«La città a ferro e fuoco. Non possiamo restare indifferenti»
Il monito fortissimo e la condanna dell'Arcivescovo Aloise, durante le celebrazioni del Corpus Domini, contro la violenta escalation criminale che in questi giorni sta assediando Corigliano-Rossano: «Serve un patto sociale contro le prevaricazioni»

CORIGLIANO-ROSSANO - È un grido di dolore e denuncia forte e chiaro quello ch si è levato ieri sera dal sagrato della chiesa di San Paolo, a Rossano Scalo, nel corso della celebrazioni del Corpus Domini. L'Arcivescovo di Rossano-Cariati, Mons. Maurizio Aloise, ha pronunciato un'omelia fortissima, denunciando senza mezzi termini la recrudescenza di violenza che sta attanagliando la città e le comunità diocesane. Con parole decise, il presule ha esortato la comunità a una risposta corale e unitaria, richiamando istituzioni, forze dell'ordine, cittadini e fedeli a stringere un "patto sociale" contro ogni forma di prevaricazione.
«Non possiamo ignorare i fatti gravi che ogni giorno continuano a ferire profondamente la nostra città e le comunità del nostro territorio diocesano. Una città messa a ferro e fuoco, dove si arriva a sparare ad altezza d’uomo, dove i mezzi bruciano nelle notti tra sirene e paura e preoccupazione. Non possiamo e non vogliamo restare indifferenti: la comunità è chiamata a una risposta corale, unitaria, forte, dove istituzioni, forze dell’ordine, cittadini e comunità cristiana, collaborano per un patto sociale che argini e, con l’aiuto di Dio, estirpi ogni forma di violenza e prepotenza. Sono sicuro, lo Stato risponde con prontezza, ma anche noi come comunità cristiana vogliamo fare la nostra parte». Queste le parole del presule che rappresentano un monito per tutte le forze sane, a partire dallo Stato per finire ai cittadini di buona volontà, a fare fronte comune per arginare violenti e criminali.
L'Eucaristia: nutrimento per la fede e chiamata all'azione sociale
La solennità diocesana del Corpus Domini, celebrata sul sagrato della parrocchia di San Paolo, ha visto la partecipazione di presbiteri, religiose, sindaci e rappresentanti delle forze dell'ordine. In apertura, Aloise ha condiviso il suo recente incontro con Papa Leone XIV, avvenuto lunedì mattina con i Vescovi Italiani. Il Santo Padre, ha riferito l'Arcivescovo, ha consegnato delle priorità chiare: l'annuncio del Vangelo, la pace, il dialogo e la dignità umana nell'era digitale, invitando a unire collegialità e sinodalità e a rinnovare la catechesi, in sana cooperazione con le istituzioni.
Immergendosi nella Parola del Vangelo, Mons. Aloise ha richiamato l'immagine della moltiplicazione dei pani, evidenziando la cura di Dio per il suo popolo e la prefigurazione del dono totale dell'Eucaristia. «Anche noi oggi, come quella folla, ci stringiamo attorno a Gesù. Siamo affamati, assetati, stanchi - ha detto il Pastore - sottolineando come Gesù continui a spezzare il pane per nutrirci e trasformarci».
L'Eucaristia, ha ricordato l'Arcivescovo, non è un semplice rito, ma «una vita da vivere», una scuola di amore che plasma e insegna il dono di sé. Richiede però una fede vera, capace di «vedere oltre» le apparenze del pane e del vino. In un'epoca di dubbio e relativismo, la Chiesa, nel proclamare «Questo è il mio Corpo, questo è il mio Sangue», compie «un atto profetico, è una luce nel buio».
Il messaggio di Mons. Aloise ha poi posto l'accento sulla dimensione sociale dell'Eucaristia: «L’Eucaristia ci educa alla comunione, ci insegna che non possiamo restare indifferenti davanti al bisogno dell’altro. Non possiamo celebrare il Corpo del Signore e poi ignorare il corpo del fratello ferito, affamato, scartato». L'Arcivescovo ha invitato a costruire ponti, creare unione e dialogo, affinché l'amore ricevuto diventi lo stile di vita di ogni cristiano.
Una marcia di amore e pace per la Città
A testimonianza concreta di questo impegno, la celebrazione del Corpus Domini è culminata in una marcia di amore e di pace, di adorazione che ha percorso le strade di Rossano fino alla parrocchia di Maria Madre della Chiesa, rimettendo al centro Gesù Cristo, «principe della Pace».
«Noi siamo chiamati a essere fermento di pace, artigiani di giustizia, del vivere civile, testimoni di speranza» ha concluso Mons. Aloise, sottolineando che ciò deve avvenire «non con parole forti, ma con gesti concreti di perdono, di coraggio, di denuncia e coesione». Il compito dei cristiani, dunque, è quello di essere "Eucaristia nel mondo", formando cuori, la Chiesa e la società.
L'Arcivescovo ha concluso il suo intervento con un'invocazione di speranza: «Il Corpo di Cristo che riceviamo diventi grembo di speranza, forza di cambiamento, annuncio silenzioso ma potente che l’Amore è più forte di tutto, anche del male e della morte». Ha infine chiesto preghiere per la santificazione del clero, in questo mese di giugno ad esso dedicato.