Ecco quanto vale il Porto di Corigliano-Rossano: dati impietosi ma con margini enormi
Mentre è iniziato il confronto per dare alla grande darsena jonica un nuovo Piano regolatore portuale ecco i dati del 2024 dell'ultimo porto d'Italia (dopo Palmi). L'import si regge con i lavori della SS106, l'export invece grazie alla ferraglia
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CORIGLIANO-ROSSANO – Nel mentre si riapre il dibattito sul futuro del Porto di Corigliano-Rossano e su quello che sarà il Piano Regolatore Portuale, in una declinazione - si spera - in termini di sviluppo e occupazione - tra chi vorrebbe ridimensionarlo e “declassarlo” ad elemento da corredo urbano e chi, invece, ritiene necessaria una nuova programmazione per un rilancio economicamente competitivo delle darsene - ci sono i numeri che parlano. Il rapporto di Assoporti 2023, che mette in luce le tre declinazioni dei 52 porti commerciali italiani (movimento merci, movimento TEU e movimento passeggeri), parla chiaro e pone il grande scalo portuale della Sibaritide tra gli ultimi posti della graduatoria.
I numeri se non sono impietosi poco ci manca e sottolineano, su tutti, che l’infrastruttura “stretta” tra Thurio, Torricella e Schiavonea, è un grande volano ma con il motore scassato. Per le sue fattezze, il porto è classificato come di II classe e dispone di due darsene. La sua superficie portuale copre 1,3 milioni di metri quadrati, con piazzali complessivi che si estendono su 270.000 metri quadrati. I fondali raggiungono una profondità di 12 metri. L'attività principale di una struttura poliedrica e tra i cento bacini più grandi dell’area centro Mediterranea, però, rimane la pesca, che viene svolta da una flotta di circa un centinaio di unità, tra pescherecci e imbarcazioni per la pesca artigianale. Tutto il resto non esiste o esiste parzialmente.
Dicevamo dei numeri che, come sempre, sono inopinabili e insindacabili. E che relegano Corigliano-Rossano nelle ultime cinque posizioni degli scali operativi.
Un porto che è l'ultimo tra i porti "monovocazionali" d'Italia
Primo dato. Tutti i porti censiti da Assoporti e che rientrano nelle competenze delle sedici autorità portuali di sistema che governano i bacini italiani, tranne quelli inoperativi o non utilizzati per nei tre settori declinati (merci, TEU, passeggeri) hanno almeno due vocazioni commerciali: merci/TEU o merci/passeggeri o TEU/passeggeri. Fatta eccezione per Palmi (zero movimenti unico in Italia); Pesaro (movimento passeggeri); e poi Fiumicino, Barletta, Vasto e Corigliano-Rossano che movimentano esclusivamente merci.
E proprio in questa ultima e particolare categoria che potremmo definire “mono vocazionale” il grande scalo portuale della Sibaritide, nel 2023 si è praticamente classificato ultimo. Fiumicino, infatti, ha spostato 3.086.496 tonnellate di derrate, Barletta 859.639, Vasto 572.810 e Corigliano-Rossano, invece, si è fermata a 296.961 facendo registrare, però, un incremento del 59,4% rispetto al 2022.
L'import si regge grazie ai lavori della nuova SS106 Sibari-Roseto
Ci siamo chiesti, allora, a cosa fosse dovuto questo incremento (che continua a registrarsi anche per il 2024 e ne parleremo a breve). La risposta arriva dritta dai cantieri della nuova Statale 106 Sibari-Roseto. Sulla banchina 1 del porto sibarita, infatti, dal 2023 arriva tutta la materia prima che occorre alla produzione del cemento in grandi quantità. E quindi loppa d’altoforno, clinker (di recente c’è stata anche un’operazione della Capitaneria di porto) e silicato di ferro che continuano a rappresentare la derrata più ingente sul volume generale. Tutto materiale, dicevamo, che serve a rifornire le cementerie del Terzo Megalotto.
Ma non ci sono solo i prodotti dell’edilizia a movimentare il porto di Co-Ro. Da oltre un decennio, infatti, tra le principali e uniche movimentazioni si registrano anche ceppato di legno (la cui movimentazione sta andando a diminuire di anno in anno), fertilizzanti e la “famigerata” ferraglia che tanto anima la discussione attorno al porto.
Quanto valgono in termini di numeri questi prodotti? Grazie ai dati relativi al 2024, forniti dall’Ufficio amministrativo decentrato di Corigliano-Rossano dell’Autorità portuale di Sistema Mari Tirreno Meridionale e Jonio, siamo riusciti a ricavare anche la sintesi numerica real-time delle merci che “animano” il porto della Calabria del nord-est.
Per una tonnellata di merce imbarcata se ne sbarcano due
Nel 2024 a Co-Ro c’è stata una movimentazione totale di 361.032 tonnellate di merci, 64 mila tonnellate in più rispetto al 2023 che fanno segnare un +21% generale, per un totale di 65 navi attraccate. A questo punto occorre fare un distinguo tra merci sbarcate e merci imbarcate. Il rapporto è 1 a 2: per una tonnellata di merce imbarcata a Corigliano-Rossano se ne sbarcano due. Un dato interessante che, di fatto, smentisce quanti sostengono che il Porto di Corigliano-Rossano è inutile in quanto improduttivo e, dunque, andrebbe smantellato. Non è vero. È solo che il suo potenziale, negli ultimi 50 anni, non è mai stato sfruttato. Ecco perché occorre puntare sulle infrastrutture collaterali: la nuova SS106 che prevede una connessione veloce e diretta al corridoio autostradale Adriatico-Tirreno e il corridoio ferroviario che, una volta realizzata la bretella di Sibari, potrebbe triplicare il potenziale merci/ferro proprio sul porto coriglianorossanese.
I numeri del 2024. Ancora una volta a farla da padrone sono le merci legate al mercato del cemento prevalentemente destinato alla realizzazione del cemento. Loppa d’altoforno, clinker e silicato di ferro, infatti, hanno fatto registrare una movimentazione di 155.174 tonnellate di merce sbarcata (63,8%) a fronte di 7.400 tonnellate di merce di uguale tipologia (6,3%) imbarcata. A seguire c’è il cippato di legno che rappresenta il 17,5% dell’intera forza merci con 42.414 tonnellate sbarcate, a seguire i cereali che rappresentano l’11,3% di prodotti sbarcati (27.490 tonnellate) e infine i fertilizzanti per uso agricolo che sono il 4,4 dello sbarco pari a 10.800 tonnellate. E la ferraglia? Dopo il cemento domina, più che nell’import, soprattutto nell’export. I prodotti metallurgici e rottami di ferro rappresentano, infatti, il 32,6% della movimentazione generale del porto con un import di appena 7.008 tonnellate (2.9%) e con un export, invece, di 110.746 tonnellate (93,7%).
Crotone inizia a viaggiare col vento in poppa
E Crotone? Parliamo di un porto in crescita esponenziale che dopo gli anni d’oro dell’industria era piombato nel buio. Oggi si sta rigenerando e sta puntando sul crocierismo e sul traffico merci-commerciale. Seppur sotto il profilo delle tonnellate di mercanzie movimentate il 2023 si è chiuso con un importante passivo rispetto al porto di Corigliano-Rossano (191.817 tonnellate), il 2024 e soprattutto il 2025 saranno determinanti nel movimento merci. E a giocare un ruolo determinante, in questo, c’è l’industria metalmeccanica che nel centro pitagorico ha innescato un processo virtuoso e che ha già avviato importanti partnership industriali che muovono il loro interessi proprio attraverso il mare. A questo, poi, si aggiunge il traffico passeggeri che già nel 2023, nel primo anno di “sperimentazione” delle nuove tratte crocieristiche, ha fatto registrare numeri importanti con 27.941 sbarchi. Un numero, quest’ultimo, che è destinato a triplicarsi nel 2025.