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Il grande bluff di Enel, le strategie sbagliate della politica e il silenzio assordante e imbarazzante della Regione

4 minuti di lettura

CORIGLIANO-ROSSANO – Idrogeno Sì, Idrogeno No. Idrogeno un C… avrebbe cantato Ricky Gianco. Il teatrino della polemica sta animando il dibattito nostrano della politica locale. Solo quello. Mentre, oltre il Crati e il Trionto, a Catanzaro piuttosto che a Roma, di questa vicenda nessuno ne parla. Il senatore Rapani e il sindaco Stasi continuano a darsele di santa ragione, attraverso comunicati stampa, video, post social e fotoromanzi, ma alla fine la dura controversia tra l’uno e l’altro e i loro schieramenti – distinti, opposti, distanti – non ha prodotto un bel nulla. Anzi, ha forito ad Enel, principale artefice di questo nuovo arretramento (dopo Futur-E e le decine di idee di riconversione del sito di contrada Cutura-Sant’Irene), l'assist ideale per prepararsi tutti gli alibi possibili e di fuggire.

E nessuno ha inchiodato la holding dell’energia su una domanda, semplice: perché hai partecipato ad un bando sapendo già che non eri interessato?

Regione e Governo (a trazione leghista) non esenti da colpe

Così come nessuno ha inchiodato alle loro responsabilità la Regione Calabria (che ha indetto e assegnato il bando di gara sull’idrogeno) e il Governo (che ha cambiato i vertici Enel nominando amministratore delegato quel Flavio Cattaneo che è espressione della Lega e di Salvini). Come mai, da Roberto Occhiuto a Giorgia Meloni, nessuno ha avviato una class-action istituzionale contro quella che – a tutti gli effetti – sembra l’ennesima presa in giro di Enel a danno del territorio? Di fatto, dello sviluppo di quest’area della regione non gliene frega niente a nessuno.

Perché - rievocando quell’intramontabile e proverbiale slogan di qualche ex governatore calabrese – “noi siamo la polpa della Calabria”. Quella da scorticare, scarnificare, impoverire, immiserire lentamente fino a quando non rimarrà più nulla.

Si potrebbe fare una qualsiasi scommessa sul fatto che se questa ennesima e improvvisa piroetta fatta dalla grande società energetica a danno di Corigliano-Rossano e della Sibaritide fosse avvenuta in un altro contesto territoriale regionale, ci sarebbero state le barricate e i tavolini di regione, ministeri e azienda sarebbero stati rovesciati dai rappresentanti politici locali.

Non una parola da Occhiuto e Varì sul caso Corigliano-Rossano

Se il progetto dell’idrogeno, ad esempio, avesse interessato Vibo Valentia e Enel, con un Bando assegnato di 14 milioni di euro, si fosse solo permessa di pensare di ritornare sui suoi passi avremmo assistito all’asserragliamento della politica, dall’assessore regionale allo sviluppo economico Rosario Varì (che sul caso Co-Ro non ha detto una parola) passando al maggiorente deputato Mangialavori per finire alla deputazione regionale. Già, proprio la deputazione regionale, che nel caso specifico di Corigliano-Rossano risulta essere una delle componenti assenti all’interno del dibattito.

Del resto, non inventiamo nulla. Questa immagine, in realtà, si è già ripetuta molteplici volte in passato; con i moti di Reggio Calabria quando il capoluogo di regione passò a Catanzaro, con la scelta di insediare l’università nel territorio di Cosenza (nonostante il decreto Colombo dicesse tutt’altro!), o ancora quando si decise il tracciato dell’autostrada e della linea ferroviaria elettrificata, o - da ultimo - quando si stabilirino le sorti del tribunale di Rossano. In ognuna di queste battaglie sociali e politiche venne fuori la compattezza della classe dirigente locale e quindi del popolo che in ogni caso ottenne qualche risultato.

A Corigliano-Rossano e nella Sibaritide continuano a prevalere le faide interne

Nella Sibaritide e a Corigliano-Rossano, invece, ancora una volta, continua a venire fuori lo spirito polemico controverso deleterio che affligge da sempre i rappresentanti politici nostrani: esacerbare lo scontro interno dimenticando l’obiettivo. È stato così per tutte le grandi vertenze, puntualmente perse e che hanno prodotto costante depauperamento di risorse, energie, economia e popolazione in questo territorio.

Ecco, allora, che in attesa di un confronto “verità” Rapani-Stasi, sui contenuti veri di quest’ultima polemica, che ospiteremo nei prossimi giorni negli studi dell’Eco dello Jonio, ci aspetteremmo dai due un atteggiamento diverso. Un atteggiamento più “bruzio” e cosentino, quello che nelle grandi difficoltà – dicevamo - nel momento delle rivendicazioni e delle battaglie per la città capoluogo, è riuscito sempre a creare quel collante vincente e trasversale all’interno delle dinamiche politiche.

Vertenza Enel non può essere grimaldello da campagna elettorale

Continuare a ragionare in termini elettoralistici, spiccioli, solo perché in vista ci sono le Amministrative di primavera è un esercizio deprimente, deleterio e – consentite – anche un po’ stupido. Che sicuramente farà divertire la plebe politica dell’uno e dell’altro schieramento ma non farà altro che alimentare la povertà di questa città e del territorio. Se davvero si vuole trovare una soluzione alla vicenda Enel - fermo restando che le carte del progetto sull’idrogeno le abbiamo lette anche noi e nessuno ha la verità in mano – c’è solo una strada da percorrere: pretendere unanimemente (insieme e senza fronde contrapposte) dal Governo e dalla Regione, in quanto più alte cariche istituzionali democratiche, che non si consentano mortificazioni di stampo colonialistico ai danni della Sibaritide e quindi si faccia pressione sulla società energetica affinché mantenga fede al vincolo di correttezza che regge un Bando di Gara pubblico.

Come fare? Innanzitutto non facendo mancare quel supporto logico e incondizionato ai rappresentanti del territorio, a partire proprio dal senatore Ernesto Rapani che è la testa d’ariete di questo territorio nelle stanze della Maggioranza di Governo ed è l’unico rappresentante che può con autorevolezza diradare le nubi attorno alle tante e decennali questioni del comprensorio sibarita. Evitare, poi, gli affronti beffardi, i colpi bassi, la polemica spicciola, la caccia all’uomo all’interno della stessa tribù.   

Diversamente, del duro contraccolpo ne pagherebbe tantissimo l’autorevolezza della politica locale mentre la Calabria nord-orientale continuerebbe ad essere lo scimunito di cui tutti possono prendersi gioco!

Marco Lefosse
Autore: Marco Lefosse

Classe 1982, è schietto, Idealista e padre innamorato. Giornalista pubblicista dal 2011. Appena diciottenne scrive alcuni contributi sulla giovane destra calabrese per Linea e per i settimanali il Borghese e lo Stato. A gennaio del 2004 inizia a muovere i passi nei quotidiani regionali. Collabora con il Quotidiano della Calabria. Nel 2006 accoglie con entusiasmo l’invito dell’allora direttore de La Provincia, Genevieve Makaping, ad entrare nella squadra della redazione ionica. Nel 2008 scrive per Calabria Ora. Nell’aprile 2018 entra a far parte della redazione di LaC come corrispondente per i territori dell’alto Jonio calabrese. Dall’1 giugno del 2020, accoglie con piacere ed entusiasmo l’invito dell’editore di guidare l’Eco Dello Jonio, prestigioso canale di informazione della Sibaritide, con una sfida: rigenerare con nuova linfa ed entusiasmo un prodotto editoriale già di per sé alto e importante, continuando a raccontare il territorio senza filtri e sempre dalla parte della gente.