Si sente male di notte: non ci sono medici né ambulanze... solo le promesse di una sanità migliore
Nell'ultimo week-end un cittadino della Sila greca ha avuto un malore, per fortuna la sua giovane età e l'aiuto della famiglia gli hanno salvato la vita. L'appello del Movimento Diritto alla Salute: «Si garantisca primo intervento»

BOCCHIGLIERO - Non c'è stato nemmeno il tempo per commentare con un sorriso si speranza la bella giornata di screening cardiologico, promossa dal Movimento Diritto alla Salute, a Bocchigliero e che ha visto la partecipazione di un centinaio di persone, che la cruda realtà si è palesata come un crudele macigno. Nella notte tra sabato e domenica scorsi, sempre a Bocchigliero, un caso di emergenza sanitaria si è palesato in tutta la sua drammaticità. Per fortuna tutto è finito bene perché la persona colta da malore era un individuo giovane e la famiglia è riuscita ad adoperarsi con celerità, senza attendere l'arrivo dei soccorsi.
A raccontarci della disavventura è Susy Urso, portavoce dello stesso movimento che tanto si sta adoperando nell'entroterra della Sila Greca per rivendicare il diritto alla salute dei cittadini di quella che è un'ultraperiferia della Calabria. «Gli eventi - racconta - purtroppo accadono e spesso anche di notte, per cui si rende necessario poter garantire alla gente la possibilità di un soccorso efficiente ed immediato. Abitare nelle aree interne non deve essere un decreto di morte in caso di un malore, non deve significare fare la valigia e partire a causa di inefficienze, abbandono, disagi, ma deve essere motivo di riflessione per poter agire, affinché il primo intervento venga garantito, perché pur non essendo un diritto costituzionale espresso, è strettamente legato al diritto alla salute ed all'obbligo di soccorso, cruciale per la salute della collettività e dell'individuo».
Susy non perde la speranza e continua a ringraziare i vertici regionali per «il lavoro egregio che stanno svolgendo» ma ora serve concretezza e servono azioni mirate. Serve, insomma, che dalle promesse si passi ai fatti.
Quanto accaduto nell'ultimo week-end, infatti, è la storia di un cittadino di Bocchigliero, ma potrebbe essere quella di chiunque viva a Campana, o - dall'altra parte della Sibaritide - ad Alessandria del Carretto, a Canna, Nocara o Plataci. Un malore che si trasforma in un'odissea angosciante, dove ogni minuto perso pesa come un macigno sul destino di una persona. L'attesa interminabile dell'ambulanza, che arriva quando ormai il tempo utile potrebbe essere irrimediabilmente trascorso. L'angoscia di non poter contare su un presidio medico vicino, su un primo soccorso tempestivo.
Ecco perché le parole di "ringraziamento" per l'impegno della Urso, che trasudano tanta dignità, devono tradursi in azioni concrete, in investimenti mirati che colmino questo inaccettabile vuoto assistenziale. L'installazione dell'elisuperficie H24, pur con i suoi tempi realizzativi, resta un obiettivo cruciale e resta la promessa delle promesse. Ma nel frattempo è impensabile lasciare queste comunità in balia di sé stesse.
L'istituzione di piccoli centri di primissimo soccorso, dotati di ambulanze operative e personale qualificato, magari attraverso soluzioni innovative come la telemedicina, rappresenterebbe un segnale tangibile di attenzione e una risposta concreta all'urgenza, in un territorio dove la geografia stessa sembra erigere barriere all'accesso alle cure.
La disavventura raccontata da Susy Urso non è un caso isolato, ma lo specchio di una condizione diffusa, un monito che la politica non può più ignorare. A Bocchigliero, come in troppi altri avamposti di una Calabria interna e resiliente, si attende non un'altra promessa, ma un segnale concreto che la vita di ogni cittadino, indipendentemente dal luogo in cui nasce e risiede, abbia lo stesso, inestimabile valore.