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Co-Ro rivendica il suo spazio universitario: «Alcune facoltà qui, non sarebbero una bestemmia!»

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CORIGLIANO-ROSSANO - «É una bestemmia pensare alle facoltà di Agraria, Scienze Turistiche, Scienze naturali sullo Ionio cosentino? Io credo di no, ed il Comune ci metterebbe del suo». Le parole del sindaco di Corigliano-Rossano, Flavio Stasi, intervenuto ieri ai lavori congressuali della Cgil del comprensorio Tirreno-Pollino-Sibaritide aprono ad un altro fronte di discussione nella grande ed infinita querelle che nelle ultime settimane sta animando il dibattito politico (e accademico) calabrese, sull’opportunità di attivare una nuova facoltà di Medicina all’Unical.

Se Cosenza rivendica («legittimamente») la sua facoltà di Medicina, anche a discapito di Catanzaro, è giusto che anche la Calabria del nord-est, la grande Sibaritide, entri a giocare la sua partita sullo scacchiere della proposta universitaria. Del resto, questo narra la leggenda della politica calabrese, era il sogno ancestrale della famosa Legge Colombo che nella sua prima stesura aveva previsto la realizzazione dell’Università della Calabria proprio dislocata nella Piana di Sibari. Poi la politica cosentina, da sempre coriacea ed influente, cambiò le carte in tavola e quel 16 aprile 1971 il Presidente della Repubblica Giuseppe Saragat, firmò il Decreto che individuava nel territorio cosentino l'area per la prima Università statale calabrese. Altra storia, altri tempi che portarono a creare una autorevolezza impareggiabile del territorio di Cosenza sul resto della Calabria e, ancor più, sulle aree della sua provincia.

Si può dire – dunque - che da allora, da quel lontano 1971, lentamente, inizio la lenta ma inesorabile fase di declino – almeno nelle aspettative – di Corigliano, Rossano e della Sibaritide che fino ad allora avevano conosciuto fasi di progresso ed evoluzione rispetto all’interno territorio calabrese.

Oggi quel paradigma potrebbe cambiare, partendo proprio dalle dinamiche della fusione con la nascita di Corigliano-Rossano che, senza dubbio, ha provocato una scossa tellurica all’azione baricentrica e dominante di Cosenza sull’interno territorio provinciale. Oggi questa città, la terza della Calabria, ha l’autorevolezza dei numeri per rivendicare servizi e diritti. Serve solo un’azione politica e amministrativa capace di chiederli e ottenerli.

Ed è sicuramente da qui che è nata la provocazione lanciata ieri – con un tempismo chirurgico - da Stasi, non a caso davanti alla platea di un sindacato tra i più influenti in Italia e in Calabria, rispetto proprio alla grande questione universitaria calabrese. Non si vorrà certamente ripristinare la “prima bozza” della Legge Colombo (sarebbe ormai assurdo e impensabile) ma quantomeno restituire un equilibrio di servizi, sviluppando – in questo caso – tre indirizzi accademici che sono proprio nelle corde del territorio jonico e ampliando l’offerta formativa dell’Unical. Che come ricordato anche da chi in queste settimane ha fatto il tifo per l’istituzione della facoltà di Medicina ad Arcavacata, non è l’Università di Cosenza-Rende ma, appunto, della Calabria.  

E anche su questo fa leva la posizione del primo cittadino di Corigliano-Rossano. «Non credo che la discussione sia "dove" fare le facoltà  -ha detto il sindaco - ma che ruolo deve avere l'università. Io la vedo aperta al territorio, strumento di emancipazione ed accessibile a tutti. Ben venga quindi la facoltà di medicina a Cosenza e che sia il punto di partenza, non di arrivo, senza escludere facoltà tematiche anche fuori dalle città capoluogo. É una bestemmia pensare alle facoltà di Agraria, Scienze Turistiche, Scienze naturali sullo Ionio cosentino? Io credo di no, ed il Comune ci metterebbe del suo».

Del resto, Corigliano-Rossano ha una capacità ricettiva e logistica enorme per poter ospitare una sede universitaria. Non un nuovo ateneo, ma una ramificazione (importante) proprio dell’Università della Calabria. Sarà un’altra battaglia contro i mulini a vento? Speriamo di no

Marco Lefosse
Autore: Marco Lefosse

Classe 1982, è schietto, Idealista e padre innamorato. Giornalista pubblicista dal 2011. Appena diciottenne scrive alcuni contributi sulla giovane destra calabrese per Linea e per i settimanali il Borghese e lo Stato. A gennaio del 2004 inizia a muovere i passi nei quotidiani regionali. Collabora con il Quotidiano della Calabria. Nel 2006 accoglie con entusiasmo l’invito dell’allora direttore de La Provincia, Genevieve Makaping, ad entrare nella squadra della redazione ionica. Nel 2008 scrive per Calabria Ora. Nell’aprile 2018 entra a far parte della redazione di LaC come corrispondente per i territori dell’alto Jonio calabrese. Dall’1 giugno del 2020, accoglie con piacere ed entusiasmo l’invito dell’editore di guidare l’Eco Dello Jonio, prestigioso canale di informazione della Sibaritide, con una sfida: rigenerare con nuova linfa ed entusiasmo un prodotto editoriale già di per sé alto e importante, continuando a raccontare il territorio senza filtri e sempre dalla parte della gente.