Porti jonici fuori dalle Rete Ten-T: Crotone esplora (con successo) la dimensione turistica. E Co-Ro?
Sia lo scalo pitagorico che quello della Sibaritide sono ufficialmente fuori dal grande network dei trasporti trans-europeo. Ma se nel primo arrivano navi da crociere a go-go, il secondo continua a rimanere alla disperata ricerca di un’identità

CORIGLIANO-ROSSANO – Tra i grandi porti del bacino jonico solo 4 sono rientrati a far parte del grande network dei trasporti trans-europeo: Taranto, in Puglia, e Augusta, in Sicilia, sulla rotta Scandinavo-Mediterranea e gli scali greci di Igoumenitsa e Patrasso lungo la rotta orientale/estmediterranea. Resta fuori Catania, ma che sarà connesso dalla rete stradale/ferroviaria, ma soprattutto restano fuori i porti di Crotone e Corigliano-Rossano. In realtà, più che fuori, per le due strutture portuali della Calabria orientale si può parlare di un vero e proprio isolamento, dal momento che le reti terrestri (strada/ferrovia) Ten-T calabresi viaggiano lungo la tratta tirrenica.
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Lo scorso 19 aprile il Parlamento Europeo ha confermato la sua posizione negoziale sulla revisione delle norme della rete transeuropea di trasporto (i corridoi Ten-T). Si tratta del piano dell'Ue per la costruzione di una rete di ferrovie, strade, vie navigabili interne e rotte marittime a corto raggio attraverso porti e terminali in tutta l'Unione europea.
Ovviamente essere esclusi dalla Rete Ten-T non significa essere tagliati fuori dall’Europa. Significa, piuttosto, non essere all’interno della "corrente" del grande traffico che si muove in direzione nord-sud, est-ovest. Poco male, potrebbe obiettare qualcuno. Certo, se non fosse, però, che tutte le opere Ten-T devono essere portate a conclusione in tempi prestabiliti (tra il 2030 e il 2050), pena il rischio di incorrere in infrazioni da parte dell’Europa, e realizzate con fondi certi.
Ma il vero grande problema non sta nemmeno nell’esclusione dei porti di Corigliano-Rossano e Crotone da questo grande network dei trasporti, piuttosto nella finalità di utilizzo che a questi due scali si vuole dare.
Nei mesi scorsi Crotone ha impresso un’importante accelerazione alla “riconversione” del suo scalo marittimo, nato per scopi industriali e oggi candidato a diventare hub crocieristico e del diportismo turistico calabrese. Solo in questo anno solare, infatti, saranno una cinquantina le navi da crociera che approderanno nel porto di Pitagora, con la prospettiva – già dal prossimo anno – di aumentare il numero di attracchi e di fornire alle compagnie nuovi servizi come l’approvvigionamento del gas liquido per le navi.
Tutto questo mentre Corigliano-Rossano rimane a guardare, inerme, incapace – evidentemente – di fornire un piano di sviluppo serio e concreto per il porto. C’è in bilico il piano eolico che potrebbero trasformare la grande darsena della Sibaritide nel più grande hub europeo di produzione, assemblaggio e smaltimento di aerogeneratori per parchi offshore. Si attende la realizzazione di una banchina crocieristica che – semmai venisse realizzata – non servirà a nulla, considerato che le rotte di destinazione delle compagnie crocieristiche sono cambiate e virano quasi tutte su Crotone. Male ha fatto il territorio di Corigliano-Rossano e della Piana di Sibari a non approfittare del mercato crocieristico che nell’ultimo decennio si era affacciato proprio su quest’area. Non si è stati capaci a realizzare servizi ma soprattutto a creare una destinazione turistica. Per i grandi tour operator del mare questo territorio non è economicamente vantaggioso perché non ha rete e non sa vendersi!
Adesso, dicevamo, c’è un’altra opportunità dettata dall’industrializzazione green delle pale eoliche. Un campo inesplorato sul quale, ancora, non sono piombati gli interessi di altre realtà commerciali, strategicamente ed economicamente più forti. Conviene? È sostenibile con le vocazioni del territorio? Non lo sappiamo. Perché, anche in questo caso, il dibattito pubblico è stato anestetizzato. Eppure, con la nascita di una nuova centrale di produzione di idrogeno a Rossano, avere nell’area portuale di Corigliano un centro di produzione, assemblaggio e smaltimento di pale eoliche potrebbe connotare questo territorio come l’area dell’industrializzazione verde. Una nuovissima frontiera che potrebbe portare nuovo sviluppo e benessere.