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Ecco perché il porto di Corigliano-Rossano è stato escluso dalla Rete Ten-T

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CORIGLIANO-ROSSANO – Così com’è il Porto di Corigliano-Rossano non avrà mai un futuro. E il problema non sta nella sua conformazione strutturale bensì nella sua inesistente logica di sviluppo. La notizia rilanciata nei giorni scorsi sulle pagine dell’Eco dello Jonio, sull’esclusione dello scalo marittimo della Sibaritide dalla grande e complesso network dei trasporti trans-europeo (l’unico porto dell’intero bacino jonico insieme a quello di Crotone ad essere tagliato fuori dalla rete Ten-T) ha attivato il campanello d’allarme della politica locale che dopo 50 anni, dalla realizzazione dell’infrastruttura, forse si è accorta che quella grande darsena alle porte di Schiavonea è stata costruita senza un’anima e un’identità. Utile solo a dare ricovero a quella che un tempo era la più grande marineria peschereccia del Mediterraneo e che, oggi, proprio a causa dell’assenza di concrete politiche di sviluppo, sta lentamente morendo.

È stato il senatore di Fratelli d’Italia, Ernesto Rapani, ad interrogare immediatamente il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti per chiedere lumi sul perché di questa “eccellente” esclusione. La risposta del dicastero di Porta Pia è stata disarmante. In questo momento il Porto di Corigliano-Rossano non soddisfa nessun requisito di convergenza che soddisfi i criteri di sviluppo europeo. Insomma, è una mega infrastruttura non solo in perdita ma anche di peso nell’economia dell’Ue. La colpa? Di chi – dicevamo – per decenni è rimasto a guardare questa immensa insenatura nello Jonio, affibbiandogli la responsabilità di tantissimi “volani” ma non muovendo un dito per creare processi di sviluppo.

Quali sono i criteri minimi per cui un porto, con potenziali commerciali, militari e turistici come quello di Co-Ro, può definirsi “europeo” e, quindi, degno di essere destinatario di finanziamenti e attenzioni da parte dell’Ue? Il Ministero dei Trasporti li riassume sinteticamente così:

«Per far parte della rete globale – si legge nella relazione del Mit - un porto marittimo deve soddisfare almeno una delle seguenti condizioni: 1. il suo volume totale annuo di traffico passeggeri superi lo 0,1% del volume totale annuo del traffico passeggeri di tutti i porti marittimi dell'Unione; 2. il suo volume annuo totale di merci superi lo 0,1% del corrispondente volume totale annuo di merci movimentate in tutti i porti marittimi dell'Unione; si trovi su un'isola e fornisca l'unico punto di accesso a una regione NUTS 3 nella rete; sia situato in una regione ultraperiferica o in una zona periferica, al di fuori di un raggio di 200 km dall'altro porto più vicino della rete TEN-T (distanza stradale)».

Corigliano-Rossano e Crotone non soddisfano nessuna di queste 4 condizioni. E il perché lo spiega bene la direzione del Ministero, che negli ultimi mesi, prima di trasmettere la relazione finale al ha provveduto ad analizzare i volumi di traffico di tutti i porti nazionali. In particolare, «i porti di Crotone e di Corigliano-Rossano non hanno soddisfatto i criteri volumetrici per l’inclusione in rete globale (soglie pari a circa 2,1 milioni di tonnellate per merci alla rinfusa e circa 1,4 milioni per merci non alla rinfusa, ndr) e 392.993 passeggeri, e non è risultato parimenti soddisfatto il criterio di essere ubicati ad una distanza minima pari ad almeno 200 km da un altro porto della rete Ten-T (che in questo caso sarebbe Taranto, ndr)».

Le vie d’uscita per rimediare a questo ennesimo impasse creato nel passato

Assodato che ogni tentativo fatto nell’ultimo mezzo secolo per tentare di rianimare questa mega infrastrutture  non è servito a nulla e che il rilancio del Porto – oggi ne abbiamo la conferma – è servito solo ad essere uno degli strumenti propagandistici più corroboranti, bisogna fare come sempre di necessità virtù e andare avanti. È tutto definito? C’è ancora una possibilità che gli scali marittimi di Corigliano-Rossano e Crotone possano rientrare nella rete globale (o centrale) Ten-T europea così da essere destinatari di nuovi fondi e investimenti da parte dell’Ue e del Governo centrale? La risposta è sì. Non lo diciamo noi ma, ancora una volta, è la direzione generale del Ministero die Trasporti a suggerire la strada per uscire dall’impasse. E di farlo, addirittura, potendo attingere a grandi risorse per lo sviluppo.

La Commissione europea, infatti, attraverso atti di esecuzione, può ancora modificare l’Allegato 2 della misura di istituzione del Core network Ten-T contenete l’elenco dei nodi, inclusi quindi i porti, qualora le condizioni descritte dovessero subire modifiche e rispettare, così, i requisiti imposti dalla metodologia.

La proposta di istituzione della Rete Ten-T detta un’altra condizione per entrare nella rete globale ovvero: «possedere un volume merci annuo, per le operazioni di movimentazione merci sia sfuse che non sfuse, che superi le 500.000 tonnellate annue e il suo contributo alla diversificazione dell’approvvigionamento energetico dell’UE e all’accelerazione della diffusione delle energie rinnovabili sia una delle attività principali del porto». Una clausola che riporta, di riflesso, ad un altro dei grandi temi delle ultime settimane che vede proprio il porto di Corigliano-Rossano al centro di un grande progetto a sostegno delle energie rinnovabili.

Insomma, l’idea di trasformare la darsena della Sibaritide in un grande hub di produzione a sostengo dell’industria green dell’eolico diventa strategica per consentire al porto di continuare a vivere, di rigenerarsi e creare attorno a se e al suo interno nuove opportunità per sviluppare l’economia peschereccia, il settore terziario e dare – aspetto assolutamente non secondario – la possibilità all’importante mercato agrumicolo della Piana un accesso diretto al mare in contatto con le più importanti destinazioni d’Europa e del Mondo.

Come se non bastasse, a realizzare questo progetto vengono in soccorso anche strumenti di finanziamento pubblico come il Cef (Connecting Europe Facility) che mette a disposizione dell’implementazione delle rinnovabili risorse pari 5,84 miliardi di euro. Quota parte di questo fondo potrebbe essere investito sul porto di Corigliano-Rossano, magari per implementare proprio quel programma di sviluppo e produzione delle tecnologie a supporto dell’energia green. Ne saremo capaci?

La palla ora è interamente nelle mani della politica e dei rappresentanti istituzionali locali, regionali e nazionali.

 

Marco Lefosse
Autore: Marco Lefosse

Classe 1982, è schietto, Idealista e padre innamorato. Giornalista pubblicista dal 2011. Appena diciottenne scrive alcuni contributi sulla giovane destra calabrese per Linea e per i settimanali il Borghese e lo Stato. A gennaio del 2004 inizia a muovere i passi nei quotidiani regionali. Collabora con il Quotidiano della Calabria. Nel 2006 accoglie con entusiasmo l’invito dell’allora direttore de La Provincia, Genevieve Makaping, ad entrare nella squadra della redazione ionica. Nel 2008 scrive per Calabria Ora. Nell’aprile 2018 entra a far parte della redazione di LaC come corrispondente per i territori dell’alto Jonio calabrese. Dall’1 giugno del 2020, accoglie con piacere ed entusiasmo l’invito dell’editore di guidare l’Eco Dello Jonio, prestigioso canale di informazione della Sibaritide, con una sfida: rigenerare con nuova linfa ed entusiasmo un prodotto editoriale già di per sé alto e importante, continuando a raccontare il territorio senza filtri e sempre dalla parte della gente.