Come preparare il passaggio generazionale nelle imprese: Amarelli caso di studio nazionale
Il passaggio, ad esempio, tra l'11esima e 12esima (di Pina e Fortunato) è stato pensato, preparato, anticipato e favorito con attenzione, equilibrio e visione. E lo sguardo è rivolto già alla tredicesima generazione
CORIGLIANO-ROSSANO – «Succedere alla guida di un’azienda impone sicuramente qualità e virtù come competenza e passione, ma ciò che riesce a fare davvero la differenza è la capacità sentimentale e manageriale, al tempo stesso di accogliere, di fare propri e di tramandare valori, identità, contenuti, radici con il territorio, rileggendoli, attualizzandoli, innovandoli e rendendoli metodi e strumenti nel presente ed in prospettiva». Lo ha ribadito Pina Amarelli, Cavaliere del Lavoro ed Alfiere del Made in Italy, intervenuta nei giorni scorsi all’evento promosso da Banca Generali Private ed ospitato nella prestigiosa cornice di Palazzo Visconti a Milano.
«Del resto – è emerso nel corso del dibattito sottolineato – il passaggio generazionale nelle imprese familiari italiane resta questione aperta e di cruciale importanza nell’analisi dello sviluppo industriale e imprenditoriale nazionale. Il fenomeno interesserebbe circa l’85% delle imprese nel Paese, e l’anima ed il motore dell'economia nazionale e si stima che interesserà circa 2 milioni di imprese italiane nei prossimi 10 anni. Ogni anno ci sono circa 35mila aziende di famiglia che avviano un passaggio generazionale e, mediamente, solo il 30% di queste riesce a sopravvivere con la seconda generazione alla guida. In questo scenario, la narrazione condivisa dall’esperienza imprenditoriale e familiare Amarelli, alla sua 12esima generazione, ha suggerito percorsi e modelli ai quali poter guardare con attenzione».
Imprenditoria tra storia e futuro – aziende e professionisti trasmettono la loro esperienza nel segno della continuità. È stato, questo, il tema dell’incontro al quale la professoressa Amarelli ha offerto il proprio contributo insieme ad altri nomi dell’imprenditoria nazionale, tra i quali Clarice Pecori Giraldi di Art Advisory Collection Management, Ambra Redaelli di Rollwash Italiana Spa, Giuseppe Caprotti, già nel management Esselunga, Roberto Coin della Roberto Coin Spa, Giuseppe Corasaniti dello Studio Ukmar e Vincenzo Renne Ideatore CP & F.
Pina Amarelli ha ripercorso la storia aziendale da fine Ottocento con l’avo Giuseppe Amarelli che lasciò la gestione dell’azienda alla sorella Giuseppina, circostanza inusuale per l’epoca. Lungo la linea temporale che va dal 1935 ai primi anni ’90 la Fabbrica di liquirizia conosciuta oggi in tutto il mondo non ha avuto problemi di successione. Per evitarli, fra la 11esima e la 12esima generazione, quella ovvero di Pina Amarelli, che nel frattempo aveva assunto altri incarichi (come la presidenza dell’associazione internazionale Les Hénokiens, che rappresenta aziende con oltre 200 anni di storia e quella dell’AIDAF, Associazione Italiana Aziende Familiari) e quella dell’attuale amministratore delegato Fortunato Amarelli, è stato pensato, preparato, anticipato e favorito con attenzione, equilibrio e visione il fisiologico passaggio generazionale. E lo sguardo – è stata, questa, la chiosa condivisa – è rivolto già alla tredicesima generazione.