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Ecco quanto vale il Porto di Corigliano-Rossano: dati impietosi ma con margini enormi

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CORIGLIANO-ROSSANO – Nel mentre si riapre il dibattito sul futuro del Porto di Corigliano-Rossano e su quello che sarà il Piano Regolatore Portuale, in una declinazione - si spera - in termini di sviluppo e occupazione - tra chi vorrebbe ridimensionarlo e “declassarlo” ad elemento da corredo urbano e chi, invece, ritiene necessaria una nuova programmazione per un rilancio economicamente competitivo delle darsene - ci sono i numeri che parlano. Il rapporto di Assoporti 2023, che mette in luce le tre declinazioni dei 52 porti commerciali italiani (movimento merci, movimento TEU e movimento passeggeri), parla chiaro e pone il grande scalo portuale della Sibaritide tra gli ultimi posti della graduatoria.

I numeri se non sono impietosi poco ci manca e sottolineano, su tutti, che l’infrastruttura “stretta” tra Thurio, Torricella e Schiavonea, è un grande volano ma con il motore scassato. Per le sue fattezze, il porto è classificato come di II classe e dispone di due darsene. La sua superficie portuale copre 1,3 milioni di metri quadrati, con piazzali complessivi che si estendono su 270.000 metri quadrati. I fondali raggiungono una profondità di 12 metri. L'attività principale di una struttura poliedrica e tra i cento bacini più grandi dell’area centro Mediterranea, però, rimane la pesca, che viene svolta da una flotta di circa un centinaio di unità, tra pescherecci e imbarcazioni per la pesca artigianale. Tutto il resto non esiste o esiste parzialmente.

Dicevamo dei numeri che, come sempre, sono inopinabili e insindacabili. E che relegano Corigliano-Rossano nelle ultime cinque posizioni degli scali operativi.

Un porto che è l'ultimo tra i porti "monovocazionali" d'Italia

Primo dato. Tutti i porti censiti da Assoporti e che rientrano nelle competenze delle sedici autorità portuali di sistema che governano i bacini italiani, tranne quelli inoperativi o non utilizzati per nei tre settori declinati (merci, TEU, passeggeri) hanno almeno due vocazioni commerciali: merci/TEU o merci/passeggeri o TEU/passeggeri. Fatta eccezione per Palmi (zero movimenti unico in Italia); Pesaro (movimento passeggeri); e poi Fiumicino, Barletta, Vasto e Corigliano-Rossano che movimentano esclusivamente merci.

E proprio in questa ultima e particolare categoria che potremmo definire “mono vocazionale” il grande scalo portuale della Sibaritide, nel 2023 si è praticamente classificato ultimo. Fiumicino, infatti, ha spostato 3.086.496 tonnellate di derrate, Barletta 859.639, Vasto 572.810 e Corigliano-Rossano, invece, si è fermata a 296.961 facendo registrare, però, un incremento del 59,4% rispetto al 2022.

L'import si regge grazie ai lavori della nuova SS106 Sibari-Roseto

Ci siamo chiesti, allora, a cosa fosse dovuto questo incremento (che continua a registrarsi anche per il 2024 e ne parleremo a breve). La risposta arriva dritta dai cantieri della nuova Statale 106 Sibari-Roseto. Sulla banchina 1 del porto sibarita, infatti, dal 2023 arriva tutta la materia prima che occorre alla produzione del cemento in grandi quantità. E quindi loppa d’altoforno, clinker (di recente c’è stata anche un’operazione della Capitaneria di porto) e silicato di ferro che continuano a rappresentare la derrata più ingente sul volume generale. Tutto materiale, dicevamo, che serve a rifornire le cementerie del Terzo Megalotto.

Ma non ci sono solo i prodotti dell’edilizia a movimentare il porto di Co-Ro. Da oltre un decennio, infatti, tra le principali e uniche movimentazioni si registrano anche ceppato di legno (la cui movimentazione sta andando a diminuire di anno in anno), fertilizzanti e la “famigerataferraglia che tanto anima la discussione attorno al porto.

Quanto valgono in termini di numeri questi prodotti? Grazie ai dati relativi al 2024, forniti dall’Ufficio amministrativo decentrato di Corigliano-Rossano dell’Autorità portuale di Sistema Mari Tirreno Meridionale e Jonio, siamo riusciti a ricavare anche la sintesi numerica real-time delle merci che “animano” il porto della Calabria del nord-est.

Per una tonnellata di merce imbarcata se ne sbarcano due

Nel 2024 a Co-Ro c’è stata una movimentazione totale di 361.032 tonnellate di merci, 64 mila tonnellate in più rispetto al 2023 che fanno segnare un +21% generale, per un totale di 65 navi attraccate. A questo punto occorre fare un distinguo tra merci sbarcate e merci imbarcate. Il rapporto è 1 a 2: per una tonnellata di merce imbarcata a Corigliano-Rossano se ne sbarcano due. Un dato interessante che, di fatto, smentisce quanti sostengono che il Porto di Corigliano-Rossano è inutile in quanto improduttivo e, dunque, andrebbe smantellato. Non è vero. È solo che il suo potenziale, negli ultimi 50 anni, non è mai stato sfruttato. Ecco perché occorre puntare sulle infrastrutture collaterali: la nuova SS106 che prevede una connessione veloce e diretta al corridoio autostradale Adriatico-Tirreno e il corridoio ferroviario che, una volta realizzata la bretella di Sibari, potrebbe triplicare il potenziale merci/ferro proprio sul porto coriglianorossanese.

I numeri del 2024. Ancora una volta a farla da padrone sono le merci legate al mercato del cemento prevalentemente destinato alla realizzazione del cemento. Loppa d’altoforno, clinker e silicato di ferro, infatti, hanno fatto registrare una movimentazione di 155.174 tonnellate di merce sbarcata (63,8%) a fronte di 7.400 tonnellate di merce di uguale tipologia (6,3%) imbarcata. A seguire c’è il cippato di legno che rappresenta il 17,5% dell’intera forza merci con 42.414 tonnellate sbarcate, a seguire i cereali che rappresentano l’11,3% di prodotti sbarcati (27.490 tonnellate) e infine i fertilizzanti per uso agricolo che sono il 4,4 dello sbarco pari a 10.800 tonnellate. E la ferraglia? Dopo il cemento domina, più che nell’import, soprattutto nell’export. I prodotti metallurgici e rottami di ferro rappresentano, infatti, il 32,6% della movimentazione generale del porto con un import di appena 7.008 tonnellate (2.9%) e con un export, invece, di 110.746 tonnellate (93,7%).

Crotone inizia a viaggiare col vento in poppa

E Crotone? Parliamo di un porto in crescita esponenziale che dopo gli anni d’oro dell’industria era piombato nel buio. Oggi si sta rigenerando e sta puntando sul crocierismo e sul traffico merci-commerciale. Seppur sotto il profilo delle tonnellate di mercanzie movimentate il 2023 si è chiuso con un importante passivo rispetto al porto di Corigliano-Rossano (191.817 tonnellate), il 2024 e soprattutto il 2025 saranno determinanti nel movimento merci. E a giocare un ruolo determinante, in questo, c’è l’industria metalmeccanica che nel centro pitagorico ha innescato un processo virtuoso e che ha già avviato importanti partnership industriali che muovono il loro interessi proprio attraverso il mare. A questo, poi, si aggiunge il traffico passeggeri che già nel 2023, nel primo anno di “sperimentazione” delle nuove tratte crocieristiche, ha fatto registrare numeri importanti con 27.941 sbarchi. Un numero, quest’ultimo, che è destinato a triplicarsi nel 2025.

Marco Lefosse
Autore: Marco Lefosse

Classe 1982, è schietto, Idealista e padre innamorato. Giornalista pubblicista dal 2011. Appena diciottenne scrive alcuni contributi sulla giovane destra calabrese per Linea e per i settimanali il Borghese e lo Stato. A gennaio del 2004 inizia a muovere i passi nei quotidiani regionali. Collabora con il Quotidiano della Calabria. Nel 2006 accoglie con entusiasmo l’invito dell’allora direttore de La Provincia, Genevieve Makaping, ad entrare nella squadra della redazione ionica. Nel 2008 scrive per Calabria Ora. Nell’aprile 2018 entra a far parte della redazione di LaC come corrispondente per i territori dell’alto Jonio calabrese. Dall’1 giugno del 2020, accoglie con piacere ed entusiasmo l’invito dell’editore di guidare l’Eco Dello Jonio, prestigioso canale di informazione della Sibaritide, con una sfida: rigenerare con nuova linfa ed entusiasmo un prodotto editoriale già di per sé alto e importante, continuando a raccontare il territorio senza filtri e sempre dalla parte della gente.