Che fine hanno fatto i 15 milioni di euro del progetto idrogeno destinati al sito Enel?
I silenzi della Regione (e della società energetica) sul bando PNRR. La Uiltec incalza, Celi e Pacenza: «Sembra che con la demolizione delle torri si voglia cancellare anche il futuro di questo sito»
CORIGLIANO-ROSSANO – Che fine hanno fatto i 15 milioni di euro destinati alla centrale Enel di Rossano per il progetto Idrogeno? Bella domanda, direbbe qualcuno. Ed è quella che si sono posti anche i dirigenti locali e regionali di Uiltec che da decenni, ormai, rappresenta uno dei presidi sindacali più forti all’interno dell’area produttiva di contrada Cutura. E non è un caso che il punto interrogativo si ponga oggi, nel momento in cui si sta per compiere una delle azioni più importanti della fase di smantellamento della storica centrale termoelettrica di Corigliano-Rossano: la demolizione delle due imponenti torri camino. Ma soprattutto nello stesso momento in cui la stessa città ha perso l’investimento industriale di 60 milioni di euro di uno dei colossi della metalmeccanica d’avanguardia qual è Baker Hughes Nuovo Pignone.
«Ancora pochi mesi, poco più di un anno - scrivono Vincenzo Celi e Marco Pacenza, rispettivamente segretario generale e segretario regionale del ramo sindacale - e uno dei simboli di Rossano, ancora prima che della neonata Corigliano-Rossano, sparirà. E con esso tutto quello che ha rappresentato». È come se fosse una fase di dissolvenza totale, dove spariscono le strutture fisiche e – a quanto pare – anche i soldi.
«Grazie alle due torri – ricordano ancora i due sindacalisti - Rossano e tutta la Sibaritide hanno vissuto un periodo florido. La storia legata alle ciminiere, e ad esse quella della Centrale di Produzione, non è stata tutta rosa e fiori. Sono state anche il simbolo di battaglie sociali, scontri. Quelle di un territorio che aveva una ragione per lottare per il proprio presente ma, soprattutto, per il proprio futuro». E sono parole forti quelle dei dirigenti di Uiltec che, di fatto, aprono quella ferita profonda sulle prospettive di sviluppo di un territorio che, ancora oggi e nonostante la nascita di una grande città, continuano a non esserci.
Ecco perché, oggi è giusto chiedersi, «nel silenzio assordante della Regione Calabria» e anche di Enel, che fine hanno fatto «quei circa 15 milioni di euro di fondi PNRR per il progetto di produzione di Idrogeno Verde» assegnati attraverso un bando pubblico proprio alla centrale di contrada Cutura? Ed è una domanda alla quale dovrebbe rispondere, su tutti, l’assessore regionale allo sviluppo economico, Rosario Varì – solerte nell’intervenire sulla vicenda Baker Hughes ma praticamente impalpabile in quello che, invece, è stato un altro scippo di risorse pubbliche a danno del territorio.
Cosa resterà dopo che le torri verranno giù? «Non possiamo tacere – denunciano Celi e Pacenza - e richiamiamo alla responsabilità, dunque, chi consente ad Enel di scappare. Quale progetto sarà sviluppato in contrada Cutura? Quanta occupazione diretta svilupperà? Quanta occupazione indiretta? Quali nuove professionalità richiederà per il territorio? Quali nuove opportunità di sviluppo sarà capace di generare? Come riuscirà ad identificarsi ancora come simbolo di riscatto e crescita nel futuro energetico che attraversa la nostra terra? Quale ruolo giocherà Enel in Calabria nel nuovo assetto produttivo, dopo la rilevante presenza storica? A tutte queste domande, gradiremmo delle risposte. Da Enel ma non solo».
E poi, ancora, vanno avanti i due sindacalisti «vorremmo sapere come rigenerare quel tessuto occupazionale che ha contribuito a far grande un intero territorio. E vorremmo anche che si uscisse dalla logica secondo cui il nostro futuro sia condizionato dalla perenne scelta tra ambiente e lavoro. Noi pretendiamo lavoro e ambiente, insieme, nel pieno rispetto della ecosostenibilità e della ecocompatibilità che le leggi e le politiche Europee ci dettano. Temiamo – concludono i segretario generale Vincenzo Celi e il segretario regionale Marco Pacenza - che, insieme alle ciminiere, si voglia cancellare il futuro e la possibilità per le nuove generazioni e il territorio di creare massa critica e mobilitazione sociale».