aumentare l’aderenza ai trattamenti, migliorare la comunicazione nella coppia e ridurre il rischio di abbandono precoce del percorso.
Ma c’è un altro elemento cruciale, troppo spesso trascurato: l’alimentazione. Non come semplice abitudine, ma come strumento terapeutico attivo. Numerosi studi dimostrano che una dieta bilanciata, anti-infiammatoria e personalizzata può ottimizzare la fertilità naturale e quella medicalmente assistita. L’assunzione mirata di micronutrienti chiave come acido folico, vitamina D, zinco e omega-3 è associata a un miglioramento della qualità dei gameti e dell’ambiente uterino, così come il mantenimento di un peso corporeo sano e un corretto apporto di carboidrati e grassi.
In questo scenario, il lavoro del nutrizionista non è marginale: è parte integrante dell’équipe. Ogni fase del percorso, dal primo colloquio fino all’eventuale transfer embrionario, può trarre beneficio da una pianificazione alimentare su misura, calibrata sulla storia clinica, le necessità metaboliche e lo stato psicofisico della persona.
L’integrazione di queste tre componenti – cura medica, supporto emotivo e attenzione allo stile di vita – permette di affrontare la PMA con una consapevolezza nuova. Perché la fertilità non è solo un fatto biologico. È una condizione che nasce dall’equilibrio complessivo della persona. Un equilibrio fragile, da proteggere con delicatezza, competenza e umanità.
Diventare genitori, per molti, è il sogno più intimo e profondo. Per avvicinarlo, occorre guardare non solo agli organi e agli esami, ma anche alle paure, alle abitudini quotidiane, ai pensieri che abitano le attese. È solo così che la medicina può farsi veramente cura: nel senso più pieno, più umano e più vero del termine.