12 ore fa:I giovani a sostegno di Gaudiano si scagliano contro la nomina di Bloise a commissario del Parco della Sila
8 ore fa:Co-Ro pronta per la 34^ edizione della "Corri e Cammina per la Pace"
13 ore fa:La Festa della Bandiera divide gli italo-albanesi: «Operazione affaristica»
13 ore fa:Garante per l'infanzia e l'adolescenza, al via il corso per tutor di minori stranieri non accompagnati
10 ore fa:La Rossanese è matematicamente seconda: ai play-off per sognare
12 ore fa:Co-Ro, le associazioni del territorio denunciano «situazioni al limite del degrado in città»
8 ore fa:Stagione marittima alle porte, Scutellà (M5s): «La Calabria ha un grosso problema di depurazione!»
9 ore fa:A Bocchigliero arriva la carovana della prevenzione organizzata dal movimento Diritto alla Salute
10 ore fa:Un coriglianese per la finale di Coppa Italia Milan-Bologna
9 ore fa:Daniele Kihlgren «offre» un'idea per rilanciare i centri storici di Co-Ro - VIDEO

Un solo nido comunale pubblico in una città di 80mila abitanti: senza nonni lavorare è impossibile

2 minuti di lettura

CORIGLIANO - ROSSANO – Chiediamo asilo! E non ci riferiamo a quello politico. La terza città della Calabria, oltre 74 mila abitanti, può contare su un solo asilo nido comunale, a Corigliano Scalo. Per quanto la struttura in questione possa mettere a disposizione un determinato numero di posti, risulteranno sempre insufficienti rispetto alla mole di popolazione.

Ci dicono che quando nasce un bambino, nasce anche una mamma. E allora quando sarà invece che la nostra società – specialmente al Sud, soprattutto in Calabria, per non parlare di casa nostra – deciderà di (ri)nascere a misura di famiglia e di dotarsi degli adeguati servizi destinati all’infanzia?

Un solo asilo comunale in tutta Corigliano-Rossano. Certo, poi ci sono le strutture private. Spesso però anche chi lavora non può permettersele. Conosciamo bene le condizioni salariali della Sibaritide e non possiamo dunque meravigliarci se una mamma, pur lavorando, non riuscisse a mantenere anche l’onere di una retta scolastica. O, altrettanto verosimilmente, si faccia due conti in tasca e stabilisca che andare a lavorare praticamente per pagare il nido non ne valga la pena. Siamo al solito circolo vizioso. Scarsissima assistenza all’infanzia (per non dire assente) e classico bivio difronte al quale si trova la stragrande maggioranza delle donne nel nostro territorio: lavoro o bado a mio figlio?

Perché ancora oggi, nel 2023, la dicotomia famiglia - lavoro esiste e il tema della conciliazione tra questi due aspetti è più che caldo.  Ed ecco che il rapporto “Equilibriste” stilato da Save the Children e basato sui dati Istat, conferma esattamente quanto detto finora. Il nostro territorio è fanalino di coda rispetto ai servizi integrativi per la prima infanzia.

Una neo mamma o può contare sull’aiuto dei nonni, da sempre zoccolo duro delle nostre famiglie, oppure è praticamente lasciata sola. Manca la rete, le politiche sociali, l’assistenza all’infanzia. Ed ecco che da noi il 62,6% delle donne nella fascia di età compresa tra i 25 e i 54 anni con figli risulta disoccupata. Per avere il quadro totale della situazione e capire il grado di arretratezza in materia di assistenza alla maternità in casa nostra, basti pensare che al Centro questa percentuale non supera il 35,8% mentre al Nord addirittura scende al 29%, praticamente meno della metà.  

E non stiamo parlando di chissà quali servizi all’avanguardia o di sperimentazione. Stiamo parlando di asili nido. Altrove le Amministrazioni si impegnano a fornire un ventaglio di possibilità ben più ampie. Si spazia da centri che erogano (gratuitamente!) corsi di preparazione alla nascita e di sostegno all'allattamento materno a incontri a tema con la pedagogista su tematiche relative all'infanzia.

Le mamme della Sibaritide hanno il diritto di poter lavorare inserendo il proprio piccolo ad un nido comunale. C’è bisogno di più occupazione e di parità di salari e condizioni. L’Istituto Nazionale per l’Analisi delle Politiche Pubbliche mostra che lo svantaggio delle donne in termini di retribuzione media è di oltre 7 mila euro annui per gli impieghi full-time mentre supera i 3 mila euro per gli impieghi part-time.

Potrebbe sembrare anacronistico ribadirlo, ma il regalo più desiderato che noi donne vorremmo per la festa della mamma è quello delle pari opportunità. Diritto di poter lavorare senza per questo rinunciare alla maternità. Non dover essere messe costantemente difronte al bivio carriera o famiglia.

Gli uomini d’altronde, pur diventando padri, non devono abbandonare il proprio lavoro. Anzi, in virtù della presenza di una nuova vita sono incentivati a produrre di più. Beh ecco, anche noi mamme vorremmo poterci realizzare professionalmente e contribuire all’economia domestica senza per questo apparire come madri snaturate o di serie b. E, quando si hanno figli, la possibilità di mantenersi un’occupazione passa anche dalla rete sociale e dalla presenza di servizi indispensabili erogati dalle amministrazioni quali gli asili nido comunali.

Sebbene per una madre il regalo più grande resti lo sguardo o l’abbraccio di suo figlio, tra le priorità amministrative non si possono continuare ad ignorare quelle rivolte all’assistenza all’infanzia. 

 

Valentina Beli
Autore: Valentina Beli

“Fare il giornalista è sempre meglio che lavorare” diceva con ironia Luigi Barzini. E in effetti aveva ragione. Per chi fa questo mestiere il giornalismo non è un lavoro: è un’esigenza, una passione. Giornalista professionista dal 2011, ho avuto l’opportunità di scrivere per diversi quotidiani e di misurarmi con uno strumento affascinante come la radio. Ora si è presentata l’occasione di raccontare le cronache e le storie di un territorio che da qualche anno mi ha accolta facendomi sentire come a casa. Ed io sono entusiasta di poterlo fare