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Al "Compagna" un Pronto soccorso di primo livello ma ora è il momento della riorganizzazione dello spoke

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CORIGLIANO – ROSSANO – Razionalizzare, identificare, specializzare. La Sanità territoriale, certamente ancora con un piede imbrigliato nel passato, sta cercando di fare il grande salto per restituire alla comunità un servizio degno di questo nome. Se per Jodorosky il primo passo non ti porta dove vuoi ma certamente ti toglie da dove sei, la riorganizzazione della rete ospedaliera è l’occasione per abbandonare un sistema assistenziale obsoleto, specializzarsi e raggiungere i livelli di assistenza richiesti dalla Regione anzi, ampliando il cerchio e uscendo dal nostro piccolo orticello, dalla comunità europea.

La nuova rete ospedaliera

«Si apprestano a lasciare lo status di presidi territoriali di assistenza per salire al rango di ospedali  – ci dice Luigi Muraca, direttore di Medicina generale presso il “Compagna” di Corigliano -  il polo di Cariati, Trebisacce e quello di Praia. Fondamentale a mio avviso la razionalizzazione e l’identificazione dei presidi, è importante che i cittadini sappiano quali servizi erogano esattamente i singoli nosocomi».

Sapere dunque chi fa cosa e dove. E’ necessario che i cittadini sappiano a chi rivolgersi in base ai servizi offerti e dunque alle singole esigenze del paziente. Così come sarebbe auspicabile, fattore adesso lontano dalla realtà, che ogni polo abbia una sua logica identitaria e, con essa, una specifica organizzazione dei reparti. Come può la Ginecologia di Corigliano lavorare “serenamente” quando in caso di emergenza e bisogno di trasfusioni di sangue è costretta a rivolgersi al reparto di medicina trasfusionale a Rossano visto che al Compagna non c’è?  Questo significa non avere la soluzione in loco, subire dei tempi inevitabili di attesa nonché tutte le difficoltà legate al trasporto del plasma.

La riorganizzazione della rete ospedaliera rappresenta la possibilità non solo di rafforzare alcuni presidi ma di ridisegnare, in base ai servizi offerti, i profili e le peculiarità di ciascun polo. I nostri spoke sono spesso dimezzati e laddove offrono un servizio sono carenti di altri che dovrebbero essere invece presenti perché strettamente collegati. Stessa cosa per il personale. E se la soluzione in alcuni casi fosse accorpare piuttosto che dividere?

Una questione di sicurezza

Il furto avvenuto qualche mese fa presso l’ospedale di Rossano e gli atti vandalici prima del week end al pronto soccorso di Corigliano, hanno sollevato di nuovo il tema sicurezza.  «Per Corigliano – informa Muraca – avevamo già consegnato un progetto di video sorveglianza adesso al vaglio di chi di dovere. E’ necessario un circuito di telecamere e anche la presenza sul posto degli addetti alla vigilanza. Sia Corigliano che Rossano, così come sono concepiti, hanno diversi accessi e c’è bisogno di più unità per garantire il controllo degli ospedali».

Va sottolineato tuttavia come, ad eccezione di qualche ora della mattinata di venerdì, il pronto soccorso di Corigliano è rimasto aperto ed operativo. «Stamattina - conferma il direttore dell’Unità operativa complessa di Medicina – sono stati ripristinati e riattivati i computer che erano stati manomessi durante l’azione vandalica e sostituite le porte. Adesso è tornato tutto esattamente come prima».

Il Ps di Corigliano torna come prima. Anzi, con nuovi percorsi che determinano gli accessi

«Ad oggi si entra in pronto soccorso passando per la camera calda» – prosegue il direttore Muraca -. La camera calda è il locale collegato al pronto soccorso-medicina d’urgenza in cui arrivano i mezzi di soccorso e attraverso la quale gli operatori del 118 conducono il paziente nel pronto soccorso. «Con i nuovi percorsi – precisa – assisteremo non solo alla separazione dei codici bianchi da quelli rossi ma ci sarà un’apposita via d’ingresso anche per i pazienti Covid». Un sistema utile a smistare i pazienti fin da subito.

Valentina Beli
Autore: Valentina Beli

“Fare il giornalista è sempre meglio che lavorare” diceva con ironia Luigi Barzini. E in effetti aveva ragione. Per chi fa questo mestiere il giornalismo non è un lavoro: è un’esigenza, una passione. Giornalista professionista dal 2011, ho avuto l’opportunità di scrivere per diversi quotidiani e di misurarmi con uno strumento affascinante come la radio. Ora si è presentata l’occasione di raccontare le cronache e le storie di un territorio che da qualche anno mi ha accolta facendomi sentire come a casa. Ed io sono entusiasta di poterlo fare