Per Cariati è pronto un vero ospedale: posti per acuti e supporto alla medicina territoriale
Ieri il governatore Occhiuto è ritornato in città per commemorare la figura di Rocco Trento: «Fu un errore chiudere Cariati e Trebisacce». A fine dicembre sarà attivato il nuovo pronto soccorso. «Arriveranno anche qui i cubani»

CARIATI – «È stato un errore chiudere gli ospedali di Cariati e Trebisacce». Riportare il diritto alla salute nella Sibaritide è un passaggio fondamentale, quasi focale, della rivoluzione di Occhiuto al governo della Sanità in Calabria. Una rivoluzione che, però, ha bisogno di tempo e che «non si può fare con la bacchetta magica». Lo ha detto ieri il governatore Roberto Occhiuto, intervenendo all’iniziativa organizzata a Cariati a trent’anni dalla morte di Rocco Trento (padre del primo piano sanitario regionale agli albori degli anni ’90), che nelle vesti di commissario ad acta alla sanità ha illustrato, insieme al direttore generale dell’Asp di Cosenza, Antonello Graziano, i passaggi fondamentali che da qui ai prossimi mesi porteranno alla riattivazione del presidio “Cosentino”, sul versante sud dello Jonio cosentino, e del “Chidichimo” su quello nord, a Trebisacce.
E proprio Graziano ha tracciato la road-map verso la definitiva riapertura di un nosocomio «estremamente importante nella tutela del diritto alla slaute». Entro fine anno sarà completato e reso operativo il Pronto soccorso di Cariati, dopo i lavori di adeguamento strutturale che lo stanno interessando; inoltre, nelle prossime settimane, sarà effettuato un ampliamento d’organico importante («anche con l’arrivo di alcuni medici Cubani» ha aggiunto Occhiuto) e saranno rese operative altre e importanti strumentazioni diagnostiche e medicali: su tutte il mammografo e la nuova TAC («uno strumento – ha sottolineato Graziano – che si attendeva da trent’anni»).
La vera e, forse, più dirompente novità, però, sta nel fatto che Cariati non avrà solo il suo ospedale territoriale per gli acuti (un piccolo spoke per intenderci) ma punterà tantissimo sull’assistenza territoriale «che è il fondamento – ha sottolineato il governatore – per garantire salute e assistenza alla popolazione». E forse è stata questa la vera grande novità che ieri Occhiuto ha portato alla platea del PalaTeatro comunale, assiepato di tanti cittadini (non tutti) che in questi anni hanno lottato per riottenere un servizio che gli fu malamente scippato dalla Giunta Scopelliti nel 2010.
«Nella sanità – ha continuato il Presidente della Regione - abbiamo fatto una mezza rivoluzione. A partire dalle scelte dei manager che rivendico, tutte, con responsabilità. E questo perché per governare la salute dei cittadini bisogna scegliere per merito e competenze, a prescindere dal colore politico. Oggi non ci sono più i direttori generali partoriti all’interno dei partiti. Oggi scelgo io e non mi importa che siano di destra o sinistra, serve che siano i migliori».
«Potevo fare il ministro – ha poi aggiunto - ma ho preferito rimanere a governare la mia regione perché vincere le sfide in Calabria vale molto più che vincerle altrove».
Un intervento pacato, quello del Governatore, senza euforia ma con la netta convinzione che nel territorio della Sibaritide le sfide sanitarie questa volta si possono vincere: a partire dalla riapertura degli ospedale “periferici” per finire alla più grande e impegnativa sfida del nuovo ospedale della Sibaritide. Un presidio disegnato per ragionare da hub e che, una volta messo realmente a regime, non farà altro che rendere ancora più efficienti i suoi due satelliti di Trebisacce e Cariati. «Io sono convinto che al termine della mia legislatura – ha scandito il Presidente - offriremo ai calabresi un sistema sanitario estremamente migliore e il nuovo ospedale della Sibaritide sarà completato e messo in funzione prima della scadenza del mandato».
Ad avvicendarsi sul palco, durante quello che è stato un vero e proprio memorial in ricordo di Rocco Trento, il sindaco di Cariati Cataldo Minò in rappresentanza anche del nutrito gruppo di colleghi del territorio che erano presenti in sala; e poi ancora Leonardo Trento, figlio di Rocco, che ha ricordato come il padre, l’uomo, il politico, soprattutto dopo la sua morte abbia dimostrato che un tempo in questo territorio ci fosse una politica influente, autonoma e produttiva che portava a casa risultati; e il Mario Martina, già dirigente della Regione Calabria, esperto in programmazione sanitaria e, di fatto, colui che all’epoca del varo politico del Primo piano sanitario regionale, era il motore della burocrazia che stava dietro alla perseveranza e al decisionismo politico di Trento.
Nella sala del PalaTeatro, però, più di tutto, ieri sera, c’era ancora una volta la Speranza dei cittadini della comunità cariatese che, nonostante tutto, nonostante le tante promesse mancate, nonostante tredici anni di solitudine, erano ancora lì ad anelare un sogno: riappropriarsi di un presidio e di un diritto che, ancora oggi, si fa fatica a comprendere come sia stato maldestramente sottratto.