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Evento di formazione a Co-Ro sulle donne vittime di violenza: «Bisogna lavorare su prevenzione e protezione»

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CORIGLIANO-ROSSANO – Si è tenuto questa mattina, 26 ottobre, al Centro di Eccellenza di Corigliano-Rossano (a.u. di Corigliano), il seminario formativo dal titolo “Femminicidio in Italia: Prevenzione e Protezione delle donne vittime di violenza”. L’evento, organizzato da Mondiversi, dalla Cooperativa sociale Sinergie, da Mondidonna e dalla Regione Calabria con il patrocinio del comune di Corigliano Rossano, ha visto la partecipazione di tutti gli operatori coinvolti nelle azioni di prevenzione e contrasto alla violenza di genere che hanno relazionato sul tema.

I saluti istituzionali sono stati a cura dell’assessore comunale Alessia Alboresi, della consigliera regionale Pasqualina Straface e del consigliere dell’Ordine Professionale degli Assistenti Sociali della Calabria Sergio Pascuzzo.

Come ci ha spiegato l’Assistente Sociale Barbara Lavorato, responsabile della Casa Rifugio Libere Donne, alcuni momenti del percorso sono particolarmente difficili da affrontare: «Il percorso, come si può immaginare, è tutto faticoso ma il momento più delicato è sicuramente quello dell’emergenza, che scatta non appena la donna decide di allontanarsi dal compagno a seguito di un evento limite. Solitamente, la vittima si rivolge alle Forze dell’Ordine o a noi Assistenti Sociali quando avverte il pericolo su di sé ma anche sui figli; quando, insomma, c’è in gioco la vita. A volte fuggono senza niente, senza documenti, senza borsa, senza nessun effetto personale, cercando riparo nelle caserme o nei commissariati. Questo è il momento più difficile perché il futuro si presenta come un’incognita. Paradossalmente, in questi momenti, si fa strada la possibilità del ritorno a casa perché il luogo da cui provengono risulta loro meno incerto e più controllabile. Ovviamente noi cerchiamo di sostenerle e supportarle, anche dal punto di vista psicologico, fin da subito ma l’idea di ricostruire il futuro e riorganizzare la propria vita le spaventa. Gli ostacoli burocratici, poi, danno spazio a dubbi e incertezze, con il rischio che emergano ripensamenti».

A fornire, invece, un contributo sugli aspetti legali e sugli strumenti a disposizione degli avvocati, dopo l'analisi dei dati del Presidente Antonio Gioiello, è stata l’avvocata Raffaella Accroglianò che ha rimarcato l’importanza di trattare i singoli casi con attenzione e sensibilità: «È necessario avere una grande sensibilità per andare fino in fondo. Tanti avvocati lo facevano già prima della riforma ma è necessario, quando si sottopone il caso al giudice, dettagliare gli accadimenti episodici anche di natura psicologica che possono aver accompagnato quel determinato avvenimento rispetto ad una violenza pregressa. Gli allegati della riforma, proprio per fare applicare la stessa nei giudizi di separazione (art. 403 bis dal 40 in poi), consentono al giudice civile, non appena risulta traccia di violenza, di informare immediatamente il Pubblico Ministero grazie al quale si elevano una serie di attività istruttorie “deformalizzate” che fanno sì che si arrivi velocemente ad un giudizio di protezione nei confronti della donna, una novità rispetto al passato quando i tempi erano molto più lunghi. La riforma dimezza i tempi, un elemento cruciale per garantire alle vittime la possibilità di completare l'intero percorso».

La parola è passata poi a Tina De Rosis, dirigente dell’Ufficio di Piano Ambito Territoriale Sociale di Corigliano-Rossano: «Quando si parla di donne vittima di violenza – ha affermato - è bene tener presente che molti atteggiamenti sono inaspettati, che c’è molta ipocrisia nel trattare ed affrontare la questione e che, spesso, i volti violenti son ben celati. Da qui il valore della prevenzione e della sensibilizzazione. Noi collaboriamo con Mondiversi da tanti anni, da quando il fenomeno non aveva ancora fatto maturare questo grado di consapevolezza nell’opinione pubblica. L’associazione ha attivato un circolo virtuoso di formazione importante che sostiene e supporta le donne».

La dirigente ha poi posto l’accento su uno dei problemi più urgenti da affrontare: «La tutela dei figli che subiscono e assistono alle violenze. In molti casi ci troviamo di fronte a soggetti che non presentano dipendenze o disturbi psichici ma rientrano nello “spettro di normalità”».

È evidente che il problema risulta essere di tipo culturale. Nel descrivere la condizione dei soggetti vittime di violenza (madri e figli) De Rosis offre un parallelismo con il gioco Shanghai «che - dice - richiede una elevata dose di pazienza, attenzione e delicatezza nei movimenti. I bastoncini in basso, che si ritrovano coperti dagli altri elementi, sono le donne e i figli che subiscono. Questi vanno estratti con cura, eliminando gli ostacoli che li opprimono, ma per farlo c’è bisogno di molto impegno e attenzione».

Poi conclude: «Adeguare i protocolli alle singole circostanze e situazioni significa far capire alla vittima che non è sola ma soprattutto che gli aiuti sono concreti».

Rita Rizzuti
Autore: Rita Rizzuti

Nata nel 1994, laureata in Scienze Filosofiche, ho studiato Editoria e Marketing Digitale. Amo leggere e tutto ciò che riguarda la parola e il linguaggio. Le profonde questioni umane mi affascinano e mi tormentano. Difendo sempre le mie idee.