2 ore fa:Fortuna e la scuola di pizza solidale insieme per una ricetta tutta calabrese
15 ore fa:«Palazzi di pregio trasformati in dormitori sociali per extracomunitari», Straface attacca la giunta Stasi
48 minuti fa:La comunità di Cariati accoglie la Fondazione Calabria Film Commission
3 ore fa:Crosia intitola una villetta alla memoria delle donne vittime di abusi
18 minuti fa:Continua lo stato di agitazione dei lavoratori della Provincia
3 ore fa:Eventi per il sociale, parte la seconda edizione della campagna Pigotta Calabria Green
15 ore fa:Emergenza sicurezza a Schiavonea, i timori della consigliera comunale Romano
16 ore fa:Anche gli ospedali di Corigliano-Rossano verso uno sciopero generale tiepido e apatico | VIDEO
4 ore fa:Ex caserma dei vigili del fuoco, Uva: «La Provincia la smetta di fare lo struzzo»
2 ore fa:Torna l'esperienza del Treno della Sila con visita ai Giganti

Stazione di alaggio e varo al porto di Co-Ro? Manca solo una firma al Ministero

3 minuti di lettura

CORIGLIANO-ROSSANO – È un’opera nel limbo. Non una classica incompiuta ma, sarebbe meglio definirla, una compiuta mai utilizzata. Che oggi, a distanza di quasi 20 anni dalla sua realizzazione, è un ammasso di calcestruzzo e ferraglia. Soldi, tanti soldi buttati per l’inedia delle istituzioni. Parliamo della stazione di alaggio e varo del porto di Corigliano-Rossano, un’opera pensata per offrire un importante servizio di manutenzione ai natanti della grande darsena ionica.

Una struttura che se fosse stata in esercizio avrebbe evitato lunghi viaggi della speranza, per mare e per terra, e il risparmio di tante migliaia di euro alla marineria peschereccia di Schiavonea. La stessa che per manutenere le proprie imbarcazioni, ogni anno, è costretta a muoversi verso altri porti del Mediterraneo arrivando addirittura a raggiungere porti come Giulianova, nelle Marche: una distanza siderale per un peschereccio!

Eppure è lì con il suo grande hangar chiuso e le gru, arrugginite dall’acqua e dalla salsedine, costante un banco di milioni di euro… inutilizzate. Quell’area di circa 12.500 metri quadri, se volgiamo, è un po’ il simbolo della sconfitta della scommessa che fu, all’epoca della sua costruzione, l’allora porto di Corigliano. E questo non perché non fosse utile e indispensabile. Tutt’altro. Il management delle infrastrutture e dei servizi pubblici è cosa molto delicata quanto essenziale. Alle nostre latitudini, però, la realizzazione delle grandi opere pubbliche – di tutte, anche quelle in divenire - è sempre stata vista come un’opportunità del momento, magari per gestire appalti milionari (un tempo miliardari), e non come strumento di crescita e sviluppo per il territorio.

Basti pensare – un altro esempio su tutti – che la luce e l’acqua al grande porto coriglianese è arrivata poco meno di un anno fa e, ancora, all’interno della struttura mancano servizi essenziali come la raccolta dei rifiuti o i comfort necessari all’attracco delle imbarcazioni.

l'Ammiraglio Andrea Agostinelli

A proposito di management, allora, abbiamo chiesto al responsabile massimo notizie, informazioni e chiarimenti sul futuro della stazione di alaggio e varo. A risponderci in modo tempestivo, chiaro e senza alcuna esitazione è stato il presidente dell’autorità portuale di Gioia Tauro, che ha l’egida sul porto di Corigliano-Rossano. «Sono due anni che sbatto la testa per capire come mai una struttura realizzata venti anni fa e di importanza strategica non è mai riuscita a partire». Inizia così la chiacchierata telefonica con l’ammiraglio Andrea Agostinelli.

Percepiamo subito dal tono, però, che presto proprio sulla stazione di alaggio e varo potrebbe muoversi qualcosa.

«Se oggi – ricorda Agostinelli – si può parlare ancora di un futuro per questa struttura è perché ci stiamo muovendo, abbiamo focalizzato il problema e, ascoltando anche le sacrosante lamentele di pescatori, armatori e diportisti, abbiamo iniziato da capo tutta la trafila burocratica che dovrebbe portarci alla messa in esercizio di quella infrastruttura».

Agostinelli, quindi, ci spiega passo dopo passo, dettagliatamente l’iter che, si spera, presto dovrebbe portare alla riattivazione della stazione di alaggio e varo. Ci ricorda, ad esempio, quanto fatto nei mesi scorsi e le diverse interlocuzioni tra l’Autorità portuale e l’Ufficio del Demanio.

 «Il primo passo – ricorda il presidente dell’Autorità portuale – è stato quello di accatastare quella struttura, statalizzarla meglio intenderci, renderla nelle disponibilità del demanio. E per fare questo abbiamo dovuto investire delle risorse». Assolto questo passaggio, si è passati, poi, all’affidamento ad un tecnico progettista della perizia dello stato dei luoghi «necessaria – precisa Agostinelli – per la successiva fase di affidamento. Perché – evidenzia ancora – intenzione dei nostri Uffici è proprio quella di affidare in concessione ad un’azienda specializzata del settore, la struttura per il servizio di alaggio e varo». Assolto e concluso anche questo ulteriore passaggio manca, appunto, la fase conclusiva: la procedura d’appalto.

L'area della stazione di alaggio e varo nel porto di Corigliano-Rossano

Quindi? Dov’è l’intoppo. Perché non si fa la gara? Chiediamo all’ammiraglio Agostinelli. Che mestamente ci risponde che tutto l’incartamento procedurale per l’ultimo visto «è fermo al Ministero delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili». Incredibile (nemmeno più di tanto), ma vero! «Sappiamo – aggiunge – che anche il comandante della Capitaneria di Porto, nelle settimane scorse, ha sollecitato il Mit affinché velocizzasse l’iter procedurale in corso per procedere, così, alla gara d’appalto e, quindi, alla messa in esercizio della struttura».

Tra l’altro il presidente Agostinelli, ci ha confermato che l’Autorità portuale di Gioia Tauro sarebbe persino disposta ad investire altri soldi per ripristinare o ricostruire da capo la piattaforma di alaggio. Dunque, massima disponibilità. «Noi – chiosa Agostinelli – sulla vicenda dell’area di alaggio e varo del Porto di Corigliano-Rossano abbiamo fatto tutto quanto finora era nelle nostre competenze e siamo pronti a fare dell’altro qualora pervenisse l’autorizzazione del Ministero».

Insomma, anche questa vicenda pare ritornare nell’alveo della volontà politica. Sarebbe opportuno, allora, che la delegazione parlamentare appena eletta e che sul territorio conta due deputati e un senatore, sproni – appena possibile – la risoluzione di questo progetto. Non è la soluzione a tutti i “mali” di questo territorio ma sarebbe l’occasione giusta per dimostrare che la politica romana è attenta alla Calabria del nord-est e che questo territorio non è solo un serbatoio di voti.

Alla fine quello che serve è solo una firma su un nulla osta

Marco Lefosse
Autore: Marco Lefosse

Classe 1982, è schietto, Idealista e padre innamorato. Giornalista pubblicista dal 2011. Appena diciottenne scrive alcuni contributi sulla giovane destra calabrese per Linea e per i settimanali il Borghese e lo Stato. A gennaio del 2004 inizia a muovere i passi nei quotidiani regionali. Collabora con il Quotidiano della Calabria. Nel 2006 accoglie con entusiasmo l’invito dell’allora direttore de La Provincia, Genevieve Makaping, ad entrare nella squadra della redazione ionica. Nel 2008 scrive per Calabria Ora. Nell’aprile 2018 entra a far parte della redazione di LaC come corrispondente per i territori dell’alto Jonio calabrese. Dall’1 giugno del 2020, accoglie con piacere ed entusiasmo l’invito dell’editore di guidare l’Eco Dello Jonio, prestigioso canale di informazione della Sibaritide, con una sfida: rigenerare con nuova linfa ed entusiasmo un prodotto editoriale già di per sé alto e importante, continuando a raccontare il territorio senza filtri e sempre dalla parte della gente.