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Stemma e Gonfalone, calato il sipario: resta un pasticciaccio da rimettere in ordine

4 minuti di lettura

CORIGLIANO-ROSSANO - Stemma e Gonfalone della città, ma come si crea davvero il “vessillo” di una città? Un tempo erano le gens e poi dopo i cavalieri a fregiarsi di araldi e simboli distintivi. Le figure erano le più disparate. Richiamavano spesso momenti topici della vita di una comunità o ne caratterizzavano una declinazione economica o sociale, o ancora erano il marchio distintivo di una famiglia che disponeva di arti, talenti, ricchezze. Poi una lunga evoluzione nel tempo, gli stemmi e gonfaloni sono diventati parte integrante delle comunità sociali e poi dei Comuni e quindi degli Stati e di tutte le sotto-categorie ad essi connessi. Insomma, una storia lunghissima… che è arrivata fino ai giorni nostri ed è ritornata trend-topic anche alle latitudini di Corigliano-Rossano che – tra le tante trivule e malanove che il comune unico è chiamato ad affrontare e alle numerose questioni obbligato ad affrontare – ha pure la responsabilità (ingrata se non se ne è capaci) di consegnare alla neonata città uno Stemma e un Gonfalone. Se n’è fatto un gran parlare e nella grande società coriglianorossanese sembrava d’esser difronte a tanti (piccoli) esperti d’araldica.

Ma sceso il sipario su una delle vicende che di più hanno caratterizzato il dibattito sociale (più che politico) della città, ci siamo posti delle domande: ma quella procedura partecipata voluta dal Comune per scegliere i nuovi emblemi del Comune era legittima? Chi davvero deve costruire uno stemma? Ma soprattutto come si costruisce il simbolo della città?

Avv. Nicola Candiano

Domande che rimangono nel solco di quel cammino di consapevolezza che l’Eco dello Jonio ha inteso intraprendere per contribuire alla conoscenza e alla creazione di una cittadinanza attiva e partecipe alle dinamiche democratiche della comunità. È un cammino che in queste settimane stiamo facendo con l’avvocato Nicola Candiano, esperto amministrativista, uno che sicuramente sa leggere nelle carte. Ed è proprio in quelle e nelle sue regole che si trovano tante risposte.

E allora, che idea si è fatta della vicenda? Parafrasando Gadda, si può dire che siamo di fronte ad un “pasticciaccio”, bello o brutto che sia, per come emerso dalle reazioni fortemente negative e polemiche al momento della conoscenza dell’esito del Concorso di Idee:  evitabile, o almeno contenibile,  se si fosse seguito un procedimento più congruo.

in che senso? n premessa va detto che una grave anomalia sta nell’aver approvato uno Statuto senza definire lo Stemma: una   manifestazione di incapacità a dare al nuovo Comune, in quattro anni, un elemento identificativo essenziale.

La soluzione provvisoria adottata, caso raro o forse uncico, prevede peraltro un percorso di dubbia legittimità. Nella sostanza è come se l’art. 12 della Costituzione avesse stabilito di utilizzare una bandiera bianca, in attesa di scegliere la colorazione rappresentativa della Nazione nei rapporti internazionali.

Insomma, è stato fatto un procedimento all’inverso. E quindi, ora, come si può rimediare? Sempre che si possa rimediare! In quanto materia statutaria, la competenza a decidere sulla Stemma è del Consiglio Comunale,  che deve godere di  un necessario margine di scelta e di mediazione per la ricerca della sintonia con la Comunità rappresentata: si tratta cioè di una decisione con una valenza Politica in senso alto, da assumere in nome della Polis. Una scelta che deve basarsi innanzi tutto sulla valutazione della coerenza con le radici storico-culturali della città, con i suoi marcatori identitari, rispetto a cui la conformità alla scienza Araldica retrocede a semplice verifica.

Se si concorda su ciò, deve dedursi la inidoneità e contraddittorietà del procedimento seguito per il Concorso di Idee.

In che senso? E’ stata nominata una Commissione di soli esperti di Araldica, peraltro senza nessun radicamento con il territorio. Così commettendo il madornale errore di lasciare fuori l’aspetto principale, cioè la valutazione storico-culturale- identitaria.

Al contrario, in relazione allo scopo, la Commissione avrebbe dovuto essere costituita innanzi tutto da intellettuali e studiosi locali della storia e delle tradizioni di Corigliano-Rossano, semplicemente da integrare con  un esperto dell’ Araldica per la sola verifica di rispondenza alle sue regole.

Questa sua lunga premessa presuppone, però, che possa esserci dell’altro. Cosa dicono ancora le “regole” in materia? E’ sbagliata – se possibile ancor di più – l’altra previsione di assegnare alla  Commissione il compito di attribuire dei punteggi  e di redigere una graduatoria con indicazione del vincitore, perché in contrasto logico, ancor prima che  giuridico,  con le prerogative ineludibili del Consiglio Comunale.

D’altra parte l’errore è stato poi riconosciuto, dal momento che - una volta scoppiata la polemica sui social per il dissenso sull’esito del Concorso - l’Amministrazione Comunale si è trincerata dietro al fatto che non era scelta definitiva perché questa appartiene al Consiglio Comunale. Appunto! Insomma una sorta di “abbiamo scherzato”.

E invece cosa si sarebbe dovuto fare? E’ opportuno che in casi come questo, la Commissione “tecnica” si limiti ad una mera valutazione di idoneità, non predisponendo  una graduatoria ma stilando semplicemente un elenco di proposte meritevoli di essere sottoposte al responso finale del competente Consiglio Comunale, che non può essere condizionato oltre misura da una scelta fatta altrove.

Aggiungo per inciso che, per la natura della materia e la sottesa passione civile e senso di appartenenza nei partecipanti, trovo poco elegante   elargire premi in danaro di piccola entità, e propenderei per il riconoscimento di gratificanti onorificenze e menzioni pubbliche.

Insomma, in tal modo, oltre alla norma specifica, si rispetta appieno il principio del diritto amministrativo   di coerenza degli atti endo-procedimentali con quello finale, evitando che possa esserci un contrasto netto tra l’opzione della Commissione e la delibera di Consiglio Comunale; nonché che – al solo esito della valutazione della Commissione – possano insorgere aspettative personali nel dichiarato vincitore, suscettibili di tutela in sede terza.

E, soprattutto, si tende a garantire in maniera più compiuta la derivazione storico-culturale della scelta da parte della Politica dell’Istituzione.

Questo diverso operare come avrebbe inciso su quanto accaduto? A parte la migliore conformazione giuridica al caso di specie, si sarebbe garantito un “atterraggio” più morbido della decisione,  consapevolmente partecipata e non simil populista. Le reazioni non sarebbero state verosimilmente così istintive e veementi, se il processo decisionale avesse visto la partecipazione attiva e di filtro di figure di intellettuali locali di riconosciuta autorevolezza e si fosse concluso all’esito di un ampio e pubblico dibattito nel Consiglio Comunale.

Per poi passare, ma solo dopo e non prima, alla verifica Araldica nella sede istituzionale romana, per evitare duplicazioni di passaggi. 

E dire che con una mia lettera del 28/06/2022, indirizzata agli organi preposti, avevo suggerito di modificare il Bando nelle parti qui evidenziate proprio per evitare quanto poi accaduto. Ma tant’è!

Redazione Eco dello Jonio
Autore: Redazione Eco dello Jonio

Ecodellojonio.it è un giornale on-line calabrese con sede a Corigliano-Rossano (Cs) appartenente al Gruppo editoriale Jonico e diretto da Marco Lefosse. La testata trova la sua genesi nel 2014 e nasce come settimanale free press. Negli anni a seguire muta spirito e carattere. L’Eco diventa più dinamico, si attesta come web journal, rimanendo ad oggi il punto di riferimento per le notizie della Sibaritide-Pollino.