Costi per le cure elevatissimi? «Si aumenti la soglia di reddito per consentire a tutti il diritto alla salute»
La proposta/provocazione rivolta al presidente Occhiuto dalla Cgil preoccupata dall’alta incidenza di persone che rinunciano a curarsi per problemi economici. Ad oggi il limite per l’esenzione è di 11mila euro per le famiglie: «Troppo basso»
LONGOBUCCO – Parte da Longobucco, dal cuore della Sila greca, una proposta che è destinata a prendere forma nelle prossime settimane e che coinvolge la stragrande maggioranza delle famiglie calabresi: elevare la soglia di reddito per le esenzioni delle prestazioni sanitarie.
A proporla è il segretario della camera del lavoro della Cgil di Longobucco, Tonino Baratta, che solleva una questione fortissima partendo da una domanda: «Sapete quante persone rinunciano a curarsi per problemi economici?» La risposta appare implicita nelle argomentazioni e nei tanti esempi di famiglie o singoli cittadini che hanno oggettiva difficoltà nell’accedere alle cure costituzionalmente garantite
«Ormai – dice Baratta – rinunciano a curarsi le persone che hanno una pensione integrata al trattamento minimo, ma anche quelli che hanno mille e più euro di pensione, lo fanno i braccianti agricoli, i precari, i tirocinanti regionali, ministeriali e comunali e quelli che percepiscono il reddito di cittadinanza. Tante persone hanno difficoltà a comprare le medicine, a prenotare e fare una visita in una struttura privata – chiosa il rappresentante della Cgil - perché il pubblico non risponde».
Considerato, allora, che il supporto della sanità privata appare inviolabile e che, allo stesso tempo, il diritto alla salute nel sistema pubblico è accessibile a pochi a causa di problemi economici, ecco arrivare la proposta della Cgil volta a tamponare quell’emorragia verso la rinuncia alle cure.
La legge dello Stato in materia di assistenza prevede delle esenzioni per coloro che abbiano un reddito imponibile non superiore agli 8mila euro (per le famiglie la soglia passa a 11mila euro con 500 euro in più per ogni figlio a carico). «La maggior parte delle famiglie – dice Baratta - non hanno diritto perché la soglia reddituale e molto bassa». Tra l’altro gli scaglioni di esenzione non prendono in considerazione l’effetto della crisi e quello dell’inflazione che ha portato ad una lievitazione dei costi che sta mettendo in difficoltà anche le fasce reddituali alte.
Da qui la proposta al presidente Occhiuto, nonché commissario ad acta della sanità in Calabria: «Occorre – dice la Cgil Longobucco - aumentare la soglia di reddito per consentire ad una fascia più ampia il diritto alla salute. È necessario – aggiunge poi - ridurre le liste di attesa per la diagnostica e la prevenzione nelle strutture pubbliche. Perché è inaudito che mentre nelle strutture pubbliche ci vogliono mesi per fare una tac o una risonanza magnetica nelle strutture private si riescono a fare subito».
Insomma, basta solo mettere le mani al portafoglio.