Salta il trasferimento del punto nascita, 1 mln di euro buttato e lo spoke ostaggio del campanilismo
La mano lunga della politica regionale blocca la riorganizzazione. Stop (ancora non ufficiale) che rischia di far saltare investimenti già realizzati, di bloccare l’organizzazione dello spoke e far riaffiorare la peggiore politica dei “due forni”
CORIGLIANO-ROSSANO - Sembra sfumare ancora una volta il trasferimento del Punto nascita dal presidio ospedaliero “Compagna” di Corigliano al “Giannettasio” di Rossano. Ma questa volta lo stop – che al momento non trova conferme ufficiali, è bene precisarlo – rischia di lasciare ferite profonde. Non solo sul piano organizzativo, ma anche su quello economico, sanitario e politico.
Perché per rendere possibile quel trasferimento, l’Asp di Cosenza aveva già messo a terra un investimento tutt’altro che marginale: oltre un milione di euro spesi per il restyling di un’intera ala del presidio rossanese, destinata ad accogliere Ginecologia, Ostetricia e il blocco parto. Lavori pensati e realizzati tenendo conto di un dato tecnico fondamentale: la prossimità alle sale operatorie dello spoke, operative proprio al Giannettasio e non al Compagna, struttura già satura e logisticamente penalizzata.
Ora, improvvisamente, tutto si ferma. O peggio: tutto torna indietro.
Una decisione politica che rischia di costare cara
Secondo quanto filtra dai corridoi sanitari e istituzionali, la scelta di congelare il trasferimento non sarebbe figlia di valutazioni cliniche o organizzative. Tutt'altro. A pesare sulla scelta sarebbe una decisione politica calata dall’alto, maturata nei palazzi regionali (che gestiscono la sanità... altro che Commissariamento!). Una scelta che, ancora una volta, sembra alimentata dal campanilismo più becero, lo stesso che da anni avvelena la vita amministrativa e sanitaria di una città che dal 2018 è formalmente unica, ma nei fatti continua a ragionare -per colpa della politica - come se fosse divisa.
Il paradosso è evidente: mentre si parla – giustamente – di razionalizzazione, efficienza e sicurezza, si rischia di gettare alle ortiche risorse pubbliche già spese e di bloccare un processo di riorganizzazione che, con mille difficoltà, stava finalmente prendendo forma.
Lo spoke ingessato e il DCA 64/2016 dimenticato
Lo stop al Punto nascita non è un episodio isolato. È un tassello che, saltando, fa crollare l’intero mosaico. Perché il trasferimento rientrava in una visione più ampia, già tracciata dal DCA 64/2016 (rimasto inapplicato alle latitudini joniche) che prevedeva una chiara distinzione funzionale tra i due presidi dello spoke di Corigliano-Rossano: area calda (emergenza-urgenza e area chirurgica) a Rossano; area fredda (medicina, lungodegenza, ambulatori) a Corigliano.
Un modello razionale, pensato per ottimizzare spazi, personale e percorsi clinici. Oggi quel modello rischia di restare lettera morta. Con il risultato di avere due ospedali che si sovrappongono, si ostacolano e si svuotano a vicenda, anziché completarsi.
Il déjà-vu della bagarre politica
Non è la prima volta che il Punto nascita diventa terreno di scontro. Già nel 2024 il semplice annuncio del trasferimento aveva scatenato una vera e propria battaglia politica, tra prese di posizione, accuse incrociate e timori legati al futuro dell’ospedale unico. Dichiarazioni che, a distanza di un anno, suonano come un inquietante déjà-vu.
Ma oggi il contesto è diverso. Perché nel frattempo gli atti sono stati fatti, i soldi spesi, i lavori realizzati. Tornare indietro adesso non è solo una scelta discutibile: è un errore che rischia di compromettere ulteriormente la credibilità del sistema sanitario locale.
Insiti non può essere l’alibi per l’immobilismo
Certo, all’orizzonte c’è il nuovo ospedale della Sibaritide, a Insiti, in posizione baricentrica. Una struttura che, sulla carta, dovrebbe mettere fine a questo eterno balletto tra Corigliano e Rossano. Ma anche qui occorre onestà: una cosa è completare l’edificio, un’altra è metterlo realmente a regime. E i tempi, su questo, restano lunghi ma soprattutto incerti.
Nel frattempo, però, non si può lasciare uno spoke ostaggio dell’indecisione, delle pressioni politiche e delle guerre intestine. Perché a pagare, come sempre, sono i cittadini. E in questo caso, le donne, le famiglie, i neonati.
La sanità non può essere il campo di battaglia del campanilismo. E un milione di euro di soldi pubblici non può diventare il simbolo di un’occasione persa. Ancora una volta.