Il professore Otranto tra “Biancoazzurro” e “Il Serratore”. Ci piace ricordarlo anche così
"Biancoazzurro sport" fu la sua grande passione giovanile da studente liceale
CORIGLIANO-ROSSANO - Oggi ci piace ricordare il prof. Giorgio Otranto nei suoi anni giovanili vissuti intensamente qui a Corigliano. Lo vogliamo ricordare, giovanissimo studente liceale, come uno dei redattori di “Biancoazzurro” settimanale autonomo sportivo degli anni sessanta, che contava tra i suoi fondatori i compianti Luigi Sangregorio (allora dirigente della squadra calcistica Polisportiva Corigliano), Franco Scarcella, Giuseppe Adimari, oltre al caro amico giornalista Ernesto Paura memoria vivente di quella splendida esperienza editoriale che aveva nel prof. Franco Pistoia, altra memoria vivente, il direttore responsabile, in quanto quel foglietto usciva come supplemento al giornale locale “Noi giovani”.
Otranto era dei redattori più vivaci e pronto a dare il giusto estro professionale a quel foglietto stampato con caratteri in azzurro su foglio bianco. Allora, ed è giusto ricordarlo, era davvero una impresa poter stampare localmente anche un solo foglietto la sera affinché fosse in distribuzione il mattino seguente. Eppure “Biancoazzurro” ci riusciva, non solo per il sagace e competente lavoro dei redattori, ma anche per la grande disponibilità della tipografia ATJ di Corigliano di Giuseppe Cosentino, e del suo straordinario tipografo Emilio Spinelli. “Biancoazzurro” durò tre anni e fu una esperienza editoriale fantastica, perché quando giungeva in edicola andava letteralmente a ruba. È necessario pensare oggi al lavoro che circa 60 anni fa veniva posto in essere da questi autentici amanti dell’informazione. Otranto, Paura, Scarcella e Adimari terminata la gara della Polisportiva Corigliano si chiudevano letteralmente all’interno della tipografia, dove ognuno preparava i pezzi da inserire nel foglietto in edicola la mattina seguente.
Era un lavoro immane, perché il giornale veniva composto parola per parola, ed in questi frangenti che emergeva in maniera forte la figura di Emilio Spinelli, in assoluto uno dei migliori tipografi dell’intera provincia di Cosenza. Il gruppo lavorava fino a notte fonda, per permettere al tipografo di stampare e già alle 6 del mattino il giornale era in distribuzione. Un particolare che mi raccontava l’amico Ernesto Paura era quello relativo al “fresco di stampa”.
Infatti chi acquistava il giornale doveva stare attendo a “sporcarsi” le mani con l’inchiostro azzurro. Altro aneddoto raccontato dal decano dei giornalisti coriglianesi ha riguardato il “dualismo”, che però ben presto finì, tra “Biancoazzurro” e “Rapido sport” diretto dal compianto Ettore Cardamone. Quest’ultimo foglietto nacque in contrapposizione al primo per volere del titolare di un’altra tipografia esistente in città, quella di proprietà del cav. Gigliotti. Paura mi raccontava come ad un certo punto il cav. Gigliotti denunciò l’intera redazione di “Biancoazzurro” a causa di una sorta di “sgarro” che il compianto Giuseppe Adimari, fece nei confronti del figlio del cav. Gigliotti.
Prima della gara tra Corigliano e Lamezia, il figlio di Gigliotti si presentò all’ingresso del pubblico chiedendo di entrare senza pagare il biglietto perché giornalista. Adimari che sapeva benissimo che il Gigliotti non era giornalista, non lo fece entrare, da qui una serie di articoli al vetriolo sia su “Biancoazzurro” che su “Rapido sport” e successivamente la denuncia. Per tornare ai due giornali, come detto, “Rapido sport” finì in breve tempo la propria esperienza.
Altro ricordo che vogliamo qui ricordare del prof. Otranto, riguarda una intervista che l’accademico rilasciò sul n. 24 della rivista “Il Serratore” del novembre-dicembre 1992, e che rilasciò al collega Ernesto Paura. In quell’articolo, che lo ricordiamo bene, fece scalpore il prof. Otranto parlava quando nel V secolo nell’Italia Meridionale erano presenti le donne prete. In quella intervista Ernesto Paura diede conto di una ricerca storica, condotta sull’argomento, dal prof. Otranto, direttore dell’Istituto di studi classici e cristiani dell’Università di Bari, e più precisamente in Lucania, Calabria e Sicilia. «Dall’approfondita analisi di altri documenti letterari ed epigrafici riguardanti soprattutto il V secolo – riportiamo dall’articolo de Il Serratore – il prof. Otranto conclude che nell’Italia meridionale erano presenti alcune donne che esercitavano, appunto, il sacerdozio».
Tra l varie domande poste da Paura al prof. Otranto vi proponiamo questa: «Ci sono, quindi, speranze che la Chiesa di Roma riveda la propria posizione ribadita recentemente anche nella enciclica di Giovanni Paolo II “Mulieris dignitatis”? “Posso augurarmelo fu la risposta del prof. Otranto – ma il mio è un interesse squisitamente scientifico e storico, non di ordine confessionale. Non sostengo che la Chiesa debba ammettere – sic et simpliciter – la donna al sacerdozio, ma ritengo che il problema del sacerdozio femminile possa essere ripreso, discusso e dibattuto, magari in un Concilio appositamente convocato perché ognuno esprima liberamente e seriamente le proprie opinioni».