Finisce l'estate (ad agosto), le case si svuotano e si riempiono le strade... di monnezza
Sibaritide paradiso delle seconde case che producono un mare di rifiuti, sintomatico di una non cultura dell'ospitalità. Qui la gente viene a svernare, arriva con i cofani pieni e va via a mani vuote

CORIGLIANO-ROSSANO – La foto in copertina potrebbe essere un provocatorio monumento al turismo nella Sibaritide. Un luogo bellissimo, unico, straordinario ma puntualmente violentato alla fine di ogni estate che a queste latitudini – paradossale ma vero – continuano a finire subito dopo Ferragosto. Di fatto, nella Calabria del nord-est, fatte dovute e specifiche eccezioni di realtà private ben organizzate, il turismo non esiste. O, quantomeno, non esiste un turismo di qualità. Quello che, ad esempio, ha cura e rispetto del luogo che vive e che lo lascia migliore di come lo ha trovato.
Nella Sibaritide, paradiso delle seconde case, non c'è questa fortuna. In alcune aree sembra, addirittura, che i tanti messaggi, che arrivano come un bombardamento, sulla necessità di avere più cura dell'ambiente, su una migliore razionalizzazione dei rifiuti, sull'importanza di tutelare l'ecosistema, abbiano un effetto refrattario. Ostinatamente contrario. Ed è così che chi viene, di fatto, a svernare nella casa di proprietà, acquistata negli anni '70, '80, '90, alla fine della sua permanenza lascia in dono un cumulo di rifiuti.
È la cartina di tornasole del concetto di “turismo di qualità” che si ha da queste parti dove ancora l'ospite, il vacanziere, il titolare della seconda casa – non c'è distinzione – arriva con il cofano pieno, spende pochissimi euro durante la sua permanenza qui, e va via con il nulla cosmico. Alleggeriti dal peso di aver fatto quel periodo di vacanze low-cost e di aver, al termine di tutto, svuotata casa di tutto il superfluo. Ed è così che per strada (ormai nemmeno più nei pressi dei cassonetti) si trova di tutto: da materassi post-bellici simili a quelli delle camerate delle caserme a frigoriferi; da tavoli rotti a stoviglie ,in alcuni casi usate e buttate senza essere state lavate (come i barbari!); da complementi d'arredo sfasciati a cumuli di immondizia indifferenziata.
Lo fanno perché probabilmente si sentono autorizzati a farlo dal contesto. Brutto a dirlo ma è così. E chi compie azioni criminali come l'abbandono di rifiuti pericolosi sono gli stessi che si sentono nel diritto di piazzare l'ombrellone segnaposto sulle spiagge sin dal loro arrivo, sono gli stessi che si lamentano quando vedono le scie di melma in mare o l'arenile sporco e poco curato. E tutto questo sotto l'unico e solo motto: “Noi paghiamo le tasse!” - Anche le persone civili le pagano. E quindi?
Ecco, il rischio è proprio questo: adeguarsi verso il basso per non far torto ad un popolo di residenti stagionali – non tutti, per carità e forse nemmeno la maggioranza – che si sente nel diritto di venire qui e fare quello che vuole. È un algoritmo che non può funzionare e comunque potrebbe avere ripercussioni serie nel momento in cui le regole generali imporranno, ad esempio, limiti più stringenti sulla gestione dei rifiuti. O ancora sulla gestione dell'acqua potabile e dei servizi integrati comunali.
Non è un rifiuto delle seconde case. Solo un richiamo ad una residenza stagionale consapevole e responsabile che dovrebbe avere delle regole semplici e chiare ma anche soggetti istituzionali che queste regole le facciano rispettare.