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Risucchiato dal gioco d'azzardo. La moglie: «Le finanziarie mi chiamano a casa»

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CORIGLIANO-ROSSANO - Risucchiato dal gioco d’azzardo, nello specifico gratta e vinci e slot machine, Toni ha toccato il fondo della dipendenza e dell’umiliazione e, ancora oggi, non è uscito del tutto dal vortice delle scommesse.

È la storia di un uomo del basso Jonio cosentino. Lavoratore, padre di famiglia e marito attento finché non ha messo al primo posto le sale da gioco e le lotterie istantanee. Anna, nome di fantasia con cui chiameremo la moglie, ha deciso di raccontare sul nostro giornale il suo calvario sperando che possa essere un deterrente per chiunque si stia accorgendo di dedicare troppo tempo al gioco e, oltre i soldi, si stia giocando il proprio futuro e la dignità.

«Ho iniziato a sospettare che ci fosse qualcosa che non andasse - ci dice Anna - quando mio marito, di bello e buono, spariva per un’oretta o a volte anche solo quindici minuti. Potevamo essere soli come in compagnia, prendeva e usciva senza dire niente e poi, al rientro, inventava di essere stato chiamato o di aver visto un collega o un amico».

«Era irritabile sempre più di frequente e quando gli parlavo - lo sguardo di Anna si vela di tristezza - sembrava sempre assente, con la testa altrove. Era come se fisicamente fosse con me ma il pensiero fosse altrove». La testa di Toni infatti era dentro qualche tabacchino fantasticando sui gratta e vinci oppure immersa nel pericoloso mondo delle slot.

Come ci ha raccontato Anna, ormai il tempo libero suo marito lo impiegava solo per giocare. Qualunque cosa al di fuori dell’azzardo per lui era tempo perso. Era caduto in un circolo vizioso secondo il quale ogni minuto a disposizione doveva essere impiegato a tentare la fortuna. Non era più importante vincere o perdere: l’importante era tentare. Prova oggi, tenta domani, le finanziare iniziano a chiamare a casa.

Anna è disperata. La situazione economica precipita così come l’equilibrio mentale di suo marito e la pace tra le mura domestiche. Per fortuna la casa è di proprietà e il figlio, maggiorenne, lavora con regolarità. Tutto lo stipendio di Toni però praticamente va a ingrassare le slot machine e si consuma nei gratta e vinci con la stessa rapidità che impiega la chiave a grattare le parti argentate per rivelare al giocatore che “non hai vinto”.

Toni è nervoso, tolta la parentesi lavorativa - anche il lavoro era diventato un impegno "marginale" rispetto al gioco -  tutto il suo tempo è impiegato a scommettere sulla Fortuna e a come recuperare altri soldi per poter continuare a giocare. I debiti aumentano e la follia dell’uomo anche: inizia, dopo aver battuto a tamburo tutte le finanziare possibili, a chiedere i soldi al figlio. Montano le liti tra le mura domestiche. Anna non ce la fa più finché, per provare a salvare la famiglia, porta Toni senza dirgli nulla prima in una di quelle comunità per disintossicarsi dal gioco.

«L’altro giorno - racconta Anna - eravamo insieme ed è entrato dal tabaccaio. Ha preso un gratta e vinci da 5 euro. Le sue mani hanno iniziato a tremare. Io mi sono limitata ad osservarlo senza dire nulla. Ha grattato tutte le caselle e non ha vinto niente. Ha salutato ed è uscito. Certamente mio marito non è uscito dal tunnel, deve farne ancora di strada e di sforzi per disintossicarsi da quest’orribile dipendenza. Ma il fatto di non aver perseverato, di aver deciso in autonomia di giocare un solo biglietto per me è già una piccola grande vittoria».

Valentina Beli
Autore: Valentina Beli

“Fare il giornalista è sempre meglio che lavorare” diceva con ironia Luigi Barzini. E in effetti aveva ragione. Per chi fa questo mestiere il giornalismo non è un lavoro: è un’esigenza, una passione. Giornalista professionista dal 2011, ho avuto l’opportunità di scrivere per diversi quotidiani e di misurarmi con uno strumento affascinante come la radio. Ora si è presentata l’occasione di raccontare le cronache e le storie di un territorio che da qualche anno mi ha accolta facendomi sentire come a casa. Ed io sono entusiasta di poterlo fare