Troppe morti improvvise tra i giovani adulti: indagare è un obbligo morale. Anche nella Sibaritide
Si contano a decine i decessi tra gli under 50. Tra loro molti soggetti sani e senza patologie pregresse. I dubbi di Corbelli: «Derubricare tutto al contesto dei disservizi sanitari potrebbe essere un pratica pericolosa che nasconde la verità»
CORIGLIANO-ROSSANO – È un elenco diventato troppo lungo di donne e di uomini, di ragazze e di ragazzi, di madri e di padri che all’improvviso lasciano la loro storia scritta a metà. Stiamo parlando di tanti giovani adulti che anche nella Sibaritide muoiono improvvisamente. Se ne contano a decine in questi ultimi mesi e molti di loro erano persone sane senza patologie pregresse. Costa stia accadendo è difficile dirlo. Ecco perché oggi indagare è un obbligo morale.
Indagare partendo dai numeri. Che di fatto – quelli ufficiali, s’intende – non restituiscono alcun valore allarmante nel quadro delle statistiche dei decessi. Certo, c’è un aumento generale della mortalità negli ultimi tre anni (2020-2021-2022) rispetto al triennio precedente anche negli under 50 ma tutto, nella narrativa ufficiale, viene contestualizzato all’interno del quadro pandemico e del virus Sars-Cov-2 che ha mietuto moltissime vittime anche tra i giovani. Tra l’altro, nelle tabelle Istat, ad oggi il numero dei decessi viene classificato solo nelle categorie over 60 mentre non c’è traccia degli under 60. Insomma, a parte, la narrazione ufficiale e le rassicurazioni sul fatto che non ci sono impennate di mortalità tra i giovani e i giovani adulti, rimangono i riscontri della gente che sempre più spaventata, ormai a cadenza quotidiana, saluta giovani vite che muoiono improvvisamente.
È questa allora la normalità? Siamo forse impressionati dal fatto che queste giovani vite, madri e padri, volano via troppo presto e che la colpa è tutta e solo della malasanità e di un diritto alla salute che ancora oggi, nonostante tutto, non riesce ad essere erogato a tutti i cittadini?
Queste domande le abbiamo poste a Franco Corbelli, uno che nella rivendicazione dei diritti civili ci naviga da una vita e che proprio di recente, dopo quasi vent’anni di lotte, ha visto finalmente l’istituzione del Garante della Salute. «Finalmente - dice Corbelli - un’entità a cui rivolgersi per chiedere verità e segnalare diritti negati e disservizi del nostro sistema sanitario che – precisa e aggiunge il leader del movimento Diritti Civili – non è solo malasanità». Anzi derubricando tutto ciò che non va al “registro della malasanità” si rischia di perdere di vista quelli che poi sono i veri problemi. Ad esempio, a parere di Franco Corbelli «bisogna fare attenzione a non confondere la malasanità con le morti improvvise». «Con estrema consapevolezza e razionalità non si può pensare che questi casi possano essere tutti imputabili alla carenza di servizi sanitari. Sinceramente non vedo la connessione. Piuttosto – sottolinea ancora Corbelli -, checché ne dicano i numeri ufficiali, bisognerebbe capire perché sono aumentate le morti improvvise tra giovani e giovani adulti».
Un’analisi, quella dell’attivista che in Calabria e in Italia si spende da sempre per l’affermazione dei diritti, che non individua colpevoli ma chiede chiarezza. Per farlo, occorre indagare. «Non possiamo accontentarci di dire che è “morto di malasanità”. Perché questa triste assuefazione – dice ancora Franco Corbelli – alla lunga potrebbe porre una pietra tombale su tutte quelle cose che il periodo storico che stiamo vivendo sta cercando di dirci».
Sul patibolo di Corbelli non c’è niente e nessuno. Perché sul patibolo dovrebbero starci i condannati e oggi non abbiamo colpevoli. Ci sono solo delle considerazioni, c’è l’esperienza diretta dei cittadini, ci sono protocolli sanitari che sono stati imposti ai cittadini e – come sappiamo – ci sono tante persone in meno. Insomma, una serie di indizi che potrebbero servire ad aprire un’indagine ad ampio spettro su quanto sta accadendo con l’auspicio di portare a galla la verità.