La Calabria isolata è il karma della Ferrovia Jonica: vittima di decenni di disattenzioni
Se il Sud avesse avuto un'alternativa valida, l'incidente sulla linea tirrenica non avrebbe causato il delirio della mobilità di questi giorni. L'incidente di Centola dimostra palesemente l'abbandono della Jonica. Servono (almeno) treni bimodali
CORIGLIANO-ROSSANO - Mentre le operazioni di rimozione dei carri merci sviati presso la stazione di Centola proseguono, monta la polemica sui media e sui social. La verità è chiara: il problema principale risiede nel mancato investimento sulla Ferrovia Ionica, risalente a decenni fa. Oggi, mentre la Ferrovia Tirrenica Meridionale soffre un’interruzione, ci si rende conto che la jonica non può fungere adeguatamente da percorso alternativo. Ad eccezione del tratto elettrificato tra Taranto e Sibari, il resto della linea è inaccessibile, non avendo più a disposizione le numerose locomotive diesel degli anni ’90, molti dei quali ormai relegati a servizi storici e turistici.
È dura, forte la presa di posizione – a riguardo – dell’Associazione Ferrovie in Calabria che torna ad accusare la classe politica e dirigente calabrese. «Negli ultimi trent’anni – scrivono - la classe politica calabrese non ha intrapreso le azioni necessarie per modernizzare la Ferrovia Jonica, nonostante fosse evidente l’importanza strategica della sua elettrificazione. Solo nel 2017, grazie all’allora assessore regionale ai Trasporti Roberto Musmanno e alla deputata Enza Bruno Bossio, si è ottenuto il primo finanziamento per questo progetto. Tuttavia, il tempo perso risulta ad oggi evidente e pesante».
E le cause sono molteplici. Su tutte, la diminuzione dei servizi ferroviari regionali e a lunga percorrenza da parte della Regione Calabria e del Ministero dei Trasporti che ha contribuito alla progressiva decadenza della Ferrovia Jonica fino al 2013, anno in cui venne soppresso anche l’ultimo treno a lunga percorrenza.
Ancora oggi ci sarebbero soluzioni facili e immediate per poter rendere competitiva la ferrovia jonica in attesa di un raddoppio della linea (che forse non avverrà mai) e dell'elettrificazione che, invece, dovrebbe essere uno dei prossimi step (si spera): dotare l'infrastruttura di locomotori bimodali (macchine che possono viaggiare sia in elettrico che in termico diesel). «Macchine - precisano dall'Associazione - che potrebbero risolvere in tempi brevi la problematica dell'assenza di treni a lunga percorrenza, ma che allo stesso tempo, in una situazione di emergenza come quella odierna, permetterebbero di deviare sulla Ferrovia Jonica almeno l'offerta InterCity ed InterCity Notte di base da/per la Sicilia».
E non si dimentichi un fattore fondamentale: Campania, Basilicata e Calabria sono purtroppo territori fortemente sismici e molto complessi dal punto di vista idrogeologico, oltre che climatico. «Possiamo solo immaginare i danni economici e sociali inestimabili e le difficoltà logistiche anche nella catena dei soccorsi, che dovrebbero sopportare i nostri territori e addirittura l'intera Sicilia, in caso di interruzione prolungata della Ferrovia Tirrenica Meridionale per criticità sismiche o climatiche, vista la quasi totale assenza di un itinerario ferroviario alternativo. Nessuno - si chiedono da Ferrovie in Calabria - ha mai pensato a ciò?»
«Ora è chiaro - sottolineano ancora da FiC - che l’assenza di un’alternativa valida alla Ferrovia Tirrenica comporta rischi enormi, soprattutto in aree sismiche e suscettibili a eventi climatici critici come Calabria e Campania. Gli attuali vertici del Ministero dei Trasporti e del gruppo FS Italiane stanno cercando di recuperare il tempo perduto, ma è essenziale un impegno continuo e deciso da parte di tutta la classe politica».
È tempo che la politica calabrese abbandoni i protagonismi e si concentri sui fatti, accelerando la modernizzazione dell’infrastruttura ferroviaria per garantire una mobilità sicura e continua in tutta la regione e oltre.